giovedì 30 novembre 2023

VANGELO DEL GIORNO 30 NOVEMBRE 2023

 Dal Vangelo secondo Matteo  Mt 4,18-22In quel tempo, mentre camminava lungo il mare di Galilea, Gesù vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedèo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.

PAROLE DEL SANTO PADRE

Gesù è sempre per la strada! Le sue prime uscite missionarie avvengono lungo il lago di Galilea, a contatto con la folla, in particolare con i pescatori. Lì Gesù non solo proclama la venuta del regno di Dio, ma cerca i compagni da associare alla sua missione di salvezza. In questo stesso luogo incontra due coppie di fratelli: Simone e Andrea, Giacomo e Giovanni; li chiama dicendo: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini» (v. 19). La chiamata li raggiunge nel pieno della loro attività di ogni giorno: il Signore si rivela a noi non in modo straordinario o eclatante, ma nella quotidianità della nostra vita. Lì dobbiamo trovare il Signore; e lì Lui si rivela, fa sentire il suo amore al nostro cuore; e lì – con questo dialogo con Lui nella quotidianità della vita – cambia il nostro cuore. La risposta dei quattro pescatori è immediata e pronta: «Subito lasciarono le reti e lo seguirono» (v. 20). Sappiamo infatti che erano stati discepoli del Battista e che, grazie alla sua testimonianza, avevano già iniziato a credere in Gesù come Messia (cfr. Gv 1,35-42).
[…] Sulle rive del lago, in una terra impensabile, è nata la prima comunità dei discepoli di Cristo. La consapevolezza di questi inizi susciti in noi il desiderio di portare la parola, l’amore e la tenerezza di Gesù in ogni contesto, anche il più impervio e resistente. Portare la Parola a tutte le periferie! Tutti gli spazi del vivere umano sono terreno in cui gettare la semente del Vangelo, affinché porti frutti di salvezza. (Angelus, 22 gennaio 2017)

mercoledì 29 novembre 2023

VANGELO DEL GIORNO 29 NOVEMBRE 2023

 Dal Vangelo secondo Luca   Lc 21,12-19

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».

PAROLE DEL SANTO PADRE

Il cristiano, con la forza dello Spirito, dà testimonianza che il Signore vive, che il Signore è risorto, che il Signore è fra noi, che il Signore celebra con noi la sua morte, la sua risurrezione, ogni volta che ci accostiamo all’altare. Anche il cristiano dà testimonianza, aiutato dallo Spirito, nella sua vita quotidiana, col suo modo di agire. Ma tante volte questa testimonianza provoca attacchi, provoca persecuzioni. Che la mondanità, le cose facili, le cose che vengono proprio dal padre della menzogna, dal principe di questo mondo, il peccato, non mi allontani dalla testimonianza. (Omelia da Santa Marta, 2 maggio 2016)

martedì 28 novembre 2023

VANGELO DEL GIORNO 28 NOVEMBRE 2023

 Dal Vangelo secondo Luca    Lc 21,5-11

In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta». Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine». Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.

PAROLE DEL SANTO PADRE

La distruzione del tempio preannunciata da Gesù è figura non tanto della fine della storia, quanto del fine della storia. Infatti, di fronte agli ascoltatori che vogliono sapere come e quando accadranno questi segni, Gesù risponde con il tipico linguaggio apocalittico della Bibbia. […]
E qual è l’atteggiamento del cristiano? È l’atteggiamento della speranza in Dio, che consente di non lasciarsi abbattere dai tragici eventi. Anzi, essi sono «occasione di dare testimonianza» (v. 13). I discepoli di Cristo non possono restare schiavi di paure e angosce; sono chiamati invece ad abitare la storia, ad arginare la forza distruttrice del male, con la certezza che ad accompagnare la sua azione di bene c’è sempre la provvida e rassicurante tenerezza del Signore. (Angelus, 17 novembre 2019)

lunedì 27 novembre 2023

VANGELO DEL GIORNO 27 NOVEMBRE 2023

 Dal Vangelo secondo Luca  Lc 21,1-4

In quel tempo, Gesù alzàti gli occhi, vide i ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro del tempio. Vide anche una vedova povera, che vi gettava due monetine, e disse: «In verità vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato più di tutti. Tutti costoro, infatti, hanno gettato come offerta parte del loro superfluo. Ella invece, nella sua miseria, ha gettato tutto quello che aveva per vivere».

PAROLE DEL SANTO PADRE

La generosità è una cosa di tutti i giorni, è una cosa che noi dobbiamo pensare: come posso essere più generoso, con i poveri, con i bisognosi … come posso aiutare di più? […] Noi possiamo fare miracoli con la generosità. La generosità delle piccole cose, poche cose. Forse non facciamo questo perché non ci viene in mente. […] Ma, c’è un’altra malattia, che è la malattia contro la generosità, oggi: la malattia del consumismo.
Una malattia grossa, (quella) del consumismo, […] lo spendere più di quello di cui abbiamo bisogno, una mancanza di austerità di vita: questo è un nemico della generosità. E la generosità materiale – pensare ai poveri, “questo posso dare perché possano mangiare, perché si vestano” – queste cose, ha un’altra conseguenza: allarga il cuore e ti porta alla magnanimità. (Omelia da Santa Marta, 26 novembre 2018)

domenica 26 novembre 2023

VANGELO DEL GIORNO 26 NOVEMBRE 2023

 Dal Vangelo secondo Matteo  Mt 25,31-46

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: "Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi".Allora i giusti gli risponderanno: "Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?".E il re risponderà loro: "In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me".Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: "Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato".Anch'essi allora risponderanno: "Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?". Allora egli risponderà loro: "In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l'avete fatto a me".E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna»

PAROLE DEL SANTO PADRE

«Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (v. 40). Questa parola non finisce mai di colpirci, perché ci rivela fino a che punto arriva l’amore di Dio: fino al punto di immedesimarsi con noi, ma non quando stiamo bene, quando siamo sani e felici, no, ma quando siamo nel bisogno. E in questo modo nascosto Lui si lascia incontrare, ci tende la mano come mendicante. Così Gesù rivela il criterio decisivo del suo giudizio, cioè l’amore concreto per il prossimo in difficoltà. E così si rivela il potere dell’amore, la regalità di Dio: solidale con chi soffre per suscitare dappertutto atteggiamenti e opere di misericordia. (Angelus, 26 novembre 2017).

RIFLESSIONE:

Le parole del Santo Padre sottolineano che l'amore di Dio si manifesta in modo più profondo quando ci prendiamo cura degli altri, specialmente in momenti di difficoltà. La citazione di Gesù mette in luce l'importanza dell'amore concreto per il prossimo bisognoso come criterio decisivo del giudizio divino. L'invito è a tradurre la fede in azioni tangibili di solidarietà e misericordia, rivelando così la regalità di Dio attraverso l'amore pratico. In breve, la manifestazione più potente dell'amore divino è la nostra capacità di amare e servire gli altri, soprattutto quando sono in difficoltà.

