È IMPORTANTE RICONOSCERE LA VOCE DI DIO PER POTERLO SEGUIRE
Gesù chiama i suoi discepoli mentre stanno svolgendo il loro lavoro, li chiama per nome, li chiama a seguirlo per la sua strada invitandoli a lasciare quanto hanno ottenuto e consolidato con la vita che fino a quel momento avevano condotto per affacciarsi alla novità che verrà loro annunciata e prepararsi alla missione di cui saranno protagonisti. La chiamata diventa quindi motivo di conversione che fa volgere il proprio sguardo verso Gesù desiderando di seguirlo ed amarlo avendolo come punto di riferimento per la vita.
RIFLESSIONE
Tante volte nell’arco di una
giornata sentiamo pronunciare il nostro nome, all’ udirlo, la nostra reazione naturale è
quella di mettersi in “allerta” e sintonizzare la nostra capacità di ascolto
verso la persona che ci ha chiamati. Alcune volte, però, pur accorgendoci che
qualcuno ha pronunciato il nostro nome, preferiamo far finta di nulla. Altre volte siamo talmente
presi dalle nostre cose, dai nostri affanni quotidiani che addirittura non ci
accorgiamo che qualcuno ci sta chiamando, richiede la nostra attenzione perché
ha qualcosa di importante da dirci. È pur vero che oggi il mondo che ci
circonda fa tanto chiasso con le sue mode ed i suoi idoli che diventa anche
difficile accorgersi che qualcuno di importante sta pronunciando anzi sta
urlando con forza il nostro nome. Come facciamo quindi ad accorgerci che
qualcuno ci chiama? Come riconosciamo chi è? E se fosse proprio Dio?
Sintonizziamoci sulla frequenza esatta e facciamo silenzio, intorno a noi e
dentro il nostro cuore: Dio ci parla, ogni giorno ed in ogni modo… noi abbiamo
la forza di ascoltarlo e soprattutto di risponderlo? Dio è paziente, aspetta e
non pretende risposta. Ma il suo invito, il suo “vieni e seguimi” è sempre
valido, non c’è peccato che tenga, la sua misericordia cancella tutto. La
stessa misericordia sperimentata nel battesimo e della quale vogliamo essere
testimoni per il mondo confermandoci nella fede con la cresima. La dinamica del
nostro incontro con il Signore è proprio questa: cercare, seguire, dimorare.
Queste sono anche le attitudini essenziali per conoscere e vivere l’amore.
L’amore è cercato dal desiderio, deve essere seguito su cammini a volte
faticosi e pieni di contraddizioni, ma, se lo si segue, alla fine lo si conosce
e in esso si resta, si dimora.
RIFERIMENTI BIBLICI Gv 1,35-39 5
Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi
discepoli 36e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l'agnello
di Dio!». 37E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.
38Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che
cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì - che, tradotto, significa Maestro -,
dove dimori?». 39Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove
egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del
pomeriggio. Seguire qualcuno senza garanzie non è mai facile, occorre, per
farlo, tanta fiducia e riconoscere che chi ti sta chiamando vuole il tuo bene:
è quello che capita a Giovanni e ai discepoli che senza se e senza ma
all’invito di Gesù “Venite e Vedrete” andarono senza indugio, ricevendo in
cambio della loro fiducia, o per meglio dire, della loro Fede, la scoperta
della dimora di Cristo; ed entrare nella dimora di Cristo significa entrare in
intimità con Lui, mettersi in relazione: significa penetrare nel Suo mistero
lasciandolo entrare dentro il nostro cuore.
