lunedì 20 aprile 2020

I NONNI: TRA AFFETTO E MEMORIA

  UN ORRENDO PENSIERO  " Altri tre morti. Erano tutti anziani e con altre patologie" 
https://www.ilfoglio.it/salute/2020/02/29/news/la-grande-scrematura-303986/?underPaywall=true


FINALITA’ EDUCATIVA

Comprendere che gli  anziani sono le radici dell’albero della nostra vita; conoscerli e imparare ad amarli vuol dire prendersi cura della nostra stessa vitalità. Educare gli adolescenti a prendere le distanze dall’economia “dello scarto”, come la definisce Papa Francesco, che tende a mettere ai margini le persone che non sono più produttive; stimolarli ad essere vicini ai loro nonni e agli anziani in genere, valorizzando ciò che loro possono trasmettere ed offrendo tempo ed affetto per alleviare la loro solitudine o la loro fatica.

ATTIVITÀ
Si propone  il cortometraggio LA LUNA (Pixar)
 Una magica e toccante fiaba che racconta di un bambino portato per la prima volta in barca con il padre e il nonno. In attesa della Luna il bimbo scoprirà il lavoro dei suoi, le proprie tradizioni familiari e imparerà a seguire le sue aspirazioni e il suo istinto, trovando la sua originale identità.
Veniamo da una storia di generazioni. Nessuno di noi si costruisce tutto da solo. Portiamo dentro di noi segni di chi ci ha preceduto (nel fisico, nel carattere, nelle tradizioni famigliari…)
Aprire il confronto con le seguenti domande:
·       Quanto assomiglio ai miei nonni?
·       Cosa di loro ricordo con affetto?
·       Cosa vorrei conoscere di loro?
·       Com’è il nostro rapporto o come è stato?
Ascoltare il discorso di Papa Francesco all’incontro con i nonni:
https://www.youtube.com/watch? v=F02Z7dMl5ms

Conosciamo l’effettiva situazione degli anziani?
Come viviamo nelle nostre famiglie il rapporto con loro?
Quale realtà vediamo attorno a noi?
Come vivono i nostri nonni, gli anziani del nostro paese,
quelli accolti nelle Case di Riposo?
Come ci interpella questa realtà?
Possiamo donare e ricevere molto: cosa?