F.A.

sabato 25 novembre 2023

Promuovere l'unità: L'Ecumenismo come ponte tra le Chiese


Le recenti visite del Patriarca Ecumenico Bartolomeo I in Campania,  ieri sera  ospite nella diocesi di Ariano Irpino-Lacedonia accolto  dal sua Ecc. Sergio Melillo, rivelano l'importanza dell'ecumenismo come strumento essenziale per promuovere l'unità tra le diverse confessioni cristiane. 


Questi incontri  sottolineano il principio cardine di "Ut Unum Sint" - "che tutti siano uno" - ponendo al centro la necessità di lavorare insieme verso una più stretta comunione cristiana.

Durante la sua permanenza, Sua Santità Bartolomeo I  ha  trasmesso un messaggio di dialogo e comprensione reciproca. Il consolidamento del legame con la Chiesa orientale è stato evidenziato attraverso gesti simbolici,  nella cattedrale di Ariano Irpino, come il significativo bacio del reliquiario contenente le sacre spine della corona di Cristo, simboleggiando l'unità nella fede.


Particolarmente significativa è stata l'affettuosa accoglienza riservata al Patriarca nel territorio di Ariano Irpino anche da sua eccellenza Massimiliano Palinuro insieme a don  Claudio Lettieri  offrendo un esempio tangibile di ospitalità e fraternità. Questo gesto incarna la volontà di superare le barriere storiche e culturali per abbracciare l'essenza condivisa della fede cristiana.

 L'ecumenismo è stato ulteriormente enfatizzato attraverso il conferimento della laurea honoris causa in teologia presso la Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia meridionale a Napoli. L'Arcivescovo di Napoli, Monsignor Domenico Battaglia, ha accolto il Patriarca con un gesto significativo, sottolineando l'importanza di un dialogo costruttivo tra le diverse tradizioni cristiane.

Quindi, l'ecumenismo si configura come un fondamentale ponte tra le chiese, superando le barriere erette nel corso dei secoli. La visita di Sua Santità Bartolomeo I è stata un esempio tangibile di come il dialogo e la comprensione reciproca possano agire da catalizzatori per un futuro in cui le differenze non generino divisioni, ma siano fonte di arricchimento spirituale e culturale, testimoniando l'importanza di lavorare insieme per il bene comune della fede cristiana.

        F.A.

 

 

 

 

 

 

VANGELO DEL GIORNO 25 NOVEMBRE 2023

Dal Vangelo secondo Luca  Lc 20,27-40

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi - i quali dicono che non c'è risurrezione - e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: "Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello". C'erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l'hanno avuta in moglie». Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: "Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe". Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui». Dissero allora alcuni scribi: «Maestro, hai parlato bene». E non osavano più rivolgergli alcuna domanda.

PAROLE DEL SANTO PADRE

Con questa risposta, Gesù anzitutto invita i suoi interlocutori – e anche noi – a pensare che questa dimensione terrena in cui viviamo adesso non è l’unica dimensione, ma ce n’è un’altra, non più soggetta alla morte, in cui si manifesterà pienamente che siamo figli di Dio. Dà grande consolazione e speranza ascoltare questa parola semplice e chiara di Gesù sulla vita oltre la morte; ne abbiamo tanto bisogno specialmente nel nostro tempo, così ricco di conoscenze sull’universo ma così povero di sapienza sulla vita eterna. Questa limpida certezza di Gesù sulla risurrezione si basa interamente sulla fedeltà di Dio, che è il Dio della vita. In effetti, dietro l’interrogativo dei sadducei se ne nasconde uno più profondo: non solo di chi sarà moglie la donna vedova di sette mariti, ma di chi sarà la sua vita. Si tratta di un dubbio che tocca l’uomo di tutti i tempi e anche noi: dopo questo pellegrinaggio terreno, che ne sarà della nostra vita? Apparterrà al nulla, alla morte? Gesù risponde che la vita appartiene a Dio, il quale ci ama e si preoccupa tanto di noi, al punto di legare il suo nome al nostro: è «il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui» (vv. 37-38). La vita sussiste dove c’è legame, comunione, fratellanza; ed è una vita più forte della morte quando è costruita su relazioni vere e legami di fedeltà. (Angelus, 10 novembre 2019)

venerdì 24 novembre 2023

VANGELO DEL GIORNO 24 NOVEMBRE 2023

Dal Vangelo secondo Luca Lc 19,45-48

In quel tempo, Gesù, entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano, dicendo loro: «Sta scritto: "La mia casa sarà casa di preghiera". Voi invece ne avete fatto un covo di ladri». Ogni giorno insegnava nel tempio. I capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo morire e così anche i capi del popolo; ma non sapevano che cosa fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell’ascoltarlo.


PAROLE DEL SANTO PADRE

Questa azione decisa, compiuta in prossimità della Pasqua, suscitò grande impressione nella folla e l’ostilità delle autorità religiose e di quanti si sentirono minacciati nei loro interessi economici. Ma come dobbiamo interpretarla? Certamente non era un’azione violenta, tant’è vero che non provocò l’intervento dei tutori dell’ordine pubblico: della polizia. No! Ma fu intesa come un’azione tipica dei profeti, i quali spesso denunciavano, in nome di Dio, abusi ed eccessi. (…) L’atteggiamento di Gesù raccontato nell’odierna pagina evangelica, ci esorta a vivere la nostra vita non nella ricerca dei nostri vantaggi e interessi, ma per la gloria di Dio che è l’amore. (…). Queste parole ci aiutano a respingere il pericolo di fare anche della nostra anima, che è la dimora di Dio, un luogo di mercato, vivendo nella continua ricerca del nostro tornaconto invece che nell’amore generoso e solidale. Questo insegnamento di Gesù è sempre attuale, non soltanto per le comunità ecclesiali, ma anche per i singoli, per le comunità civili e per la società tutta. È comune, infatti, la tentazione di approfittare di attività buone, a volte doverose, per coltivare interessi privati, se non addirittura illeciti. E’ un pericolo grave, specialmente quando strumentalizza Dio stesso e il culto a Lui dovuto, oppure il servizio all’uomo, sua immagine. Perciò Gesù quella volta ha usato “le maniere forti”, per scuoterci da questo pericolo mortale. (Angelus, 4 marzo 2018)

giovedì 23 novembre 2023

VANGELO DEL GIORNO 23 NOVEMBRE 2023

Dal Vangelo secondo Luca Lc 19,41-44

In quel tempo, Gesù, quando fu vicino a Gerusalemme, alla vista della città pianse su di essa dicendo: «Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi. Per te verranno giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee, ti assedieranno e ti stringeranno da ogni parte; distruggeranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata».

