sabato 28 agosto 2021

Intervento di G. Boselli al 40° convegno pastorale della diocesi di Ariano Irpino Lacedonia

 


 

FRANCESCO

EVANGELII GAUDIUM

 

1. La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. 

 

L’eterna novità del Vangelo

11. (…) Come affermava sant’Ireneo: «[Cristo], nella sua venuta, ha portato con sé ogni novità».Egli sempre può, con la sua novità, rinnovare la nostra vita e la nostra comunità, e anche se attraversa epoche oscure e debolezze ecclesiali, la proposta cristiana non invecchia mai. Gesù Cristo può anche rompere gli schemi noiosi nei quali pretendiamo di imprigionarlo e ci sorprende con la sua costante creatività divina. Ogni volta che cerchiamo di tornare alla fonte e recuperare la freschezza originale del Vangelo spuntano nuove strade, metodi creativi, altre forme di espressione, segni più eloquenti, parole cariche di rinnovato significato per il mondo attuale. In realtà, ogni autentica azione evangelizzatrice è sempre “nuova”.

Dal cuore del Vangelo (il modo di annunciare il Vangelo)

34. Alcune questioni che fanno parte dell’insegnamento morale della Chiesa rimangono fuori del contesto che dà loro senso. Il problema maggiore si verifica quando il messaggio che annunciamo sembra allora identificato con tali aspetti secondari che, pur essendo rilevanti, per sé soli non manifestano il cuore del messaggio di Gesù Cristo. Dunque, conviene essere realisti e non dare per scontato che i nostri interlocutori conoscano lo sfondo completo di ciò che diciamo o che possano collegare il nostro discorso con il nucleo essenziale del Vangelo che gli conferisce senso, bellezza e attrattiva.

36. Tutte le verità rivelate procedono dalla stessa fonte divina e sono credute con la medesima fede, ma alcune di esse sono più importanti per esprimere più direttamente il cuore del Vangelo. 

39. Allora non sarà propriamente il Vangelo ciò che si annuncia, ma alcuni accenti dottrinali o morali che procedono da determinate opzioni ideologiche. Il messaggio correrà il rischio di perdere la sua freschezza e di non avere più “il profumo del Vangelo”.

Le dottrine, le tradizioni e il Vangelo

41 A volte, ascoltando un linguaggio completamente ortodosso, quello che i fedeli ricevono, a causa del linguaggio che essi utilizzano e comprendono, è qualcosa che non corrisponde al vero Vangelo di Gesù Cristo. Con la santa intenzione di comunicare loro la verità su Dio e sull’essere umano, in alcune occasioni diamo loro un falso dio o un ideale umano che non è veramente cristiano. In tal modo, siamo fedeli a una formulazione ma non trasmettiamo la sostanza. Questo è il rischio più grave. Ricordiamo che «l’espressione della verità può essere multiforme, e il rinnovamento delle forme di espressione si rende necessario per trasmettere all’uomo di oggi il messaggio evangelico nel suo immutabile significato».

Le consuetudini della Chiesa e il Vangelo

43. Nel suo costante discernimento, la Chiesa può anche giungere a riconoscere consuetudini proprie non direttamente legate al nucleo del Vangelo, alcune molto radicate nel corso della storia, che oggi ormai non sono più interpretate allo stesso modo e il cui messaggio non è di solito percepito adeguatamente. Possono essere belle, però ora non rendono lo stesso servizio in ordine alla trasmissione del Vangelo. Non abbiamo paura di rivederle. Allo stesso modo, ci sono norme o precetti ecclesiali che possono essere stati molto efficaci in altre epoche, ma che non hanno più la stessa forza educativa come canali di vita. 

CAPITOLO V: EVANGELIZZATORI CON LO SPIRITO

Prima motivazione per evangelizzare: la passione per il Vangelo

264. La migliore motivazione per decidersi a comunicare il Vangelo è contemplarlo con amore, è sostare sulle sue pagine e leggerlo con il cuore. Se lo accostiamo in questo modo, la sua bellezza ci stupisce, torna ogni volta ad affascinarci. Perciò è urgente ricuperare uno spirito contemplativo, che ci permetta di riscoprire ogni giorno che siamo depositari di un bene che umanizza, che aiuta a condurre una vita nuova. Non c’è niente di meglio da trasmettere agli altri.