GLI ANZIANI   In Amoris Laetitia, 191-193
191. «Non gettarmi via nel tempo della vecchiaia, non abbandonarmi quando declinano le mie forze» (Sal 71,9). È il grido dell’anziano, che teme l’oblio e il disprezzo. Così come Dio ci invita ad essere suoi strumenti per ascoltare la supplica dei poveri, Egli attende anche da noi che ascoltiamo il grido degli anziani.[211] Questo interpella le famiglie e le comunità, perché «la Chiesa non può e non vuole conformarsi ad una mentalità di insofferenza, e tanto meno di indifferenza e di disprezzo, nei confronti della vecchiaia. Dobbiamo risvegliare il senso collettivo di gratitudine, di apprezzamento, di ospitalità, che facciano sentire l’anziano parte viva della sua comunità. Gli anziani sono uomini e donne, padri e madri che sono stati prima di noi sulla nostra stessa strada, nella nostra stessa casa, nella nostra quotidiana battaglia per una vita degna».[212] Perciò, «come vorrei una Chiesa che sfida la cultura dello scarto con la gioia traboccante di un nuovo abbraccio tra i giovani e gli anziani!». [213] 192. San Giovanni Paolo II ci ha invitato a prestare attenzione al posto dell’anziano nella famiglia, perché vi sono culture che «in seguito ad un disordinato sviluppo industriale ed urbanistico, hanno condotto e continuano a condurre gli anziani a forme inaccettabili di emarginazione».[214] Gli anziani aiutano a percepire «la continuità delle generazioni», con «il carisma di ricucire gli strappi».[215] Molte volte sono i nonni che assicurano la trasmissione dei grandi valori ai loro nipoti e «molte persone possono constatare che proprio ai nonni debbono la loro iniziazione alla vita cristiana».[216] Le loro parole, le loro carezze o la loro sola presenza aiutano i bambini a riconoscere che la storia non inizia con loro, che sono eredi di un lungo cammino e che bisogna rispettare il retroterra che ci precede. Coloro che rompono i legami con la storia avranno difficoltà a tessere relazioni stabili e a riconoscere che non sono i padroni della realtà. Dunque, «l’attenzione agli anziani fa la differenza di una civiltà. In una civiltà c’è attenzione all’anziano? C’è posto per l’anziano? Questa civiltà andrà avanti se saprà rispettare la saggezza, la sapienza degli anziani».[217] 193. La mancanza di memoria storica è un grave difetto della nostra società. E’ la mentalità immatura dell’“ormai è passato”. Conoscere e poter prendere posizione di fronte agli avvenimenti passati è l’unica possibilità di costruire un futuro che abbia senso. Non si può educare senza memoria: «Richiamate alla memoria quei primi giorni» (Eb 10,32). I racconti degli anziani fanno molto bene ai bambini e ai giovani, poiché li mettono in collegamento con la storia vissuta sia della famiglia sia del quartiere e del Paese. Una famiglia che non rispetta e non ha cura dei suoi nonni, che sono la sua memoria viva, è una famiglia disintegrata; invece una famiglia che ricorda è una famiglia che ha futuro. Pertanto, «in una civiltà in cui non c’è posto per gli anziani o sono scartati perché creano problemi, questa società porta con sé il virus della morte»,[218] dal momento che «si strappa dalle proprie radici».[219] Il fenomeno contemporaneo del sentirsi orfani, in termini di discontinuità, sradicamento e caduta delle certezze che danno forma alla vita, ci sfida a fare delle nostre famiglie un luogo in cui i bambini possano radicarsi nel terreno di una storia collettiva.

INIZIATIVE CON E PER I NONNI
Si può proporre, se possibile, una giornata o una serata insieme agli anziani/nonni anche organizzando una festa per loro. Si può organizzare anche una sorta di gioco a squadre per confrontarsi su abitudini e tradizioni: Þ vestiti
 Þ Cibo
 Þ Comunicazioni
Þ Feste
 Þ Giochi
 Þ Fede
 Þ Amore
 Þ

Con gli anziani si potrebbe anche organizzare una mostra “Ieri e oggi” sui vari aspetti della vita.
Oppure proporre agli adolescenti di visitare gli anziani della Parrocchia o di una casa di Riposo. Significativo sarebbe se i ragazzi si impegnassero periodicamente in queste visite e non solo in occasioni sporadiche o eccezionali.
Imparare a pregare per i nostri nonni, anche per quelli defunti, ringraziando il Signore per il dono della loro vita. Si potrebbe anche andare in gruppo al Cimitero della parrocchia per vivere insieme una visita sulle tombe di chi ci ha preceduto.
Finalità di queste iniziative è sempre comunque far sentire importanti gli anziani, valorizzare le loro competenze, integrarli dentro una comunità più grande, e soprattutto creare legami significativi con i giovani perché possano apprendere dalla loro esperienza e dalla loro sapienza di vita.