PAROLE DEL SANTO PADRE

Ma anche oggi Gesù piange, perché noi abbiamo preferito la strada delle guerre, la strada dell’odio, la strada delle inimicizie. Siamo vicini al Natale: ci saranno luci, ci saranno feste, alberi luminosi, anche presepi... tutto truccato: il mondo continua a fare la guerra, a fare le guerre. Il mondo non ha compreso la strada della pace. (…) Cosa rimane? Rovine, migliaia di bambini senza educazione, tanti morti innocenti, tanti! E tanti soldi nelle tasche dei trafficanti di armi. Una volta, Gesù ha detto: ‘Non si può servire due padroni: o Dio, o le ricchezze’. La guerra è proprio la scelta per le ricchezze: ‘Facciamo armi, così l’economia si bilancia un po’, e andiamo avanti con il nostro interesse’. C’è una parola brutta del Signore: ‘Maledetti!’. Perché Lui ha detto: ‘Benedetti gli operatori di pace!’. Questi che operano la guerra, che fanno le guerre, sono maledetti, sono delinquenti. Una guerra si può giustificare – fra virgolette – con tante, tante ragioni. Ma quando tutto il mondo, come è oggi, è in guerra, tutto il mondo! È una guerra mondiale – a pezzi: qui, là, là, dappertutto … - non c’è giustificazione. E Dio piange. Gesù piange. (…) Ci farà bene, anche a noi, chiedere la grazia del pianto per questo mondo che non riconosce la strada della pace, che vive per fare la guerra, col cinismo di dire di non farla. Chiediamo la conversione del cuore. (…) che il mondo ritrovi la capacità di piangere per le sue criminalità, per quello che fa con le guerre. (Omelia Santa Marta 19 novembre 2015)

mercoledì 22 novembre 2023

VANGELO DEL GIORNO 22 novembre 2023

Dal Vangelo secondo Luca Lc 19,11-28 

In quel tempo, Gesù disse una parabola, perché era vicino a Gerusalemme ed essi pensavano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all’altro.

Disse dunque: «Un uomo di nobile famiglia partì per un paese lontano, per ricevere il titolo di re e poi ritornare. Chiamati dieci dei suoi servi, consegnò loro dieci monete d’oro, dicendo: “Fatele fruttare fino al mio ritorno”. Ma i suoi cittadini lo odiavano e mandarono dietro di lui una delegazione a dire: “Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi”. Dopo aver ricevuto il titolo di re, egli ritornò e fece chiamare quei servi a cui aveva consegnato il denaro, per sapere quanto ciascuno avesse guadagnato.

Si presentò il primo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate dieci”. Gli disse: “Bene, servo buono! Poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città”.

Poi si presentò il secondo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate cinque”. Anche a questo disse: “Tu pure sarai a capo di cinque città”.

Venne poi anche un altro e disse: “Signore, ecco la tua moneta d’oro, che ho tenuto nascosta in un fazzoletto; avevo paura di te, che sei un uomo severo: prendi quello che non hai messo in deposito e mieti quello che non hai seminato”. Gli rispose: “Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato: perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l’avrei riscosso con gli interessi”. Disse poi ai presenti: “Toglietegli la moneta d’oro e datela a colui che ne ha dieci”. Gli risposero: “Signore, ne ha già dieci!”. “Io vi dico: A chi ha, sarà dato; invece a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha. E quei miei nemici, che non volevano che io diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me”».

Dette queste cose, Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme.

 

PAROLE DEL SANTO PADRE

Per andare avanti e crescere nel cammino della vita, non bisogna avere paura, bisogna avere fiducia. Questa parabola ci fa capire quanto è importante avere un’idea vera di Dio. Non dobbiamo pensare che Egli sia un padrone cattivo, duro e severo che vuole punirci. Se dentro di noi c’è questa immagine sbagliata di Dio, allora la nostra vita non potrà essere feconda, perché vivremo nella paura e questa non ci condurrà a nulla di costruttivo, anzi, la paura ci paralizza, ci autodistrugge. Siamo chiamati a riflettere per scoprire quale sia veramente la nostra idea di Dio. Già nell’Antico Testamento Egli si è rivelato come «Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà» (Es 34,6). E Gesù ci ha sempre mostrato che Dio non è un padrone severo e intollerante, ma un padre pieno di amore, di tenerezza, un padre pieno di bontà. Pertanto possiamo e dobbiamo avere un’immensa fiducia in Lui. Gesù ci mostra la generosità e la premura del Padre in tanti modi: con la sua parola, con i suoi gesti, con la sua accoglienza verso tutti, specialmente verso i peccatori, i piccoli e i poveri (…) ma anche con i suoi ammonimenti, che rivelano il suo interesse perché noi non sprechiamo inutilmente la nostra vita. È segno infatti che Dio ha grande stima di noi: questa consapevolezza ci aiuta ad essere persone responsabili in ogni nostra azione. (Angelus, 19 novembre 2017)

martedì 21 novembre 2023

VANGELO DEL GIORNO 21 novembre 2023

 

Dal Vangelo secondo Matteo Mt 12,46-50

In quel tempo, mentre Gesù parlava ancora alla folla, ecco, sua madre e i suoi fratelli stavano fuori e cercavano di parlargli.

Qualcuno gli disse: «Ecco, tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e cercano di parlarti».

Ed egli, rispondendo a chi gli parlava, disse: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Poi, tendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre».


PAROLE DEL SANTO PADRE

Gesù era così: prima la gente, servire la gente, aiutare la gente, insegnare alla gente, guarire la gente. Era per la gente. Non aveva tempo neppure per mangiare. I suoi familiari (…) arrivano nel posto dove Gesù sta predicando e lo mandano a chiamare. Gli viene detto: «Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano». Egli risponde: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?», e guardando le persone che stavano intorno a Lui per ascoltarlo aggiunge: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre». Gesù ha formato una nuova famiglia, non più basata sui legami naturali, ma sulla fede in Lui, sul suo amore che ci accoglie e ci unisce tra noi, nello Spirito Santo. Tutti coloro che accolgono la parola di Gesù sono figli di Dio e fratelli tra di loro. Accogliere la parola di Gesù ci fa fratelli tra noi, ci rende la famiglia di Gesù. (…) Quella risposta di Gesù non è una mancanza di rispetto verso sua madre e i suoi familiari. Anzi, per Maria è il più grande riconoscimento, perché proprio lei è la perfetta discepola che ha obbedito in tutto alla volontà di Dio. Ci aiuti la Vergine Madre a vivere sempre in comunione con Gesù, riconoscendo l’opera dello Spirito Santo che agisce in Lui e nella Chiesa, rigenerando il mondo a vita nuova. (Angelus, 10 giugno 2018)


lunedì 20 novembre 2023

Sua Santità Bartolomeo I in visita a Ariano Irpino: Un costruttore di fratellanza ecumenica

 

Venerdì 24 novembre 2023, Ariano Irpino accoglierà un ospite illustre: Sua Santità Bartolomeo I, arcivescovo di Costantinopoli e patriarca ecumenico, giungerà in visita alla Basilica Cattedrale della cittadina. La sua presenza non solo rappresenta un evento di grande importanza religiosa, ma è anche intrisa di profondo significato personale, poiché desidera conoscere il luogo di origine di Sua Eccellenza Massimiliano Palinuro, un legame che si sviluppa da una profonda amicizia tra i due leader spirituali.