Siamo creati per quello che il Vangelo ci propone

265. A volte perdiamo l’entusiasmo per la missione dimenticando che il Vangelo risponde alle necessità più profonde delle persone, perché tutti siamo stati creati per quello che il Vangelo ci propone: l’amicizia con Gesù e l’amore fraterno. Quando si riesce ad esprimere adeguatamente e con bellezza il contenuto essenziale del Vangelo, sicuramente quel messaggio risponderà alle domande più profonde dei cuori.

  

ALTRI TESTI

Tutto io faccio per il vangelo

Omnia facio propter evangelium

(Paolo, 1Cor 9,23)

Non è soltanto impossibile ma inutile conoscere Dio senza Gesù Cristo.

(Pascal, Pensieri 549-191)

 

Guai a me, se evangelizzare non mi evangelizza.

(Madeleine Delbrêl, Œuvres complètes, 8 : Athéisme et évangélisation. Textes missionnaires, vol. 2, Nouvelle Cité, Bruyères-le-Châtel 2010, p. 138)   

 

Non voglio che si diffonda il cristianesimo che io conosco. Voglio che si diffonda il Vangelo che io medito, che è un’altra cosa.

(E. Balducci, Siate ragionevoli chiedete l’impossibile, Chiarelettere, Milano 2012, pp. 48-49)

 

I preti e i laici, quasi senza differenze, s’immergano nel Vangelo. Lo dico con una particolarissima e specifica insistenza, anche quantitativa: è necessario leggerlo, leggerlo, leggerlo. Formatevi sul Vangelo, letto mille volte al giorno se fosse possibile, sine glossa, il più possibile in lettura continua, senza alcuna desistenza. Immergetevi in esso, chiudetevi le orecchie e sradicando i pensieri, per così dire; e ci pensa lui, il Signore, a sradicarli ancora più profondamente. Ma deve essere un rapporto continuo, personale, vissuto, creduto con tutto l’essere, e sapendo di accogliere la parola di Dio come Gesù Cristo l’ha seminata quando andava per le strade della Galilea.

I nostri biblisti possono porsi i problemi delle varie forme, delle varie teologie … ma a un certo punto sono problemi che vi dovete lasciare alle spalle ascoltando il Vangelo così com’è, senza glossa, come diceva san Francesco, continuamente in maniera che raschi il vostro cervello e vi plasmi lo spirito, senza che ve ne accorgiate. Non stancatevi mai di leggerlo, perché è assurdo stancarsi del Vangelo. Certo, da una prima parola che leggete di un brano potete pensare di conoscerlo ma non lo conoscete … perché è di una profondità infinita, inesausta, e inesauribile; e continuamente ci plasma, ci sostiene, ci forma, ci crea, prima di tutto come cristiani: anche il vostro sacerdozio è installato sul vostro essere cristiani, quindi nasce dal Vangelo. Continuate sempre a rafforzarvi nella fede che non solo è la parola di Dio, ma è la Parola incarnata e che si incarna in voi. Abbiamo tutti bisogno di questa continua incarnazione della Parola.  

(G. Dossetti, La parola di Dio seme di vita e di fede incorruttibile, EDB, Bologna 2002, pp. 217-218)

“È possibile vivere il Vangelo?”. Chi come me ha una certa età, avendo ormai attraversato le varie stagioni della vita ed essendo approdato all’ultima, riconosce che questa domanda ha ricevuto e continua a ricevere risposte diverse. C’è stata una stagione, che per la mia generazione è coincisa con la giovinezza, in cui le attese, le speranze, le forti convinzioni tipiche del tempo in cui i giovani si affacciano alla vita e vi entrano, erano convergenti con le speranze della chiesa e del mondo.