NONNA NOEMI dal libro di Rut
Rut 4,13-17 13Così Booz prese in moglie Rut. Egli si unì a lei e il Signore le accordò di concepire: ella partorì un figlio. 14E le donne dicevano a Noemi: «Benedetto il Signore, il quale oggi non ti ha fatto mancare uno che esercitasse il diritto di riscatto. Il suo nome sarà ricordato in Israele! 15Egli sarà il tuo consolatore e il sostegno della tua vecchiaia, perché lo ha partorito tua nuora, che ti ama e che vale per te più di sette figli». 16Noemi prese il bambino, se lo pose in grembo e gli fece da nutrice. 17Le vicine gli cercavano un nome e dicevano: «È nato un figlio a Noemi!». E lo chiamarono Obed. Egli fu il padre di Iesse, padre di Davide. Certamente Rut è un libro "bucolico", essendo pervaso da un'atmosfera da festa paesana, tanto che il narratore stesso sembra rivivere quest'ambientazione con nostalgia, come si fa oggi con i racconti dei bei tempi antichi, i quali hanno per oggetto una civiltà contadina ormai tramontata per sempre. La raccolta dell'orzo è vissuta come una festa corale, sembra di risentire i mezzadri cantare le loro allegre canzoni mentre mietono il cereale, e in questo scenario da cartolina c'è posto anche per la bella e giovane spigolatrice, della quale, si innamora il padrone del campo, tanto da fare carte false per sposarla. Ma chi si fermasse a quest'atmosfera da fiaba di Perrault non avrebbe compreso fino in fondo il significato dello stupendo libro di Rut. Esso infatti si chiude con la nonna Noemi che stringe felice tra le braccia il nipotino Obed. In realtà è proprio a questi che l'autore vuole arrivare, più che narrare la casta storia d'amore tra Booz e la sua sposa straniera, vista la sua illustre discendenza, che coincide con la stirpe dei re davidici, e in seguito addirittura con Giuseppe il falegname e con il Messia atteso. Si comprende così come il nostro libro va al di là del semplice quadretto d'amore paesano, per diventare un testo profondamente religioso, pervaso dall'orgoglio della dinastia davidica e dalla speranza dell'avvento messianico. Per l’uomo ebraico è di fondamentale importanza la dinastia dalla quale proviene. Numerose sono le attestazioni all’interno della Bibbia verso questa sacralità delle proprie origini che rendono la persona orgogliosa e/o comunque partecipe di una promessa fatta ai propri padri, fin dall’antichità. Ogni storia di vita non è mai slegata dal passato, così come accade per questa donna che è parte integrante della discendenza di Gesù. Noemi, la nonna di Obed, considera questo piccolo come se fosse figlio suo perché nato dalla nuora che l’ha seguita nel suo ritorno in patria e che “vale per lei più di sette figli”. Il legame fra le due donne rende possibile la continuazione della discendenza che vede in Obed il nonno del Re Davide. Illustri e preziosi antenati che Dio sceglie per continuare la Sua storia di salvezza in favore dell’intera umanità.

I SANTI GIOACCHINO E ANNA
Sant’Anna e San Gioacchino, la cui memoria si celebra il 26 luglio, rappresentano un pezzo fondamentale della storia della salvezza. Secondo un'antica tradizione che risale al II secolo, ebbero questo nome i genitori della beata Vergine Maria. È il protovangelo di Giacomo, a darne i nomi. Il culto di sant'Anna esisteva in oriente già nel secolo VI e si diffuse in occidente nel secolo X. Più recente è il culto di san Gioacchino. Gioacchino e Anna sono raffigurati come vecchi e senza figli; per Gioacchino in particolare la mancanza di figli era fonte di pubblico biasimo, perciò si ritirò nel deserto per digiunare e pregare. Mentre Anna stava pregando in casa un angelo le apparve, annunciandole che avrebbe partorito un figlio, lo stesso annuncio che Gioacchino ricevette nel deserto. Questa leggenda ricorda molto la nascita di Samuele (1 Sam 1, 9-20), e i primi Padri orientali la considerarono come deliberatamente simile. Davvero preziosa è la loro eredità, se essa è costituita dalla persona stessa del Verbo incarnato! Il loro nipote è Gesù Cristo, Dio generato nella carne umana da Maria. Gesù dice “Dai frutti conoscerete la pianta” Dalla santità del frutto, cioè di Maria, Immacolata fin dal concepimento, colei che doveva diventare il tabernacolo vivente del Dio fatto uomo, deduciamo la santità dei suoi genitori Anna e Gioacchino. Hanno saputo aprirsi alla novità di Dio anche se anziani, per questo i santi Gioacchino e Anna sono l'icona della saggezza che sa cogliere un progetto più grande di ogni limite umano. Celebrare la festa dei “nonni” di Cristo, significa per la Chiesa prendere sul serio, fino in fondo, l’inserzione di Dio stesso nelle generazioni umane.