La visita di Sua Santità Bartolomeo I assume un significato particolare, considerando il recente accordo ecumenico siglato tra la Chiesa cattolica e ortodossa a Smirne. In quell'occasione, il patriarca e il superiore francescano hanno sottolineato l'importanza della condivisione di luoghi di culto come segno tangibile di fraternità e solidarietà tra le comunità cristiane. La chiesa di Santa Maria a Smirne è stata concessa agli ortodossi a titolo gratuito, un gesto di grande generosità che evidenzia quanto sia avanzato il cammino ecumenico.

Il legame tra Sua Santità Bartolomeo I e il vicario apostolico di Istanbul, Ecc. Massimiliano Palinuro, è emerso anche durante il recente terremoto che ha colpito la Turchia e la Siria. Palinuro sottolinea la straordinaria solidarietà tra le diverse comunità religiose, evidenziando come la collaborazione tra Chiese sia stata rafforzata anche in momenti di avversità.

Il vicario apostolico Palinuro esprime la speranza di giungere presto alla condivisione completa dei sacramenti tra le Chiese cattolica e ortodossa. In questo contesto, il gesto coraggioso compiuto a Smirne rappresenta un passo significativo verso la piena comunione eucaristica. Sua Ecc. Palinuro enfatizza che è nell'eucaristia che si costruisce la comunione, superando le differenze dottrinali e giuridiche che potrebbero sorgere.

Il rapporto personale tra il vicario apostolico di Istanbul e il patriarca Bartolomeo I è descritto come un esempio prezioso di vero ecumenismo. Palinuro sottolinea che il dialogo fraterno, la frequentazione e la condivisione dei momenti di preghiera e fraternità sono essenziali per costruire relazioni improntate alla vera fraternità.

F.A.

VANGELO DEL GIORNO 20 novembre 2023

 

Dal Vangelo secondo Luca Lc 18,35-43

 

Mentre Gesù si avvicinava a Gèrico, un cieco era seduto lungo la strada a mendicare. Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse. Gli annunciarono: «Passa Gesù, il Nazareno!».

Allora gridò dicendo: «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!». Quelli che camminavano avanti lo rimproveravano perché tacesse; ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».

Gesù allora si fermò e ordinò che lo conducessero da lui. Quando fu vicino, gli domandò: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». Egli rispose: «Signore, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato».

Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo glorificando Dio. E tutto il popolo, vedendo, diede lode a Dio.

 

PAROLE DEL SANTO PADRE

Il Vangelo della Liturgia di oggi narra di Gesù che, (…) ridona la vista a (…) un cieco che mendica lungo la strada (…) aveva perso la vista, ma non la voce! Infatti, quando sente che sta per passare Gesù, inizia a gridare: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!» (v. 47). E grida, grida questo. (…) Non è una preghiera timida, convenzionale. Anzitutto chiama il Signore “Figlio di Davide”: cioè lo riconosce Messia, Re che viene nel mondo. Poi lo chiama per nome, con confidenza: “Gesù”. Non ha paura di Lui, non prende le distanze. E così, dal cuore, grida al Dio amico tutto il suo dramma: “Abbi pietà di me!”. Soltanto quella preghiera: “Abbi pietà di me!”. Non gli chiede qualche spicciolo come fa con i passanti. No. A Colui che può tutto chiede tutto. (…) “Abbi pietà di me, abbi pietà di tutto ciò che sono”. Non chiede una grazia, ma presenta sé stesso: chiede misericordia per la sua persona, per la sua vita. Non è una richiesta da poco, ma è bellissima, perché invoca la pietà, cioè la compassione, la misericordia di Dio, la sua tenerezza. (…) La cecità era la punta dell’iceberg, ma nel suo cuore ci saranno state ferite, umiliazioni, sogni infranti, errori, rimorsi. Lui pregava con il cuore. E noi? Quando domandiamo una grazia a Dio, mettiamo nella preghiera anche la nostra propria storia, le ferite, le umiliazioni, i sogni infranti, gli errori, i rimorsi? “Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!”. Facciamo oggi noi questa preghiera. (…) Quando la fede è viva, la preghiera è accorata: non mendica spiccioli, non si riduce ai bisogni del momento. A Gesù, che può tutto, va chiesto tutto. Non dimenticatevi di questo. (Angelus, 24 ottobre 2021).

RIFLESSIONE

Nelle parole del Santo Padre, tratte dall'Angelus del 24 ottobre 2021, emerge una riflessione sulla preghiera viva e appassionata. Il mendicante cieco, chiamando Gesù "Figlio di Davide" e pregando con cuore aperto, rappresenta un modello di fede profonda. La preghiera non è solo una richiesta di aiuto, ma un invito a Dio a abbracciare l'intera storia personale con le ferite, gli errori e i rimorsi. Il Papa invita i credenti a pregare con fiducia, chiedendo tutto a un Dio misericordioso e aprendo il cuore completamente. La fede viva si esprime in una preghiera che va oltre le necessità immediate, cercando una connessione profonda con Dio.

F.A.

 

domenica 19 novembre 2023

Un viaggio di fede: La comunità parrocchiale di Flumeri sperimenta la spiritualità ad Assisi

 La comunità parrocchiale di Flumeri sta attualmente vivendo un'esperienza straordinaria di condivisione spirituale e crescita, insieme al loro amato parroco don Claudio. Il  pellegrinaggio ad Assisi sta guidando i fedeli attraverso luoghi intrisi di spiritualità e devozione, in particolare in un contesto dove l'eredità di San Francesco d'Assisi ha plasmato le pietre stesse.

Il viaggio ha avuto inizio sabato con i fedeli radunati nelle prime ore del mattino, la luce fioca accentuava l'atmosfera di attesa mentre la comunità si preparava a intraprendere questo speciale cammino. Il parroco don Claudio, con il suo caratteristico sorriso caloroso, insieme a Salvatore Zimbardo, ha accolto ogni membro con affetto mentre iniziava la preghiera per benedire il viaggio.

Lungo la strada per Assisi, le colline verdi dell'Irpinia hanno fatto da cornice a momenti di riflessione e preghiera, condividendo pensieri ispirati dalla vita di San Francesco. La meditazione sulla semplicità, sull'amore e sulla dedizione alla fede è stata arricchita dalla bellezza della natura circostante, fornendo uno sfondo ideale per la contemplazione e incoraggiando la comunità a immergersi nel proprio spirito, trovando rinnovata ispirazione.

Ad Assisi, la comunità di Flumeri ha respirato l'atmosfera mistica della cittadina. Le strade di ciottoli e i vicoli stretti hanno raccontato storie di secoli passati. Il gruppo si è fermato presso la Basilica di San Francesco, un luogo sacro che emana un'energia spirituale unica.