Nella chiesa si respirava nell’aria una novità che non era l’arrivo di una “moda”, ma era un ritorno al Vangelo, alla forma vitae della chiesa primitiva. Per questo si parlava, con molto timore, anche di aggiornamento, qualcuno ardiva persino parlare di riforma della vita della chiesa. Per i cristiani con una certa consapevolezza era il Vangelo che diventava una presenza dinamica, un riferimento, un principio che veniva invocato come un’urgenza, una realtà da viversi concretamente e, oserei dire, visibilmente: questo non per “un’ostensione davanti agli uomini” ma per verificare che il Vangelo ispirava veramente la vita di molti cristiani ed era assunto dalla chiesa come presenza egemone.

Qualcuno oggi, analizzando quella stagione, conclude che nella chiesa si era instaurato un mito – il mito di un’età dell’oro, il mito delle origini …

Mito della riforma? O non piuttosto capacità del Vangelo di essere un fuoco che continua a covare sotto la cenere, che resta brace incandescente la quale può sempre dare origine a un roveto ardente? “Il Vangelo è dýnamis, potenza di Dio” (Rm 1,16), dice l’apostolo Paolo! Può essere smentito, fatto tacere, reso inefficace, può essere addirittura contraddetto e pervertito, e allora sembra restare inerte sotto la cenere. Ma poi riprende ad ardere, perché è un fuoco che subito rinasce non appena un cristiano getta sulla cenere qualche sterpo del suo vivere, alla ricerca della luce e della presenza divina. Non si può far tacere per sempre il Vangelo: per qualche tempo sì, e la storia della chiesa lo testimonia; ma poi basta che un uomo o una donna, alla ricerca di luce vera e di fuoco che consumi, abbia il coraggio di scostare un po’ di cenere e di gettarvi sopra una bracciata di legna secca, che subito il fuoco e la luce si fanno nuovamente vedere. Ormai vecchio, vicino alla morte, un grande spirituale italiano confidò a me e a un mio fratello: “Me ne vado dopo aver combattuto per riformare la chiesa, ma ora sono convinto che la chiesa sia irriformabile”. Quelle parole mi stupirono, mi fecero male, ma non nego che ora a volte sono tentato di condividerle. Siamo capaci di dare alla chiesa un volto nuovo, più fedele e conforme al volto di Cristo, oppure questa è solo una speranza, e la sposa di Cristo sarà tale solo quando verrà lo Sposo? Mi ostino a credere che alla brace del Vangelo basti il soffio dello Spirito per riprendere ad ardere, riscaldando i nostri cuori e illuminando l’umanità intera. Sì, il Vangelo si può ancora vivere in ogni stagione.

(Enzo Bianchi, in Jesus, 9/2011)

 

La liturgia è celebrare il Vangelo                                                                                                           

Se nei vangeli si parla poco o nulla di liturgia, ciò avviene perché essi sono di fatto una liturgia vissuta con Gesù in mezzo ai suoi … E’ questa la liturgia dei vangeli: essere attorno a Gesù nella sua vita e nella sua morte … La liturgia è stare oggi intorno alla persona del Signore, ascoltarlo, parlargli, pregarlo, lasciarlo pregare per noi. Tutto ciò che i vangeli riferiscono di Gesù tra la gente è un’anticipazione della liturgia e, a sua volta, la liturgia è una continuazione. Potremmo dire che la liturgia è la danza della Chiesa attorno al Cristo un po' come la danza di Davide attorno all'arca, è quella gratuità gioiosa che si sprigiona dalla presenza di Gesù.

È estremamente importante cogliere nella liturgia questa fondamentale dinamica: essere noi oggi attorno al Cristo glorioso' che ci parla, ci ascolta, ci sana, prega a nostro nome, proprio come faceva con gli apostoli negli anni della sua esistenza terrena. La Chiesa rivive la liturgia descritta dai vangeli perché mette al centro Gesù e si lascia illuminare' guidare e graziare da lui. Come dice il Vaticano II "Cristo è sempre presente nella sua Chiesa, e in modo speciale nelle azioni liturgiche,' (Sacrosanctum Concilium, 7).

(C.M. Martini, “La liturgia mistica del prete. Omelia nella Messa crismale”, Rivista della Diocesi di Milano 89/4 (1998), pp. 641-648, p. 642)

 

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