https://www.ilfoglio.it/salute/2020/02/29/news/la-grande-scrematura-303986/?underPaywall=true
FINALITA’ EDUCATIVA
Comprendere che gli anziani sono le radici dell’albero della
nostra vita; conoscerli e imparare ad amarli vuol dire prendersi cura della
nostra stessa vitalità. Educare gli adolescenti a prendere le distanze
dall’economia “dello scarto”, come
la definisce Papa Francesco, che tende a mettere ai margini le persone che non
sono più produttive; stimolarli ad essere vicini ai loro nonni e agli anziani
in genere, valorizzando ciò che loro possono trasmettere ed offrendo tempo ed
affetto per alleviare la loro solitudine o la loro fatica.
ATTIVITÀ
Si propone il cortometraggio LA LUNA (Pixar)
Una magica e toccante fiaba che racconta di un
bambino portato per la prima volta in barca con il padre e il nonno. In attesa
della Luna il bimbo scoprirà il lavoro dei suoi, le proprie tradizioni
familiari e imparerà a seguire le sue aspirazioni e il suo istinto, trovando la
sua originale identità.
Veniamo da una storia di generazioni. Nessuno di noi si costruisce
tutto da solo. Portiamo dentro di noi segni di chi ci ha preceduto (nel fisico,
nel carattere, nelle tradizioni famigliari…)
Aprire il confronto con le seguenti domande:
·
Quanto assomiglio ai miei nonni?
·
Cosa di loro ricordo con affetto?
·
Cosa vorrei conoscere di loro?
·
Com’è il nostro rapporto o come è stato?
Ascoltare il discorso di Papa Francesco all’incontro con i
nonni:
https://www.youtube.com/watch? v=F02Z7dMl5ms
Conosciamo l’effettiva situazione degli anziani?
Come viviamo nelle nostre famiglie il rapporto con loro?
Quale realtà vediamo attorno a noi?
Come vivono i nostri nonni, gli anziani del nostro paese,
quelli accolti nelle Case di Riposo?
Come ci interpella questa realtà?
Possiamo donare e ricevere molto: cosa?
GLI ANZIANI In
Amoris Laetitia, 191-193
191. «Non gettarmi via nel tempo
della vecchiaia, non abbandonarmi quando declinano le mie forze» (Sal 71,9). È
il grido dell’anziano, che teme l’oblio e il disprezzo. Così come Dio ci invita
ad essere suoi strumenti per ascoltare la supplica dei poveri, Egli attende
anche da noi che ascoltiamo il grido degli anziani.[211] Questo interpella le
famiglie e le comunità, perché «la Chiesa non può e non vuole conformarsi ad
una mentalità di insofferenza, e tanto meno di indifferenza e di disprezzo, nei
confronti della vecchiaia. Dobbiamo risvegliare il senso collettivo di
gratitudine, di apprezzamento, di ospitalità, che facciano sentire l’anziano
parte viva della sua comunità. Gli anziani sono uomini e donne, padri e madri
che sono stati prima di noi sulla nostra stessa strada, nella nostra stessa
casa, nella nostra quotidiana battaglia per una vita degna».[212] Perciò, «come
vorrei una Chiesa che sfida la cultura dello scarto con la gioia traboccante di
un nuovo abbraccio tra i giovani e gli anziani!». [213] 192. San Giovanni Paolo
II ci ha invitato a prestare attenzione al posto dell’anziano nella famiglia,
perché vi sono culture che «in seguito ad un disordinato sviluppo industriale
ed urbanistico, hanno condotto e continuano a condurre gli anziani a forme
inaccettabili di emarginazione».[214] Gli anziani aiutano a percepire «la
continuità delle generazioni», con «il carisma di ricucire gli strappi».[215]
Molte volte sono i nonni che assicurano la trasmissione dei grandi valori ai
loro nipoti e «molte persone possono constatare che proprio ai nonni debbono la
loro iniziazione alla vita cristiana».[216] Le loro parole, le loro carezze o
la loro sola presenza aiutano i bambini a riconoscere che la storia non inizia
con loro, che sono eredi di un lungo cammino e che bisogna rispettare il
retroterra che ci precede. Coloro che rompono i legami con la storia avranno
difficoltà a tessere relazioni stabili e a riconoscere che non sono i padroni
della realtà. Dunque, «l’attenzione agli anziani fa la differenza di una
civiltà. In una civiltà c’è attenzione all’anziano? C’è posto per l’anziano?