La celebrazione eucaristica ha segnato momenti culminanti del pellegrinaggio, con la comunità che si è unita in preghiera e canto. La partecipazione attiva di tutti ha rafforzato il legame spirituale tra i membri della parrocchia, creando un senso di unità e fratellanza. Questi momenti favoriscono la crescita individuale e collettiva, creando un terreno fertile per una fede ancor più profonda e radicata.

Il ritorno a Flumeri sarà arricchito dall'esperienza vissuta, dalla consapevolezza di una fede rafforzata e dalla gioia di aver condiviso questo cammino insieme. Il pellegrinaggio ad Assisi con don Claudio è più di un semplice viaggio; è un capitolo significativo nella storia spirituale della comunità di Flumeri.

F.A.

Celebrazione del Vescovo Sergio Melillo: Un richiamo alla carità e alla solidarietà


 Oggi, 19 novembre 2023, presso la Cattedrale di Ariano, si è tenuta  una solenne celebrazione presieduta dal Vescovo Sergio Melillo. L'evento ha avuto inizio alle ore 18:30, si colloca nella cornice della VII Giornata Mondiale dei Poveri.

 

L’iniziativa, proposta per la prima volta nel 2017, è stata voluta fortemente da Papa Francesco per sollecitare la Chiesa a “uscire” dalle proprie mura per incontrare la povertà nelle molteplici accezioni in cui essa si manifesta nel mondo di oggi.

Il tema di quest'anno, tratto dal Libro di Tobia, pone al centro dell'attenzione il comando: «Non distogliere lo sguardo dal povero» (Tb 4,7). Questo richiamo diventa un segno tangibile della misericordia del Padre e assume un significato profondo nell'attuale contesto sociale, segnato da un aumento delle disparità e della povertà in molte parti del mondo.

Riflessioni sulla giornata mondiale dei poveri

La giornata mondiale dei poveri, giunta alla sua settima edizione, emerge come un elemento fecondo nella pastorale della Chiesa. La celebrazione non è solo un evento liturgico, ma un appuntamento fondamentale per riscoprire il cuore del Vangelo. In un mondo in cui il fiume della povertà sembra inarrestabile, la Chiesa si riunisce intorno alla Mensa del Signore, nella domenica che precede la festa di Cristo Re dell'Universo, per ricevere il dono di vivere la povertà e servire i poveri.

Il Libro di Tobia, seppur poco conosciuto, offre una lezione preziosa attraverso la storia di Tobi, un padre saggio che, nonostante la sua cecità e la sua povertà, ha sempre confidato nel Signore. Il testamento spirituale di Tobi al figlio Tobia, incanalato attraverso opere buone, giustizia, e elemosina, diventa un modello tangibile di carità e dedizione verso i poveri.

La Lezione di Tobi: carità concreta e fede nei momenti difficili

Il vecchio Tobi, pur avendo perso la vista a causa della sua generosità, non si sottrae alla sua missione di carità. Il suo gesto di seppellire un povero morto, nonostante il suo stato di stanchezza, diventa un atto di fede e coraggio. La cecità di Tobi diventa paradossalmente la sua forza, consentendogli di riconoscere le molteplici forme di povertà circostanti.

La riflessione sulla figura di Tobi diventa pertinente nel contesto contemporaneo, caratterizzato da una crescente indifferenza e dalla necessità di risposte concrete alle molteplici sfide della povertà.

La sfida attuale: Voltare lo sguardo e coinvolgersi

L’ invito del Vescovo Sergio Melillo in questa celebrazione si configura come un appello urgente a guardare oltre le statistiche e i numeri e a vedere i poveri come persone con volti, storie, cuori e anime. Coinvolgersi concretamente nella vita dei poveri non significa solo offrire elemosine frettolose ma ristabilire relazioni interpersonali giuste, danneggiate dalla povertà.

F.A.


VANGELO DEL GIORNO 19 novembre 2023

Dal Vangelo secondo Matteo Mt 25,14-30

 In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:

«Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni.

A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì.

Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.

Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro.

Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: "Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque". "Bene, servo buono e fedele - gli disse il suo padrone -, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone".

Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: "Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due". "Bene, servo buono e fedele - gli disse il suo padrone -, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone".

Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: "Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo".

Il padrone gli rispose: "Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l'interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti"».

PAROLE DEL SANTO PADRE

L’uomo della parabola rappresenta Gesù, i servitori siamo noi e i talenti sono il patrimonio che il Signore affida a noi. Qual è il patrimonio? La sua Parola, l’Eucaristia, la fede nel Padre celeste, il suo perdono… insomma, tante cose, i suoi beni più preziosi. Questo è il patrimonio che Lui ci affida. Non solo da custodire, ma da far crescere! Mentre nell’uso comune il termine “talento” indica una spiccata qualità individuale – ad esempio talento nella musica, nello sport, eccetera –, nella parabola i talenti rappresentano i beni del Signore, che Lui ci affida perché li facciamo fruttare. La buca scavata nel terreno dal «servo malvagio e pigro» (v. 26) indica la paura del rischio che blocca la creatività e la fecondità dell’amore. Perché la paura dei rischi dell’amore ci blocca. Gesù non ci chiede di conservare la sua grazia in cassaforte! Non ci chiede questo Gesù, ma vuole che la usiamo a vantaggio degli altri. Tutti i beni che noi abbiamo ricevuto sono per darli agli altri, e così crescono. È come se ci dicesse: “Eccoti la mia misericordia, la mia tenerezza, il mio perdono: prendili e fanne largo uso”. E noi che cosa ne abbiamo fatto? Chi abbiamo “contagiato” con la nostra fede? Quante persone abbiamo incoraggiato con la nostra speranza? Quanto amore abbiamo condiviso col nostro prossimo? (Angelus, 16 novembre 2014).

RIFLESSIONE

 Il Santo Padre sottolinea che i "talenti" nella parabola rappresentano i doni spirituali di Dio, come la Parola, l'Eucaristia e il perdono. Non dobbiamo solo custodirli ma farli crescere attivamente. La parabola avverte contro la paura del rischio, invitando a usare i doni generosamente per il bene degli altri. Non si tratta di conservare egoisticamente, ma di condividere attivamente la grazia ricevuta. Il richiamo è a "contagiare" gli altri con la fede, incoraggiare con la speranza e condividere l'amore, mettendo in pratica i doni spirituali a vantaggio del prossimo.

F.A.

sabato 18 novembre 2023

VANGELO DEL GIORNO 18 novembre 2023

Dal Vangelo secondo Luca Lc 18,1-8

 In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai:  «In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”.  Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”».  E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».

