mercoledì 1 aprile 2020

FIGLI SI DIVENTA


FINALITA’ EDUCATIVA
Essere consapevoli di quanto riceviamo dai genitori, comprendere che anche che loro hanno bisogno di noi e possiamo fare tanto verso mamma e papà. Il nostro essere figli diventa un impegno oltre che una riscoperta continua che non finisce mai.
ATTIVITA’
Iniziare l’incontro facendo ascoltare la canzone
Padre Madre di Cesare Cremonini
Consegnare a ciascun adolescente il testo della canzone perché possa sottolineare una o più espressioni nelle quali si ritrova maggiormente ed aprire alla condivisione.Ogni adolescente è invitato a raccontare la propria esperienza di figlio/a: che rapporto ha con i suoi genitori, come li vede, cosa vorrebbe, quali sono i momenti di complicità, di discussione, ecc…
Padre Madre di Cesare Cremonini
Padre, occhi gialli e stanchi,
nelle sopracciglia il suo dolore da raccontarmi...
Madre, gonna lunga ai fianchi,
nelle sue guance gli anni e i pranzi coi parenti...
Non mi senti? O non mi ascolti,
mentre piango ad occhi chiusi sotto al letto.
Padre, e se mi manchi
è perché ho dato più importanza ai miei lamenti...
Madre, perché piangi?
ma non mi hai detto tu, che una lacrima è un segreto?
Ed io ci credo, ma non ti vedo
mentre grido e canto le mie prime note!
Ma se, una canzone che stia al posto mio non c'è,
eccola qua: è come se, foste con me!
Padre, mille anni,
e quante bombe sono esplose nei tuoi ricordi!
Madre, tra i gioielli,
sono ancora il più prezioso tra i diamanti?
Ma non mi ascolti, non mi senti,
mentre parto sulla nave dei potenti!
Ma se, una canzone che stia al posto mio non c'è,
eccola qua: è come se, foste con me!
Ma se, una canzone che stia al posto mio non c'è,
eccola qua: è come se, foste con me!
Padre, occhi gialli e stanchi,
cerca ancora coi tuoi proverbi a illuminarmi...
Madre, butta i panni,
e prova ancora, se ne hai voglia a coccolarmi,
perché mi manchi,
e se son stato così lontano è stato solo per salvarmi!
Così lontano è stato solo per salvarmi!
Così lontano è stato solo per salvarmi!
Ma se, una canzone che stia al posto mio non c'è,
eccola qua: è come se, foste con me!
E' come se, foste con me!!
E' come se, foste con me!!

