domenica 19 marzo 2023

19 marzo- Festa del papà e san Giuseppe

 

Il  19 marzo, in Italia come in alcuni altri Paesi europei, si festeggia il papà, una ricorrenza di origine cattolica dedicata alla figura del padre di Gesù, San Giuseppe.

I primi a celebrare la festa di san Giuseppe furono i monaci benedettini nel 1030, ma il culto religioso, rivolto al padre putativo di Gesù, nacque in Oriente durante l’Alto Medioevo, si diffuse in Occidente durante il Trecento, quando alcuni ordini religiosi cominciarono a commemorarlo il 19 marzo, giorno della morte del santo e  indicato nelle Scritture come "uomo giusto".

Un tempo, per festeggiare il Santo, a Flumeri ma in tanti altri paesini limitrofi, si organizzavano i falò. Tale antica tradizione in Irpinia è quasi estinta e poco sentita, ma fino a qualche decennio fa prendeva forma tra canti, balli, vino e specialità gastronomiche locali legate alla tradizione popolare, rendendo unica e ricca di fascino l’atmosfera tra le strade “infuocate” dei diversi centri storici. Si tratta di un’usanza che voleva segnare  il passaggio beneaugurante dall’inverno a una prospera primavera.

Ci sono radici profane?

Ebbene si. Il  rito del falò  coniuga credenze religiose e pagane e affonda le radici nella cultura rurale delle nostre comunità.

Gli antichi greci nel VI secolo a.C, grazie all’ausilio del filosofo Anassimene di Mileto, furono i primi ad introdurre la teoria dei quattro elementi

Il fuoco insieme all’acqua, l’aria e la terra, ne rappresenta uno dei quattro: è da sempre considerato come il simbolo di purificazione e di vigore, racchiude in sé molta energia ed un principio di una nuova vita.  Il fuoco si presenta con una duplice veste simbolica: da una parte è considerato come promotore della crescita dei raccolti quindi dona vita, ma, allo stesso tempo, brucia e distrugge, quindi è il simbolo di un imminente pericolo di calamità e di malattie. Si sa che la teologia cristiana si è avvalsa della filosofia del mondo greco e del diritto romano per affermarsi come nuova religione e non come  era considerata dai Romani una delle tante sette ebraiche.

Ad ogni modo,  nella cultura contadina, il fuoco segna un momento di passaggio nel ciclo dell’anno: il transito dalle fredde giornate invernali alle tiepide e miti giornate primaverili. In passato, la tradizione del falò di San Giuseppe costituiva un’offerta a San Giuseppe che nella grotta di Betlemme bruciò il proprio mantello e mendicò della legna di casa in casa. Questa consuetudine di chiedere della legna, anni fa,  era  viva  soprattutto nei giovani che, impossibilitati nel procurare la legna, cercavano la materia prima bussando alle porte dei propri concittadini. Quanti di voi ricordano, che da ragazzi già qualche settimana prima del falò si  adoperavano nell’accatastare la legna? Nessuno di noi si sottraeva  a questo “lavoro” ed eravamo in competizione con quartieri e le zone del paese nel realizzare il falò più grande.  Noi.. la  generazione delle “ginocchia sbucciate” non erano stravaccati sui divani a chiattare, ma  ci adoperavano con cariole o sacchi di iuta per le vie del paese in cerca di famiglie disponibili e generose  a donare fascine e ciocchi di legno.

La sera del 18  marzo, la vigilia di san Giuseppe,   il cielo di Flumeri e delle zone rurali, magicamente, si illuminavano di tanti scoppiettanti e scintillanti bagliori . Quando poi rimaneva la brace, si iniziava a preparare da mangiare , non mancavano mai “ r patan ‘ndà la cener”

Tradizioni oramai  andate nel dimenticatoio, anche quest’anno, a San Giuseppe ognuno sarà  casa sua vicino alla  TV, PC, cellulare…. le allegre comitive hanno lasciato spazio all’isolamento.

 Con l’auspicio che un grande fuoco, simbolo di nascita e rottura,  possa ergeresti e spazzare via la spiacevole situazione in cui ci troviamo. Facciamolo ‘sto falò...per creare  un bel momento di festa in cui si dimenticano le negatività e si gioisce per l'arrivo della primavera. Accendiamo  dei colori del fuoco e la gastronomia locale tra calici di aglianico , leccornie tipiche. Con questo atto celebreremo san Giuseppe faremo gli auguri ai papà, saluteremo  anche definitivamente le ristrettezze invernali, per dare il benvenuto alla solare primavera e auspicando prosperità per il raccolto.

 Accendiamolo, accendiamolo!...,  sarà  un momento emozionante, ricco di ricordi e di calore umano; un momento di  aggregazione per evidenziare il senso di appartenenza, di socialità e di forte amore per la tradizione da parte di tutta la comunità. Le tradizioni non devono morire perché ciò che veramente amiamo resta ed è la nostra vera eredità.

Approfondimento:  nel 2020 è stati indetto  =>  l' anno di san Giuseppe

F.A.

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