PAROLE DEL SANTO PADRE

È una domanda seria. Immaginiamo che il Signore venga oggi sulla terra: vedrebbe, purtroppo, tante guerre, tanta povertà, tante disuguaglianze, e al tempo stesso grandi conquiste della tecnica, mezzi moderni e gente che va sempre di corsa, senza fermarsi mai; ma troverebbe chi gli dedica tempo e affetto, chi lo mette al primo posto? E soprattutto chiediamoci: che cosa troverebbe in me, se il Signore oggi venisse, che cosa troverebbe in me, nella mia vita, nel mio cuore? Quali priorità della mia vita vedrebbe? Noi, spesso, ci concentriamo su tante cose urgenti ma non necessarie, ci occupiamo e ci preoccupiamo di molte realtà secondarie; e magari, senza accorgerci, trascuriamo quello che più conta e lasciamo che il nostro amore per Dio si vada raffreddando, si raffreddi poco a poco. Oggi Gesù ci offre il rimedio per riscaldare una fede intiepidita. E qual è il rimedio? La preghiera. La preghiera è la medicina della fede, il ricostituente dell’anima. Bisogna, però, che sia una preghiera costante. Quante volte mandiamo “messaggini” alle persone a cui vogliamo bene! Facciamolo anche con il Signore, perché il cuore rimanga connesso a Lui. E non dimentichiamo di leggere le sue risposte. Il Signore risponde, sempre. Dove le troviamo? Nel Vangelo, da tenere sempre sotto mano e da aprire ogni giorno alcune volte, per ricevere una Parola di vita diretta a noi. (Angelus, 16 ottobre 2022)

RIFLESSIONE:

PAROLE DEL SANTO PADRE

È una domanda seria. Immaginiamo che il Signore venga oggi sulla terra: vedrebbe, purtroppo, tante guerre, tanta povertà, tante disuguaglianze, e al tempo stesso grandi conquiste della tecnica, mezzi moderni e gente che va sempre di corsa, senza fermarsi mai; ma troverebbe chi gli dedica tempo e affetto, chi lo mette al primo posto? E soprattutto chiediamoci: che cosa troverebbe in me, se il Signore oggi venisse, che cosa troverebbe in me, nella mia vita, nel mio cuore? Quali priorità della mia vita vedrebbe? Noi, spesso, ci concentriamo su tante cose urgenti ma non necessarie, ci occupiamo e ci preoccupiamo di molte realtà secondarie; e magari, senza accorgerci, trascuriamo quello che più conta e lasciamo che il nostro amore per Dio si vada raffreddando, si raffreddi poco a poco. Oggi Gesù ci offre il rimedio per riscaldare una fede intiepidita. E qual è il rimedio? La preghiera. La preghiera è la medicina della fede, il ricostituente dell’anima. Bisogna, però, che sia una preghiera costante. Quante volte mandiamo “messaggini” alle persone a cui vogliamo bene! Facciamolo anche con il Signore, perché il cuore rimanga connesso a Lui. E non dimentichiamo di leggere le sue risposte. Il Signore risponde, sempre. Dove le troviamo? Nel Vangelo, da tenere sempre sotto mano e da aprire ogni giorno alcune volte, per ricevere una Parola di vita diretta a noi. (Angelus, 16 ottobre 2022).

F.A.


venerdì 17 novembre 2023

VANGELO DEL GIORNO 17 novembre 2023

Dal Vangelo secondo Luca Lc 17,26-37

 In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come avvenne nei giorni di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell’uomo: mangiavano, bevevano, prendevano moglie, prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca e venne il diluvio e li fece morire tutti. Come avvenne anche nei giorni di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; ma, nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma, piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece morire tutti. Così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si manifesterà. In quel giorno, chi si troverà sulla terrazza e avrà lasciato le sue cose in casa, non scenda a prenderle; così, chi si troverà nel campo, non torni indietro. Ricordatevi della moglie di Lot. Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva. Io vi dico: in quella notte, due si troveranno nello stesso letto: l’uno verrà portato via e l’altro lasciato; due donne staranno a macinare nello stesso luogo: l’una verrà portata via e l’altra lasciata». Allora gli chiesero: «Dove, Signore?». Ed egli disse loro: «Dove sarà il cadavere, lì si raduneranno insieme anche gli avvoltoi».

PAROLE DEL SANTO PADRE

Dobbiamo essere svegli, attenti, vigilanti. Gesù ci avverte: c’è il pericolo di non accorgerci della sua venuta ed essere impreparati alla sua visita. Ho ricordato altre volte quanto diceva Sant’Agostino: «Temo il Signore che passa» (Serm. 88,14.13), cioè temo che Lui passi e io non lo riconosca! Infatti, di quelle persone del tempo di Noè, Gesù dice che mangiavano e bevevano «e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti» (v. 39). Facciamo attenzione a questo: non si accorsero di nulla! Erano presi dalle loro cose e non si resero conto che stava per venire il diluvio. Infatti Gesù dice che, quando Lui verrà, «due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato» (v. 40). In che senso? Qual è la differenza? Semplicemente che uno è stato vigilante, aspettava, capace di scorgere la presenza di Dio nella vita quotidiana; l’altro, invece, era distratto, ha “tirato a campare” e non si è accorto di nulla. Proviamo a chiederci: sono consapevole di ciò che vivo, sono attento, sono sveglio? Cerco di riconoscere la presenza di Dio nelle situazioni quotidiane, oppure sono distratto e un po’ travolto dalle cose? Se non ci accorgiamo oggi della sua venuta, saremo impreparati anche quando verrà alla fine dei tempi. Perciò, fratelli e sorelle, restiamo vigilanti! Aspettando che il Signore venga, aspettando che il Signore ci avvicini, perché Lui c’è, ma aspettando attenti. (Angelus, 27 novembre 2022).

RIFLESSIONE:

Il Santo Padre ci esorta a essere vigilanti e consapevoli della presenza di Dio nelle nostre vite quotidiane. Dobbiamo evitare di essere distratti dalle preoccupazioni mondane e rimanere attenti alla Sua presenza. Questo ci prepara non solo per gli incontri quotidiani con Dio, ma anche per il Suo ritorno alla fine dei tempi. La consapevolezza è la chiave per riconoscere Dio quando passa attraverso la nostra vita.

F.A.

giovedì 16 novembre 2023

VANGELO DEL GIORNO 16 novembre 2023

Dal Vangelo secondo Luca Lc 17,20-25

In quel tempo, i farisei domandarono a Gesù: «Quando verrà il regno di Dio?». Egli rispose loro: «Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, e nessuno dirà: “Eccolo qui”, oppure: “Eccolo là”. Perché, ecco, il regno di Dio è in mezzo a voi!». Disse poi ai discepoli: «Verranno giorni in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell’uomo, ma non lo vedrete. Vi diranno: “Eccolo là”, oppure: “Eccolo qui”; non andateci, non seguiteli. Perché come la folgore, guizzando, brilla da un capo all’altro del cielo, così sarà il Figlio dell’uomo nel suo giorno. Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga rifiutato da questa generazione».