CITAZIONI
Ecco perché è importante rivolgersi ad una persona
chiamandola per nome di Elena Bernabè
http://www.eticamente.net/9599/ecco-perche-e-importante-chiamare-una-persona-per-nome.html
“Soltanto l’uomo di
cui viene pronunciato il nome è vivo”
Spesso ci ritroviamo a frequentare tante persone ma chiamiamo per nome solo poche di loro. Utilizziamo, rivolgendoci a loro, nomignoli, soprannomi, a volte il cognome ma mai il nome di nascita di quella determinata persona. Se ci pensate può capitare anche che con un particolare parente, con un amico, con un collega tendiamo, rivolgendoci a lui, a non usare nessun tipo di nome: troviamo il modo più o meno consapevole di parlare con lui senza nominarlo mai! Eppure il nome di una persona è di fondamentale importanza: una semplice parola racchiude in sé stessa tutta la storia di un individuo, la storia della sua famiglia d’origine, la sua individualità. Rivolgersi a qualcunochiamandolo per nome è un modo per farlo sentire presente, per richiamare tutto il suo essere, per non etichettarlo in un modo o nell’altro ma per viverlo nella sua completezza. Può sembrare banale ma il semplice chiamare una persona per nome riesce a destare tutta la persona: chi pronuncia il nome riconosce all’altro tutta la sua individualità e chi si sente chiamato si veste finalmente del proprio essere. Provate a pensare all’investimento d’amore e di riflessione che scaturisce dalla decisione di chiamare il proprio figlio con quel nome che lo accompagnerà per tutta la vita e a come quel bambino si desterà fisicamente, mentalmente e dal punto di vista dell’anima ogni qualvolta si sentirà chiamato così. Le parole hanno un potere straordinariamente potente: possono curare o annientare, sollevare o distruggere. Proprio per questo motivo il nome di ogni individuo è come la veste del suo essere e nominarlo vuol dire riconoscerlo. Riconoscere una persona è già una gran cosa: vuol dire rispettarla, sentirla, ascoltarla… Capita spesso nelle coppie di innamorati, per esempio, che un individuo perda la sua individualità e ciò si manifesta anche nel non sentirsi chiamato per nome. Nomignoli come “amore“, “tesoro” e via dicendo sono nomignoli teneri e affettuosi che però non devono mai sostituire il nome dell’altra persona poichè chi abbiamo vicino è sì il nostro compagno d’amore ma è anche e soprattutto una persona con la propria individualità. Anche in altri ambiti può accadere d’identificare una persona non come se stessa ma solo ed esclusivamente con il ruolo che riveste: in ambito lavorativo sono diffusi soprannomi tra i colleghi e l’utilizzo del cognome quando un individuo di ordine superiore (dal punto di vista lavorativo) si relaziona ad un suo subordinato, stessa cosa avviene in ambiente scolastico tra alunni e alunni e tra maestro e alunni.
“Il nome di un uomo non è come un mantello che gli sta penzolante e che gli si può strappare o cacciare di dosso, ma una veste perfettamente adatta, o come la pelle concresciutagli che non si può graffiare senza far male anche a lui.” (Goethe)
Fate l’esperimento di chiamare
per nome quella persona che non chiamate mai per nome: in lei si smuoverà di
sicuro qualcosa e anche voi vi relazionerete con lei in modo diverso. E se
l’esperimento viene fatto con voi, all’ascolto del vostro nome pronunciato da
quella particolare persona che fino ad ora vi aveva chiamato in altro modo, i
vostri occhi si illumineranno e con loro il vostro sentirvi importanti,
presenti, considerati. Spesso basta poco, pochissimo, per donare un po’ di dignità
a se stessi e agli altri. Dobbiamo riprenderci la valenza fondamentale del nome
d’origine per riprenderci le nostre radici, perché solo avendole bene in mente,
nel cuore e nell’anima possiamo dare vita a rami forti, espansi e liberi.
“Il mio nome pronunciato da lui, con la sua voce roca e fonda, il mio nome che nasceva dalla sua pancia e passava attraverso la sua gola era il più bello del mondo, infondeva coraggio alla mia misera persona, scivolava dentro di me e mi definiva, mi dava luogo e tempo, e un’origine certa.” (Margaret Mazzantini)
DOMANDE PER GIOVANI
1 Quante volte
veniamo chiamati nell’arco di una giornata? Quante volte siamo chiamati per
cose serie e quante volte per cose superflue?
2- Ti è mai capitato di sentirti chiamare e di ignorare la chiamata?
Perché? Quali sensazioni hai provato?
3- Pensa alla parola
chiamata ed immaginala nella tua mente: vedi solo una chiamata esterna, fatta
da un’altra persona o ti senti anche chiamare da dentro?
4- Come immagini che
ti chiami Dio?
5- Ti sei mai sentito chiamare da Lui? L’hai accolto o hai fatto
finta di niente?
PREGHIERA
Signore Gesù, ti prego:
fa che anche oggi
possa incontrarti sulla mia strada,
fa che il tuo amore continui
a modellare il mio cuore.
L’ascolto della tua Parola
mi faccia ritrovare
la freschezza della decisione
di seguirti ovunque tu mi conduci.
Suscita in me il desiderio di incontrarti
e
sempre più gioia nello stare con te
senza stare a misurare il tempo
con il cronometro.
Voglio ringraziarti per le persone buone
che mi hanno parlato di te
e mi hanno trasmesso in modo semplice
la loro fede e la gioia di averti
incontrato.
Donami sempre attenzione
e apertura di cuore
perché la fede viene dall’ascolto.
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