Questa civiltà andrà avanti se saprà rispettare la saggezza, la sapienza degli
anziani».[217] 193. La mancanza di memoria storica è un grave difetto della
nostra società. E’ la mentalità immatura dell’“ormai è passato”. Conoscere e
poter prendere posizione di fronte agli avvenimenti passati è l’unica
possibilità di costruire un futuro che abbia senso. Non si può educare senza
memoria: «Richiamate alla memoria quei primi giorni» (Eb 10,32). I racconti
degli anziani fanno molto bene ai bambini e ai giovani, poiché li mettono in
collegamento con la storia vissuta sia della famiglia sia del quartiere e del
Paese. Una famiglia che non rispetta e non ha cura dei suoi nonni, che sono la
sua memoria viva, è una famiglia disintegrata; invece una famiglia che ricorda
è una famiglia che ha futuro. Pertanto, «in una civiltà in cui non c’è posto
per gli anziani o sono scartati perché creano problemi, questa società porta
con sé il virus della morte»,[218] dal momento che «si strappa dalle proprie
radici».[219] Il fenomeno contemporaneo del sentirsi orfani, in termini di
discontinuità, sradicamento e caduta delle certezze che danno forma alla vita,
ci sfida a fare delle nostre famiglie un luogo in cui i bambini possano
radicarsi nel terreno di una storia collettiva.
INIZIATIVE CON E PER I NONNI
Si può proporre, se possibile, una giornata o una serata insieme agli
anziani/nonni anche organizzando una festa per loro. Si può organizzare anche
una sorta di gioco a squadre per confrontarsi su abitudini e tradizioni: Þ vestiti
Þ
Cibo
Þ
Comunicazioni
Þ
Feste
Þ
Giochi
Þ
Fede
Þ
Amore
Þ
…
Con gli anziani si potrebbe anche organizzare una mostra “Ieri e oggi” sui vari aspetti della vita.
Oppure proporre agli adolescenti di visitare gli anziani della
Parrocchia o di una casa di Riposo. Significativo sarebbe se i ragazzi si
impegnassero periodicamente in queste
visite e non solo in occasioni sporadiche o eccezionali.
Imparare a pregare per i
nostri nonni, anche per quelli defunti, ringraziando il Signore per il dono
della loro vita. Si potrebbe anche andare in gruppo al Cimitero della parrocchia
per vivere insieme una visita sulle tombe di chi ci ha preceduto.
Finalità di queste iniziative è sempre comunque far sentire importanti
gli anziani, valorizzare le loro competenze, integrarli dentro una comunità più
grande, e soprattutto creare legami significativi con i giovani perché possano
apprendere dalla loro esperienza e dalla loro sapienza di vita.
NONNA NOEMI dal libro di
Rut
Rut 4,13-17 13Così Booz prese in moglie Rut. Egli si unì a lei e il
Signore le accordò di concepire: ella partorì un figlio. 14E le donne dicevano
a Noemi: «Benedetto il Signore, il quale oggi non ti ha fatto mancare uno che
esercitasse il diritto di riscatto. Il suo nome sarà ricordato in Israele!
