Eccellenza Reverendissima Vescovo Sergio Melillo,
La Sua chiamata a condividere il pane con il prossimo risuona con una profonda verità evangelica, riflettendo la compassione e la generosità di Cristo. Le Sue parole ci hanno ispirato a riconoscere il nostro prossimo in ogni persona in cerca di dignità, lavoro, accoglienza e testimonianza.
Eccellenza, il Suo messaggio di educazione all'arte dell'ospitalità e dell'attesa è un richiamo prezioso a diventare veri testimoni dell'amore di Cristo. Le Sue parole, permeate di saggezza e compassione, ci incoraggiano a crescere come comunità fraterna e ad abbracciare la benedizione dell'adempimento attraverso l'attesa fiduciosa. Il Suo invito a continuare il cammino da fratelli, diffondendo il messaggio del Vangelo e condividendo il Pane di Vita, risuona come una chiamata appassionata a perseverare nella nostra missione di annuncio e comunione.
Mons. Sergio Melillo
Vescovo di Ariano Irpino – Lacedonia
Ariano Irpino,
15 agosto 2023
*Assunzione della Beata Vergine Maria
CONGRESSO EUCARISTICO DIOCESANO
Chiesa: casa ospitale dal profumo di pane
«Date loro voi stessi
da mangiare» (Luca 9,13)
17-24 SETTEMBRE 2023
Carissimi presbiteri, diaconi, consacrati/e, fedeli
laici, donne e uomini di buona volontà,
«grazia a voi e pace da Dio Padre e dal Signore Gesù Cristo» (2Tess.
1,1).
Siamo ormai giunti, a seguito di un itinerario
pastorale durato tre anni e, in comunione con
il cammino sinodale, alla celebrazione del Congresso Eucaristico
Diocesano, un tempo di ascolto, confronto
e soprattutto utile a ricentrare la vita personale e comunitaria intorno
all’Eucarestia, mistero di fede e di
amore. Ad irradiare il nostro peregrinare, l’immagine dei discepoli di Emmaus che, guidati da una Parola viva e
dinamica, che si rivela nella storia dell’umanità, ci ha condotti fin qui, in
un tempo inquieto.
Questo cammino si è contraddistinto da una sincera
riflessione, nelle comunità, fra la nostra gente. Sul calar della sera, mentre il giorno
cede il passo al tramonto e le “aspettative” umane sembrano smarrirsi, siamo chiamati a volgere lo sguardo in Alto
e saper prendere il largo, proprio come insegna
il Vangelo. I discepoli ci educano che non possiamo
rimanere intrappolati nel deserto, ma dobbiamo agire hic et nunc; non possiamo cristallizzarci in schemi “pastorali”
ormai datati. Non possiamo rimandare
alla luce del giorno, perché è nella sera che il bisogno del prossimo diventa evidente;
proprio quando quando
chi non ha cibo, un tetto o un lavoro dignitoso diventa
più visibile nella
sua vulnerabilità. È fra le tenebre che noi credenti
siamo chiamati a portare la luce del Risorto.
Dietro una logica dell’indifferenza, Gesù insegna a
donarsi, a “spezzarsi” - come pane -
per l’altro, a condividere, in stile
sinodale e fraterno. La comunità Eucaristica va oltre gli steccati delle parrocchie che, talvolta, tentano
di imprigionare l’umano.
Evitiamo il rischio
di confinare nell’incompiutezza il sacramento dell’Eucarestia!
Ricordiamo come Gesù si rivolge ai discepoli, in
relazione alla folla, quando dice: «non occorre che se ne vadano; date loro voi stessi da mangiare» (Mc 6, 36). Gesù sembra invitare a una
trasformazione nell’approccio, dall’acquisire al condividere, dall'egoismo alla generosità, dalla divisione alla fraternità, nel donare la vita con scelte
vocazionali.
Il gesto di prendere
cinque pani e due pesci, benedirli e distribuirli richiama
al dono dell’Eucaristia, che diventa
un Pane di comunione e condivisione. Questo riferimento è una testimonianza della volontà di Gesù di
guidarci verso un modello di vita basato sul dono, piuttosto che sull’esigenze del “mercato”. Lo stesso atto di spezzare
il pane e condividerlo, riflette
la logica del donarsi.
È questo lo stile che dobbiamo adottare nelle nostre parrocchie, nel
presbiterio, nelle comunità religiose, nelle aggregazioni
laicali, nelle famiglie, nella
società.
Durante il triennio pastorale, nel cammino sinodale,
ci siamo chiesti: con chi condividere il nostro pane? Chi è il mio prossimo? Da
tali quesiti abbiamo capito che il prossimo è il giovane in cerca di un’occupazione dignitosa, la persona
che migra in cerca di un presente da vivere o l’ammalato che vuole offrire
la sua testimonianza. Solo se cristiani autentici, possiamo vivere e cantare l’Alleluia della Pasqua, nella
consapevolezza che nei momenti di fragilità la Grazia di Dio abita in noi.
Cari fratelli e sorelle, educhiamoci all’arte
dell’ospitalità, quella dell’attesa e della carità, riconoscendo che sono parte della nostra vocazione; Bonhoeffer
dice che «chi non conosce l’aspra beatitudine dell’attesa, che è mancanza di ciò che si spera,
non sperimenterà mai, nella sua interezza, la benedizione
dell’adempimento».
Come Chiesa siamo una comunità
“chiamata”, ciascuno di noi con le sue debolezze, limitazioni, ma anche desideri
e talenti. Questa “vocazione” ci riguarda così come siamo, riconoscendo però che
ciascuno ha un posto nel
Cuore di Dio.
In conclusione, riflettiamo sulla fede in Gesù Cristo
che continua a farsi pane per noi e ci accompagna
per sempre. Egli cammina con noi: il suo amore è presente per confortarci e
asciugare le nostre lacrime.
Vi incoraggio a continuare il cammino da fratelli,
abbracciando la compassione verso il prossimo e il profondo significato della comunione.
Possa la grazia di Dio continuare a guidarci sulla
strada irta ed entusiasmante dell’umano per annunciare il Vangelo e condividere il
Pane di Vita.
Buon congresso eucaristico!
X Sergio Melillo
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