PAROLE DEL SANTO PADRE

Il giorno che farà rumore, lo farà come la folgore, guizzando, che brilla da un capo all’altro del cielo. Così sarà il Figlio dell’uomo nel suo giorno, il giorno che farà rumore. E quando uno pensa alla perseveranza di tanti cristiani, che portano avanti la famiglia – uomini, donne - che curano i figli, curano i nonni e arrivano alla fine del mese con mezzo euro soltanto, ma pregano, è lì il Regno di Dio, nascosto, in quella santità della vita quotidiana, quella santità di tutti i giorni. Perché il Regno di Dio non è lontano da noi, è vicino! Questa è una delle sue caratteristiche: vicinanza di tutti i giorni. Il Regno di Dio è umile, come il seme: umile ma viene grande, per la forza dello Spirito Santo. A noi tocca lasciarlo crescere in noi, senza vantarci: lasciare che lo Spirito venga, ci cambi l’anima e ci porti avanti nel silenzio, nella pace, nella quiete, nella vicinanza a Dio, agli altri, nell’adorazione a Dio, senza spettacoli. (Omelia da Santa Marta, 13 novembre 2014).

RIFLESSIONE:

Le parole del Santo Padre ci ricordano che il Regno di Dio è vicino e si manifesta nella vita quotidiana. La semplicità, la perseveranza e la vicinanza a Dio sono chiavi per comprendere il Regno di Dio, che cresce gradualmente come un seme, grazie alla forza dello Spirito Santo. La nostra parte è quella di permettere a questo processo di accadere in noi, senza vanità o spettacolarità, ma con umiltà, amore e adorazione. In un mondo orientato verso l'apparenza, queste parole ci invitano a riscoprire il valore della semplicità e dell'amore quotidiano.

mercoledì 15 novembre 2023

VANGELO DEL GIORNO 15 novembre 2023

Dal Vangelo secondo Luca Lc 17,11-19

Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea. Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».

PAROLE DEL SANTO PADRE

Naturalmente tutti erano felici per aver recuperato la salute, potendo così uscire da quella interminabile quarantena forzata che li escludeva dalla comunità. Ma tra loro ce n’è uno che a gioia aggiunge gioia: oltre alla guarigione, si rallegra per l’avvenuto incontro con Gesù. Non solo è liberato dal male, ma possiede ora anche la certezza di essere amato. Questo è il nocciolo: quando tu ringrazi, esprimi la certezza di essere amato. E questo è un passo grande: avere la certezza di essere amato. È la scoperta dell’amore come forza che regge il mondo. La preghiera di ringraziamento comincia sempre da qui: dal riconoscersi preceduti dalla grazia. Siamo stati pensati prima che imparassimo a pensare; siamo stati amati prima che imparassimo ad amare; siamo stati desiderati prima che nel nostro cuore spuntasse un desiderio. Se guardiamo la vita così, allora il “grazie” diventa il motivo conduttore delle nostre giornate. (Udienza generale, 30 dicembre 2020).

RIFLESSIONE:
Le parole del Santo Padre enfatizzano che la gratitudine nasce dalla consapevolezza di essere amati da Dio, anche prima di riconoscerlo. Questa consapevolezza cambia la nostra prospettiva sulla vita, facendo del "grazie" il motore delle nostre giornate. La gratitudine non è solo una risposta ai benefici ricevuti ma un atteggiamento che ci spinge ad amare e servire gli altri, contribuendo a rendere il mondo un luogo migliore.

F.A.

martedì 14 novembre 2023

VANGELO DEL GIORNO 14 novembre 2023

Dal Vangelo secondo Luca Lc 17,7-10

In quel tempo, Gesù disse: «Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, strìngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».

PAROLE DEL SANTO PADRE

Come possiamo capire se abbiamo veramente fede, cioè se la nostra fede, pur minuscola, è genuina, pura, schietta? Ce lo spiega Gesù indicando qual è la misura della fede: il servizio. E lo fa con una parabola che al primo impatto risulta un po’ sconcertante, perché presenta la figura di un padrone prepotente e indifferente. Ma proprio questo modo di fare del padrone fa risaltare quello che è il vero centro della parabola, cioè l’atteggiamento di disponibilità del servo. Gesù vuole dire che così è l’uomo di fede nei confronti di Dio: si rimette completamente alla sua volontà, senza calcoli o pretese. Servi inutili, cioè senza pretese di essere ringraziati, senza rivendicazioni. “Siamo servi inutili” è un’espressione di umiltà, disponibilità che tanto fa bene alla Chiesa e richiama l’atteggiamento giusto per operare in essa: il servizio umile, di cui ci ha dato l’esempio Gesù, lavando i piedi ai discepoli. (Angelus, 6 ottobre 2019).

RIFLESSIONE:
Le parole del Santo Padre sottolineano che la fede autentica si manifesta attraverso il servizio umile e disinteressato, senza aspettarsi gratitudine o ricompense. Questo insegnamento ci invita a mettere al centro la volontà di Dio e il bene degli altri, piuttosto che cercare il nostro vantaggio personale.

F.A.

lunedì 13 novembre 2023

VANGELO DEL GIORNO 13 novembre 2023

Dal Vangelo  Lc 17,1-6

 In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «È inevitabile che vengano scandali, ma guai a colui a causa del quale vengono. È meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. State attenti a voi stessi! Se il tuo fratello commetterà una colpa, rimproveralo; ma se si pentirà, perdonagli. E se commetterà una colpa sette volte al giorno contro di te e sette volte ritornerà a te dicendo: "Sono pentito", tu gli perdonerai». Gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: "Sràdicati e vai a piantarti nel mare", ed esso vi obbedirebbe».

PAROLE DEL SANTO PADRE

Quando non c’è la coerenza cristiana e si vive con questa incoerenza, si fa lo scandalo. E i cristiani che non sono coerenti fanno lo scandalo. Se tu ti trovi davanti – figuriamoci! – davanti un ateo e ti dice che non crede in Dio, tu puoi leggergli tutta una biblioteca, dove si dice che Dio esiste e anche provare che Dio esiste, e lui non avrà fede. Ma se davanti a questo ateo tu dai testimonianza di coerenza di vita cristiana, qualcosa incomincerà a lavorare nel suo cuore. Sarà proprio la testimonianza tua quella che a lui porterà questa inquietudine sulla quale lavora lo Spirito Santo. E’ una grazia che tutti noi, tutta la Chiesa deve chiedere: ‘Signore, che siamo coerenti’”. Tutti siamo peccatori, tutti, ma tutti abbiamo la capacità di chiedere perdono. E Lui mai si stanca di perdonare! Avere l’umiltà di chiedere perdono: ‘Signore, non sono stato coerente qui. Perdono!’. Andare avanti nella vita con coerenza cristiana, con la testimonianza di quello che crede in Gesù Cristo, che sa che è peccatore, ma che ha il coraggio di chiedere perdono quando sbaglia e che ha tanta paura di scandalizzare. Il Signore ci dia questa grazia a tutti noi”. (Omelia da Santa Marta, 27 febbraio 2014)

RIFLESSIONE:

Le parole del Santo Padre enfatizzano l'importanza della coerenza cristiana tra fede e azione. La nostra testimonianza di vita cristiana autentica è più efficace delle parole nel raggiungere gli altri. Chiedere perdono per le nostre incoerenze è parte fondamentale della nostra vita di fede. Dovremmo vivere in modo da non scandalizzare gli altri e influenzare positivamente chi ci circonda.