15Egli sarà il tuo consolatore e il sostegno della tua vecchiaia, perché lo ha
partorito tua nuora, che ti ama e che vale per te più di sette figli». 16Noemi
prese il bambino, se lo pose in grembo e gli fece da nutrice. 17Le vicine gli
cercavano un nome e dicevano: «È nato un figlio a Noemi!». E lo chiamarono
Obed. Egli fu il padre di Iesse, padre di Davide. Certamente Rut è un libro
"bucolico", essendo pervaso da un'atmosfera da festa paesana, tanto
che il narratore stesso sembra rivivere quest'ambientazione con nostalgia, come
si fa oggi con i racconti dei bei tempi antichi, i quali hanno per oggetto una
civiltà contadina ormai tramontata per sempre. La raccolta dell'orzo è vissuta
come una festa corale, sembra di risentire i mezzadri cantare le loro allegre
canzoni mentre mietono il cereale, e in questo scenario da cartolina c'è posto
anche per la bella e giovane spigolatrice, della quale, si innamora il padrone
del campo, tanto da fare carte false per sposarla. Ma chi si fermasse a
quest'atmosfera da fiaba di Perrault non avrebbe compreso fino in fondo il
significato dello stupendo libro di Rut. Esso infatti si chiude con la nonna
Noemi che stringe felice tra le braccia il nipotino Obed. In realtà è proprio a
questi che l'autore vuole arrivare, più che narrare la casta storia d'amore tra
Booz e la sua sposa straniera, vista la sua illustre discendenza, che coincide con
la stirpe dei re davidici, e in seguito addirittura con Giuseppe il falegname e
con il Messia atteso. Si comprende così come il nostro libro va al di là del
semplice quadretto d'amore paesano, per diventare un testo profondamente
religioso, pervaso dall'orgoglio della dinastia davidica e dalla speranza
dell'avvento messianico. Per l’uomo ebraico è di fondamentale importanza la
dinastia dalla quale proviene. Numerose sono le attestazioni all’interno della
Bibbia verso questa sacralità delle proprie origini che rendono la persona
orgogliosa e/o comunque partecipe di una promessa fatta ai propri padri, fin
dall’antichità. Ogni storia di vita non è mai slegata dal passato, così come
accade per questa donna che è parte integrante della discendenza di Gesù. Noemi,
la nonna di Obed, considera questo piccolo come se fosse figlio suo perché nato
dalla nuora che l’ha seguita nel suo ritorno in patria e che “vale per lei più
di sette figli”. Il legame fra le due donne rende possibile la continuazione
della discendenza che vede in Obed il nonno del Re Davide. Illustri e preziosi
antenati che Dio sceglie per continuare la Sua storia di salvezza in favore
dell’intera umanità.
I SANTI GIOACCHINO E ANNA
Sant’Anna e San Gioacchino, la cui memoria si celebra il 26 luglio,
rappresentano un pezzo fondamentale della storia della salvezza. Secondo un'antica
tradizione che risale al II secolo, ebbero questo nome i genitori della beata
Vergine Maria. È il protovangelo di Giacomo, a darne i nomi. Il culto di
sant'Anna esisteva in oriente già nel secolo VI e si diffuse in occidente nel
secolo X. Più recente è il culto di san Gioacchino. Gioacchino e Anna sono
raffigurati come vecchi e senza figli; per Gioacchino in particolare la
mancanza di figli era fonte di pubblico biasimo, perciò si ritirò nel deserto
per digiunare e pregare. Mentre Anna stava pregando in casa un angelo le
apparve, annunciandole che avrebbe partorito un figlio, lo stesso annuncio che
Gioacchino ricevette nel deserto. Questa leggenda ricorda molto la nascita di
Samuele (1 Sam 1, 9-20), e i primi Padri orientali la considerarono come deliberatamente
simile. Davvero preziosa è la loro eredità, se essa è costituita dalla persona
stessa del Verbo incarnato! Il loro nipote è Gesù Cristo, Dio generato nella
carne umana da Maria. Gesù dice “Dai frutti conoscerete la pianta” Dalla
santità del frutto, cioè di Maria, Immacolata fin dal concepimento, colei che
doveva diventare il tabernacolo vivente del Dio fatto uomo, deduciamo la
santità dei suoi genitori Anna e Gioacchino. Hanno saputo aprirsi alla novità
di Dio anche se anziani, per questo i santi Gioacchino e Anna sono l'icona
della saggezza che sa cogliere un progetto più grande di ogni limite umano.