PREGHIERA 
AI SANTI GIOACCHINO E ANNA SS.

SS. Anna e Gioacchino, Voi che siete i nonni di Gesù,
guardate dal cielo noi nonni terreni, imperfetti,
ma innamorati dei nostri nipoti
che amiamo quasi più dei nostri figli,
perché in ognuno di loro vediamo Gesù Bambino
bisognoso di cure e attenzioni.
Vegliate, guidateci, correggeteci.
Fate che i nostri atteggiamenti
siano sempre improntati sull'amore e sul rispetto
così da riuscire a trasmettere a loro
la nostra fede nel Vostro nipote Gesù.
Amen
FILMS
UP
 Un film di Pete Docter, Bob Peterson. Animazione, durata 104 min. - USA 2009 Carl Fredricksen è un vecchietto afflitto da una immensa solitudine dopo la morte dell’amata moglie. Vuole realizzare il sogno della sua vita partecipando a un’avventura nelle terre sudamericane a bordo della sua casa volante agganciata a una miriade di palloncini colorati. Troverà però un passeggero imprevisto, il piccolo Russell, boy scout un po’ grassottello e impacciato. Carl all’inizio non lo sopporta e vuole liberarsi di lui ma scoprirà ben presto di tenere a quel bambino più di quanto crede. Un capolavoro Pixar che ci insegna che nonni non solo si nasce, ma si può anche diventare. E che nonni!
BELLE E SEBASTIEN
Un film di genere family del 2013, diretto da Nicolas Vanier, con Félix Bossuet e Tchéky Karyo. Durata 98 minuti. L’anziano pastore César, spigoloso e duro, è una sorta di nonno adottivo per il piccolo Sebastien che vive sulle alpi francesi negl anni 40 (in piena Seconda Guerra Mondiale). Sebastien è un bambino solitario, senza genitori, che ama i monti e stringe amicizia con un grande cane che chiama Belle; Ma Belle è malvista dagli abitanti del villaggio che l’accusano di uccidere le pecore e attaccare gli uomini. Una storia d’amicizia e tolleranza che avvicinerà anche nonno e nipote.
IL PICCOLO LORD
un film di genere sentimentale del 1980, diretto da Jack Gold, con Colin Blakely e Connie Booth. Durata 102 minuti. Un grande classico per tutta la famiglia: Cedric è l’unico erede di una grande fortuna. è quindi costretto a trasferirsi dagli Stati Uniti, dove vive un’infanzia spensierata con i suoi amici, all’Inghilterra, dove viene “accolto” dal nonno burbero, il Conte di Dorincourt, determinato a fare del nipote un perfetto Piccolo Lord. Riusciranno la spontaneità e la simpatia di Cedric a fare breccia nel cuore di pietra del nonno?

PREGHIERA
Ti prego Signore,
per i miei nonni:
mi vogliono bene,
si prendono cura di me,
vegliano sui miei passi,
con amore e pazienza,
e hanno tempo per me.
Benedici e dona loro pace e gioia.
Attraverso le loro esperienze,
le gioie e le tribolazioni
della loro lunga vita
essi hanno imparato la saggezza.
Rendimi capace di ascoltarli
con attenzione e con rispetto
per crescere anch’io
saggio e buono,
come mi desiderano,
per essere loro motivo di conforto.
O Dio, Padre di bontà e di tenerezza,
accompagnali con la tua benedizione.
Fa’ che in terra e dal cielo
i nonni mi aiutino a parlare con Te
e a “sentire” quanto tu sei buono e amabile.
Amen

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