FINALITA’ EDUCATIVA
Comprendere l’importanza del gruppo, le sfide e le opportunità che comporta, nella certezza che è elemento fondamentale per la crescita. Acquisire la sicurezza necessaria ad affrontare le barriere presenti non solo nel mondo esterno ma anche in quello domestico.
ATTIVITA’
E tu che cromosoma sei? DNA di gruppo Ogni ragazzo avrà a disposizione un foglio ed una penna. Sul foglio, ogni ragazzo scriverà una caratteristica che lo contraddistingue ed appallottolerà il foglio. Quando l’animatore darà il “via”, tutte le palline saranno lanciate al centro del cerchio ed ogni ragazzo dovrà alzarsi per recuperare la prima pallina che gli capita. A questo punto, i ragazzi, dovranno leggerne il contenuto, appallottolare nuovamente il foglietto e cercare colui/colei che secondo loro ha lanciato la pallina che hanno in mano. Una volta individuato l’altro componente del gruppo, senza aprire la pallina o rivelarne il contenuto, devono porsi accanto a lui formando una sorta di catena. Quando si saranno formate tutte le coppie, a turno, ogni ragazzo rivelerà al suo compagno la caratteristica riportata sul suo foglietto. Se il ragazzo indovina chi lo ha scritto, resta al suo posto; in caso contrario si sposta accanto alla persona che rivelerà di aver scritto quel foglietto (ovviamente il primo e l’ultimo elemento della catena sono idealmente vicini). La catena risultante sarà il “DNA” del gruppo. Si potrebbe pensare di fotografarla e stamparla così da renderla visibile per tutto l’anno.
ASCOLTO DELLA CANZONE “LA DURA LEGGE DEL GOL” 883
Quando il gruppo è unito per davvero non c’è alcun agente esterno che può minarne l’unione. Come racconta la canzone, nonostante il tempo e le difficoltà sopraggiunte, il gruppo di amici è ancora lì… “perché in fondo lo squadrone siamo noi!”
PERCHÉ SI CERCA UN GRUPPO?
COSA RENDE UNITO UN GRUPPO?
Gli adolescenti sono invitati a esprimere le loro opinioni attraverso uno brainstorming che offrirà l’occasione agli educatori di evidenziare aspetti positivi, potenzialità, ma anche rischi e limiti di alcune affermazioni.
PERCHÉ FARE GRUPPO?
Spunti di riflessione Ricordiamoci che il gruppo per gli adolescenti: 1 – rappresenta una base sicura attraverso la quale i ragazzi costruiscano rapporti e alleanze che permetteranno loro di spiccare il volo nella società; 2 – consente di stringere rapporti più intimi. Al suo interno nasceranno molte amicizie e le prime relazioni sentimentali; 3 – permette all’adolescente di conoscere meglio se stesso. Sviluppando l’appartenenza ad un gruppo l’adolescente, infatti, consolida la sua identità; 4 – favorisce le esperienze di condivisione e di empatia tra i componenti: questo aprirà la strada alla creazione di relazioni intime ed autentiche. Sicuramente ci sarebbero molte altre caratteristiche da considerare. Già queste, tuttavia, ci permettono di escludere molti pregiudizi che spesso si hanno nei confronti dei gruppi adolescenziali, talvolta considerati unicamente come l’anticamera di fenomeni di bullismo e di violenza. Obiettivo del gruppo adolescenziale sarà proprio quello di dare risalto ed importanza alle abilità e alle risorse di ogni singolo partecipante. Alcuni avranno maggiore o minore esperienza, maggiori o minori abilità da offrire, ma l’importante è che queste differenze siano non solo riconosciute ma usate in modo creativo.
Tu, cosa sei disposto a donare al gruppo?
E cosa ti aspetti da questo gruppo?
Una storiella per riflettere: “Una compagnia di porcospini, in una fredda giornata d’inverno, si strinsero vicini, per proteggersi, col calore reciproco, dal rimanere assiderati. Ben presto, però, sentirono le spine reciproche; il dolore li costrinse ad allontanarsi di nuovo l’uno dall’altro. Quando poi il bisogno di scaldarsi li portò di nuovo a stare insieme, si ripeté quell’altro malanno; di modo che venivano sballottati avanti e indietro tra due mali, finché non ebbero trovato una moderata distanza reciproca, che rappresentava per loro la migliore posizione.” Il gruppo ci assicura accoglienza, protezione, aiuto, consolazione… Ma può anche essere un luogo di ferite reciproche, di sofferenza e fatica.
Come camminare verso la giusta distanza?
Possiamo evitare tutte le fatiche? (...cioè esiste un gruppo ideale?)