F.A.

domenica 12 novembre 2023

Vita e speranza: Un'analisi critica dell'eutanasia nel contesto del caso di Indi Gregory

  

Il dibattito sull'eutanasia, spesso centrato su drammatici episodi, come quello di Indi Gregory, una neonata inglese di soli 8 mesi affetta da una rara malattia genetica, solleva interrogativi profondi sulla vita e la morte. Esploriamo il caso di Indi Gregory, con un focus sulla contrarietà all'eutanasia, riportando la prospettiva della Chiesa Cattolica e sottolineando l'importanza della vita e della speranza nelle circostanze più difficili.

Contestualizzazione del caso di Indi Gregory

Indi Gregory ha trascorso i suoi giorni con il supporto di apparecchiature mediche a causa della sua malattia genetica. L'Alta Corte inglese, di fronte alle condizioni critiche della bambina, ha deciso di interrompere il supporto vitale, ignorando la richiesta dei genitori di trasferirla in un ospedale italiano. La prospettiva della Chiesa Cattolica si basa sulla sacralità della vita, anche nelle situazioni più difficili.

Il valore inestimabile della vita

Nonostante la malattia, la vita di Indi Gregory è preziosa. La contrarietà all'eutanasia riflette il principio del valore incommensurabile della vita umana, sottolineando la responsabilità sociale di proteggere e preservare ogni esistenza. La Chiesa Cattolica, radicata nella Sacra Scrittura, trova fondamento nel V comandamento: "Non uccidere", sottolineando che la vita è un dono di Dio e va rispettata in ogni sua fase.

Rischi etici e morali:

Il caso di Indi Gregory solleva interrogativi etici e morali connessi all'eutanasia, evidenziando le sfide nel determinare la volontà di un paziente così giovane e i pericoli di attuare questa pratica senza una profonda riflessione.

Progressi nella cura palliativa

Il tentativo di trasferire Indi Gregory all'ospedale Bambino Gesù di Roma sottolinea i progressi nella cura palliativa come alternativa all'eutanasia. La cittadinanza italiana conferita alla bambina dimostra che esistono opzioni compassionevoli per gestire situazioni terminali senza interrompere la vita, rispettando l’ insegnamento  divino del V comandamento.

L'importanza della speranza e del supporto psicologico

Il coinvolgimento del governo italiano per Indi Gregory evidenzia l'importanza di nutrire la speranza nei pazienti terminali. E' importante il sostegno psicologico e la solidarietà emotiva, offrendo un approccio più umano alle sfide della vita.

Dunque la vicenda di Indi Gregory richiede una riflessione approfondita sull'eutanasia. La posizione contraria, arricchita dalla prospettiva della Chiesa Cattolica e dalla sua ispirazione alla Sacra Scrittura, sottolinea la fiducia nella possibilità di migliorare la qualità della vita attraverso alternative più rispettose della dignità umana. La storia di Indi, salvata dalla solidarietà internazionale, ci spinge a esplorare soluzioni che rispettino la vita e offrano sostegno nei momenti più difficili, in armonia con il V comandamento e la visione della vita come dono divino.

F.A.

VANGELO DEL GIORNO 12 novembre 2023

Dal Vangelo secondo Matteo Mt 25,1-13

 In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono.

A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”. Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».

PAROLE DEL SANTO PADRE

Che cosa vuole insegnarci Gesù con questa parabola? Ci ricorda che dobbiamo tenerci pronti all’incontro con Lui. Molte volte, nel Vangelo, Gesù esorta a vegliare, e lo fa anche alla fine di questo racconto. Dice così: «Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora» (v. 13). Ma con questa parabola ci dice che vegliare non significa soltanto non dormire, ma essere preparati; infatti tutte le vergini dormono prima che arrivi lo sposo, ma al risveglio alcune sono pronte e altre no. Qui sta dunque il significato dell’essere saggi e prudenti: si tratta di non aspettare l’ultimo momento della nostra vita per collaborare con la grazia di Dio, ma di farlo già da adesso. Sarebbe bello pensare un po’: un giorno sarà l’ultimo. Se fosse oggi, come sono preparato, preparata? […] La lampada è il simbolo della fede che illumina la nostra vita, mentre l’olio è il simbolo della carità che alimenta, rende feconda e credibile la luce della fede. La condizione per essere pronti all’incontro con il Signore non è soltanto la fede, ma una vita cristiana ricca di amore e di carità per il prossimo. […] La fede ispira la carità e la carità custodisce la fede. (Angelus, 12 novembre 2017).

RIFLESSIONE:

Nelle parole del Santo Padre, Gesù ci insegna a essere pronti per il Suo incontro. La parabola delle dieci vergini ci ricorda che la fede, simboleggiata dalla lampada, deve essere alimentata dalla carità, rappresentata dall'olio. La chiave è vivere la fede in azione, essendo costantemente pronti a rispondere all'amore di Dio e ad aiutare gli altri. La vigilanza spirituale non dovrebbe essere rinviata, ma praticata nella vita quotidiana. La carità è ciò che rende la fede significativa e ci prepara all'incontro con il Signore.

F.A.

sabato 11 novembre 2023

VANGELO DEL GIORNO 11 novembre 2023

Dal Vangelo secondo Luca

Lc 16,9-15

 

In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.

Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?

Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l'uno e amerà l'altro, oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».

I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si facevano beffe di lui. Egli disse loro: «Voi siete quelli che si ritengono giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che fra gli uomini viene esaltato, davanti a Dio è cosa abominevole».

 

PAROLE DEL SANTO PADRE

Il percorso della vita necessariamente comporta una scelta tra due strade: tra onestà e disonestà, tra fedeltà e infedeltà, tra egoismo e altruismo, tra bene e male. Non si può oscillare tra l’una e l’altra, perché si muovono su logiche diverse e contrastanti. Il profeta Elia diceva al popolo di Israele che andava su queste due strade: “Voi zoppicate con i due piedi!” (cfr 1 Re 18,21). È bella l’immagine. È importante decidere quale direzione prendere e poi, una volta scelta quella giusta, camminare con slancio e determinazione, affidandosi alla grazia del Signore e al sostegno del suo Spirito. […] Con questo insegnamento, Gesù oggi ci esorta a fare una scelta chiara tra Lui e lo spirito del mondo... (Angelus, 18 settembre 2016).

RIFLESSIONE:

Le parole del Santo Padre ci esortano a fare scelte morali chiare tra valori positivi e negativi. Questa decisione è cruciale per la nostra crescita personale e il benessere della società. La fede e la spiritualità possono guidarci verso la via giusta, lontano dalle influenze negative del mondo.

F.A:

LA LITURGIA DEL GIORNO domenica 31 luglio 2022

XVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C) Grado della Celebrazione: DOMENICA Colore liturgico: Verde Antifona d'ingresso O Dio,...