Celebrare la festa dei “nonni” di Cristo, significa per la Chiesa prendere sul
serio, fino in fondo, l’inserzione di Dio stesso nelle generazioni umane.
PREGHIERA
AI SANTI GIOACCHINO E ANNA SS.
AI SANTI GIOACCHINO E ANNA SS.
SS. Anna e
Gioacchino, Voi che siete i nonni di Gesù,
guardate dal cielo
noi nonni terreni, imperfetti,
ma innamorati dei
nostri nipoti
che amiamo quasi più
dei nostri figli,
perché in ognuno di
loro vediamo Gesù Bambino
bisognoso di cure e attenzioni.
Vegliate, guidateci,
correggeteci.
Fate che i nostri
atteggiamenti
siano sempre
improntati sull'amore e sul rispetto
così da riuscire a
trasmettere a loro
la nostra fede nel
Vostro nipote Gesù.
Amen
FILMS
UP
Un film di Pete Docter, Bob
Peterson. Animazione, durata 104 min. - USA 2009 Carl Fredricksen è un
vecchietto afflitto da una immensa solitudine dopo la morte dell’amata moglie.
Vuole realizzare il sogno della sua vita partecipando a un’avventura nelle
terre sudamericane a bordo della sua casa volante agganciata a una miriade di
palloncini colorati. Troverà però un passeggero imprevisto, il piccolo Russell,
boy scout un po’ grassottello e impacciato. Carl all’inizio non lo sopporta e
vuole liberarsi di lui ma scoprirà ben presto di tenere a quel bambino più di
quanto crede. Un capolavoro Pixar che ci insegna che nonni non solo si nasce,
ma si può anche diventare. E che nonni!
BELLE E SEBASTIEN
Un film di genere family del 2013, diretto da Nicolas Vanier, con
Félix Bossuet e Tchéky Karyo. Durata 98 minuti. L’anziano pastore César,
spigoloso e duro, è una sorta di nonno adottivo per il piccolo Sebastien che
vive sulle alpi francesi negl anni 40 (in piena Seconda Guerra Mondiale).
Sebastien è un bambino solitario, senza genitori, che ama i monti e stringe
amicizia con un grande cane che chiama Belle; Ma Belle è malvista dagli abitanti
del villaggio che l’accusano di uccidere le pecore e attaccare gli uomini. Una
storia d’amicizia e tolleranza che avvicinerà anche nonno e nipote.
IL PICCOLO LORD
un film di genere sentimentale del 1980, diretto da Jack Gold, con
Colin Blakely e Connie Booth. Durata 102 minuti. Un grande classico per tutta
la famiglia: Cedric è l’unico erede di una grande fortuna. è quindi costretto a
trasferirsi dagli Stati Uniti, dove vive un’infanzia spensierata con i suoi
amici, all’Inghilterra, dove viene “accolto” dal nonno burbero, il Conte di
Dorincourt, determinato a fare del nipote un perfetto Piccolo Lord. Riusciranno
la spontaneità e la simpatia di Cedric a fare breccia nel cuore di pietra del
nonno?
PREGHIERA
Ti prego Signore,
per i miei nonni:
mi vogliono bene,
si prendono cura di me,
vegliano sui miei passi,
con amore e pazienza,
e hanno tempo per me.
Benedici e dona loro pace e gioia.
Attraverso le loro esperienze,
le gioie e le tribolazioni
della loro lunga vita
essi hanno imparato la saggezza.
Rendimi capace di ascoltarli
con attenzione e con rispetto
per crescere anch’io
saggio e buono,
come mi desiderano,
per essere loro motivo di conforto.
O Dio, Padre di bontà e di tenerezza,
accompagnali con la tua benedizione.
Fa’ che in terra e dal cielo
i nonni mi aiutino a parlare con Te
e a “sentire” quanto tu sei buono e
amabile.
Amen
Nessun commento:
Posta un commento