Il gruppo è caratterizzato da un modo di stare insieme, dalla comunicazione che viene usata, da come si sviluppano le relazioni e cioè dal cercare di individuare e capire i punti di forza e i punti di debolezza dell’altro. Quindi si può fare gruppo in vari contesti; ma il gruppo è definito proprio da come le persone stanno insieme, cioè da come comunicano fra di loro; se la loro comunicazione tende a fare venire a galla i pregi e i difetti di ciascuno – per essere conosciuti ed accettati cioè per mettersi in grado di sviluppare una leadership diffusa – allora questo insieme di persone è potenzialmente un gruppo. Se invece prevalgono stereotipi, pregiudizi, se vengono sottolineati solo i difetti o i punti di debolezza per competere o addirittura per sottomettere gli altri, questo non è un gruppo ma – tendenzialmente – un branco, una banda o gruppo regressivo. Lo scopo per cui il gruppo ha una funzione strategica è il benessere; stare bene in un gruppo significa stare meglio anche con se stessi. Se stiamo bene siamo in grado anche di lavorare meglio; un insieme di persone che diventa un buon gruppo produce di più anche dal punto di vista del rendimento lavorativo.
Cosa vogliamo costruire insieme?
È importante, per un gruppo, avere un ideale condiviso, un fine per cui si sta insieme, si progetta insieme, si fatica insieme, ci si appassiona e ci si confronta. Nessun gruppo può crescere, ma nemmeno sopravvivere, se non si costruisce attorno ad un punto comune forte, bello, per cui vale la pena starci.
Ma se qualcuno non condivide questo ideale?
Se qualcuno si aggrega al gruppo senza veramente lasciarsi coinvolgere in prima persona?
S i può stare in un gruppo senza viverne le scelte?
Ascolto della canzone “4 AMICI AL BAR” Gino Paoli
Ecco cosa accade ad un gruppo non unito. Ognuno abbandona il gruppo rinnegandone gli ideali condivisi con gli altri componenti per seguire i propri interessi. Proviamo a tirare insieme le conclusioni di questa riflessione per chiederci: COME VOGLIAMO VIVERE IL NOSTRO GRUPPO QUEST’ANNO?
IL PUNTO FERMO DEL GRUPPO NELLA BIBBIA
Esodo 12, 1-6 1 Il Signore disse a Mosè e ad Aronne in terra d'Egitto: 2«Questo mese sarà per voi l'inizio dei mesi, sarà per voi il primo mese dell'anno. 3Parlate a tutta la comunità d'Israele e dite: «Il dieci di questo mese ciascuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa. 4Se la famiglia fosse troppo piccola per un agnello, si unirà al vicino, il più prossimo alla sua casa, secondo il numero delle persone; calcolerete come dovrà essere l'agnello secondo quanto ciascuno può mangiarne. 5 Il vostro agnello sia senza difetto, maschio, nato nell'anno; potrete sceglierlo tra le pecore o tra le capre 6e lo conserverete fino al quattordici di questo mese: allora tutta l'assemblea della comunità d'Israele lo immolerà al tramonto. Dio si rivela essere punto saldo di aggregazione: nel suo nome, insieme a lui, è sempre più bello fare gruppo. Nel brano biblico proposto Dio stabilì che, nella notte in cui il popolo di Israele doveva uscire dall'Egitto, ogni famiglia avrebbe dovuto uccidere un agnello o che due o tre piccole famiglie avrebbero dovuto riunirsi per uccidere un solo agnello. Tutte le famiglie della comunità avrebbero dovuto immolare l’agnello insieme, nello stesso giorno, il quattordici del mese come segno di appartenenza alla comunità Israelita. L’agnello diviene quindi il punto fermo attorno al quale si “riunisce” il gruppo degli Israeliti, motivo di unione, di incontro tra famiglie che, compiendo lo stesso gesto insieme, si identificano in un gruppo condividendone gli ideali. Simbolicamente, l’agnello rappresenta Gesù Cristo (che nell’Apocalisse viene spesso chiamato “l’agnello”) che si offre per la salvezza dell’umanità. Il sacrificio di Cristo diviene quindi il motivo dell’unione, motivo nel quale noi cristiani ancora oggi possiamo identificarci come gruppo. Diviene quindi importante per un gruppo trovare il punto fermo, le fondamenta salde sulle quali costruire il gruppo e dalle quali scaturiscono tutte le caratteristiche somatiche del gruppo stesso: princìpi, ideali, scopi ed obiettivi.
DAL GRUPPO ALLA CHIESA
La Chiesa come istituzione globale ha perso oggi molto di significatività: per motivi di credibilità interna e per la crisi generale che ha investito ogni istituzione tradizionale. Soprattutto riesce difficile vivere reali esperienze comunitarie, per l'anonimato e la marginalità delle sue strutture. Dobbiamo inventare un luogo alternativo: significativo e di esperienza comunitaria intensa. Questo spazio è il gruppo, per molti giovani dunque l'indispensabile «mediazione» ecclesiale. Per molti giovani la Chiesa diventa un fatto di esperienza, sul quale è possibile iniziare quel processo di identificazione che permetta di interiorizzare i contenuti che definiscono l'essere Chiesa, solo attraverso un gruppo. Tra le molte cose vogliamo ricordare due esigenze che ci fanno scoprire come il passaggio da gruppo a «mediazione ecclesiale» non avviene per scatti automatici. A) Una esigenza di identificazione: il giovane deve sentirsi parte del gruppo per sentirsi parte della Chiesa. Il senso di appartenenza è condizionato dal livello di identificazione del giovane nei confronti del o gruppo. Una partecipazione marginale o in un gruppo a basso indice di coesione, non crea identificazione e quindi non raggiunge l'obiettivo. B) Una esigenza di reale ecclesialità: far parte di un gruppo che sia effettivamente ecclesiale. Si tratta di una condizione pregiudiziale. È evidente che non basta vivere una buona esperienza di gruppo. L'appartenenza al gruppo diventa mediazione di appartenenza ecclesiale se il gruppo è in se stesso «ecclesiale». Il gruppo, però, non è «la» Chiesa. Non per nulla abbiamo sempre parlato di «mediazione». Non basta la sola appartenenza ad un gruppo per raggiungere quel maturo senso di appartenenza ecclesiale che ci sta a cuore. Dal gruppo e attraverso il gruppo, bisogna toccare l'oggettiva dimensione ecclesiale: la Chiesa, mistero di comunione e istituzione storica (Chiesa particolare, locale e universale). Il rapporto di identificazione deve avvenire tra il gruppo e l'istituzione più vasta che è la Chiesa, ai suoi vari livelli concentrici. Il gruppo è diventato il luogo di esperienza ecclesiale per il singolo giovane: una esperienza rilevante ma non globale. Se non vogliamo attivare conflitti di appartenenza, è importante che il gruppo, nel suo insieme, «senta» di far parte dell'istituzione. Se alla persona si chiede invece di appartenere al gruppo e, solo a titolo personale, all'istituzione ecclesiale, facilmente salterà il legame con l'istituzione, perché è normale rifiutare nel conflitto il polo meno concreto. Troppe esperienze attuali sono su questa linea. Non basta la buona volontà e le raccomandazioni generiche. (Stralcio di articolo di Riccardo Tonelli, NPG 1976-03-19)
“Fare l’unità della Chiesa, costruire la Chiesa, questo tempio, questa unità della Chiesa: questo è il compito di ogni cristiano, di ognuno di noi. Quando si deve costruire un tempio, un palazzo si cerca un’area edificabile, preparata per questo. La prima cosa che si fa è cercare la pietra di base, la pietra angolare dice la Bibbia. E la pietra angolare dell’unità della Chiesa o meglio la pietra angolare della Chiesa è Gesù e la pietra angolare dell’unità della Chiesa è la preghiera di Gesù nell’Ultima Cena: ‘Padre, che siano uno!’. E questa è la forza! Gesù è la pietra sulla quale noi edifichiamo l’unità della Chiesa, senza questa pietra non si può. Non c’è unità senza Gesù Cristo alla base: è la nostra sicurezza. Ma chi, dunque, costruisce questa unità? È il lavoro dello Spirito Santo. È l’unico capace di fare l’unità della Chiesa. E per questo Gesù lo ha inviato: per fare crescere la Chiesa, per farla forte, per farla una. È lo Spirito, che fa l’unità della Chiesa nella diversità dei popoli, delle culture, delle persone”. La voce di Papa Francesco (Messa mattutina a S. Marta, 24 ottobre 2014)
Riflettere con gli adolescenti sul senso di appartenenza alla Chiesa e su come vivere il gruppo in tale senso.
FILM
Stand by me – Ricordo di un’estate Un film di Rob Reiner.
Con River Phoenix, Wil Wheaton, Corey Feldman, Kiefer Sutherland, Richard Dreyfuss. Avventura, durata 89 min. - USA 1986 Estate 1959: Gordon "Gordie" Lachance, Chris Chambers, Teddy Duchamp e Vern Tessio sono quattro amici dodicenni che vivono nella piccola cittadina dell'Oregon di Castle Rock, e si preparano a passare al ginnasio. Un giorno Vern, cercando dei soldi che aveva sotterrato, ascolta per caso la conversazione tra suo fratello maggiore Billy e un amico, viene a conoscenza che i due si sono imbattuti casualmente nel cadavere di un ragazzino e non ne hanno denunciato il ritrovamento. I quattro ragazzi, spinti dal desiderio di riscattarsi e diventare degli eroi agli occhi di tutti, decidono di andare alla ricerca del corpo. Dopo aver superato mille ostacoli, fra cui anche quello di doversi scontrare con i più, trovano il cadavere maturando tanto durante il viaggio compiuto.
PREGHIERA
Signore, aiutaci con la tua presenza costante,
ad essere sempre vero gruppo unito.
Donaci la capacità di sapere condividere
insieme agli altri
ciò che ci doni
così da rendere sempre più forte e sincero
il legame tra di noi,
rinsaldando le basi del nostro gruppo.
Aiutaci a non avere paura dell’altro
ma trasforma ogni occasione di incontro
In una possibilità di crescita tra di noi e con Te!
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