GENITORI E FIGLI NEL PENSIERO DI PAPA FRANCESCO

La Madre Continuiamo con le catechesi sulla famiglia e nella famiglia c’è la madre. Ogni persona umana deve la vita a una madre, e quasi sempre deve a lei molto della propria esistenza successiva, della formazione umana e spirituale. La madre, però, pur essendo molto esaltata dal punto di vista simbolico, - tante poesie, tante cose belle che si dicono poeticamente della madre - viene poco ascoltata e poco aiutata nella vita quotidiana, poco considerata nel suo ruolo centrale nella società. Anzi, spesso si approfitta della disponibilità delle madri a sacrificarsi per i figli per “risparmiare” sulle spese sociali. […] Le madri sono l’antidoto più forte al dilagare dell’individualismo egoistico. “Individuo” vuol dire “che non si può dividere”. Le madri invece si “dividono”, a partire da quando ospitano un figlio per darlo al mondo e farlo crescere. […] Una società senza madri sarebbe una società disumana, perché le madri sanno testimoniare sempre, anche nei momenti peggiori, la tenerezza, la dedizione, la forza morale. Le madri trasmettono spesso anche il senso più profondo della pratica religiosa: nelle prime preghiere, nei primi gesti di devozione che un bambino impara, è inscritto il valore della fede nella vita di un essere umano. E’ un messaggio che le madri credenti sanno trasmettere senza tante spiegazioni: queste arriveranno dopo, ma il germe della fede sta in quei primi, preziosissimi momenti. Senza le madri, non solo non ci sarebbero nuovi fedeli, ma la fede perderebbe buona parte del suo calore semplice e profondo. 
Dall’udienza generale di mercoledì 7 gennaio 2015. 
Testo integrale in 
http://w2.vatican.va/content/francesco/it/audiences/2015/documents/papafrancesco_20150107_udienzagenerale.html 
Il Padre “Padre” è una parola nota a tutti, una parola universale. Essa indica una relazione fondamentale la cui realtà è antica quanto la storia dell’uomo. Oggi, tuttavia, si è arrivati ad affermare che la nostra sarebbe una “società senza padri”. In altri termini, in particolare nella cultura occidentale, la figura del padre sarebbe simbolicamente assente, svanita, rimossa. In un primo momento, la cosa è stata percepita come una liberazione: liberazione dal padrepadrone, dal padre come rappresentante della legge che si impone dall’esterno, dal padre come censore della felicità dei figli e ostacolo all’emancipazione e all’autonomia dei giovani. Talvolta in alcune case regnava in passato l’autoritarismo, in certi casi addirittura la sopraffazione: genitori che trattavano i figli come servi, non rispettando le esigenze personali della loro crescita; padri che non li aiutavano a intraprendere la loro strada con libertà - ma non è facile educare un figlio in libertà -; padri che non li aiutavano ad assumere le proprie responsabilità per costruire il loro futuro e quello della società. Questo, certamente, è un atteggiamento non buono; però come spesso avviene, si passa da un estremo all’altro. Il problema dei nostri giorni non sembra essere più tanto la presenza invadente dei padri, quanto piuttosto la loro assenza, la loro latitanza. I padri sono talora così concentrati su se stessi e sul proprio lavoro e alle volte sulle proprie realizzazioni individuali, da dimenticare anche la famiglia. E lasciano soli i piccoli e i giovani. […] A volte sembra che i papà non sappiano bene quale posto occupare in famiglia e come educare i figli. E allora, nel dubbio, si astengono, si ritirano e trascurano le loro responsabilità, magari rifugiandosi in un improbabile rapporto “alla pari” con i figli. E’ vero che tu devi essere “compagno” di tuo figlio, ma senza dimenticare che tu sei il padre! Se tu ti comporti soltanto come un compagno alla pari del figlio, questo non farà bene al ragazzo. Dall’udienza generale di mercoledì 28 gennaio 2015.
 Testo integrale in 
http://w2.vatican.va/content/francesco/it/audiences/2015/documents/papafrancesco_20150128_udienzagenerale.html
Ogni famiglia ha bisogno del padre. Oggi ci soffermiamo sul valore del suo ruolo, e vorrei partire da alcune espressioni che si trovano nel Libro dei Proverbi, parole che un padre rivolge al proprio figlio, e dice così: «Figlio mio, se il tuo cuore sarà saggio, anche il mio sarà colmo di gioia. Esulterò dentro di me, quando le tue labbra diranno parole rette» (Pr 23,15-16). Non si potrebbe esprimere meglio l’orgoglio e la commozione di un padre che riconosce di avere trasmesso al figlio quel che conta davvero nella vita, ossia un cuore saggio. Questo padre non dice: “Sono fiero di te perché sei proprio uguale a me, perché ripeti le cose che dico e che faccio io”. No, non gli dice semplicemente qualcosa. Gli dice qualcosa di ben più importante, che potremmo interpretare così: “Sarò felice ogni volta che ti vedrò agire con saggezza, e sarò commosso ogni volta che ti sentirò parlare con rettitudine. Questo è ciò che ho voluto lasciarti, perché diventasse una cosa tua: l’attitudine a sentire e agire, a parlare e giudicare con saggezza e rettitudine. E perché tu potessi essere così, ti ho insegnato cose che non sapevi, ho corretto errori che non vedevi. Ti ho fatto sentire un affetto profondo e insieme discreto, che forse non hai riconosciuto pienamente quando eri giovane e incerto. Ti ho dato una testimonianza di rigore e di fermezza che forse non capivi, quando avresti voluto soltanto complicità e protezione. Ho dovuto io stesso, per primo, mettermi alla prova della saggezza del cuore, e vigilare sugli eccessi del sentimento e del risentimento, per portare il peso delle inevitabili incomprensioni e trovare le parole giuste per farmi capire. Adesso – continua il padre -, quando vedo che tu cerchi di essere così con i tuoi figli, e con tutti, mi commuovo. Sono felice di essere tuo padre”. È così ciò che dice un padre saggio, un padre maturo. […] Un buon padre sa attendere e sa perdonare, dal profondo del cuore. Certo, sa anche correggere con fermezza: non è un padre debole, arrendevole, sentimentale. Il padre che sa correggere senza avvilire è lo stesso che sa proteggere senza risparmiarsi.
 Dall’udienza generale di mercoledì 4 febbraio 2015.
Testo integrale in https://w2.vatican.va/ content/francesco/it/audiences/2015/documents/papa-francesco_20150204_udienzagenerale.htm
Essere figli C’è un legame stretto fra la speranza di un popolo e l’armonia fra le generazioni. La gioia dei figli fa palpitare i cuori dei genitori e riapre il futuro. I figli sono la gioia della famiglia e della società. Non sono un problema di biologia riproduttiva, né uno dei tanti modi di realizzarsi. E tanto meno sono un possesso dei genitori… No. I figli sono un dono, sono un regalo: capito? I figli sono un dono. Ciascuno è unico e irripetibile; e al tempo stesso inconfondibilmente legato alle sue radici. Essere figlio e figlia, infatti, secondo il disegno di Dio, significa portare in sé la memoria e la speranza di un amore che ha realizzato se stesso proprio accendendo la vita di un altro essere umano, originale e nuovo. E per i genitori ogni figlio è se stesso, è differente, è diverso. Permettetemi un ricordo di famiglia. Io ricordo mia mamma, diceva di noi – eravamo cinque -: “Ma io ho cinque figli”. Quando le chiedevano: “Qual è il tuo preferito, lei rispondeva: “Io ho cinque figli, come cinque dita. [Mostra le dita della mano] Se mi picchiano questo, mi fa male; se mi picchiano quest’altro, mi fa male. Mi fanno male tutti e cinque. Tutti sono figli miei, ma tutti differenti come le dita di una mano”. E così è la famiglia! I figli sono differenti, ma tutti figli. Un figlio lo si ama perché è figlio: non perché bello, o perché è così o cosà; no, perché è figlio! Non perché la pensa come me, o incarna i miei desideri. Un figlio è un figlio: una vita generata da noi ma destinata a lui, al suo bene, al bene della famiglia, della società, dell’umanità intera. […] Il quarto comandamento chiede ai figli – e tutti lo siamo! – di onorare il padre e la madre (cfr Es 20,12). Questo comandamento viene subito dopo quelli che riguardano Dio stesso. Infatti contiene qualcosa di sacro, qualcosa di divino, qualcosa che sta alla radice di ogni altro genere di rispetto fra gli uomini. E nella formulazione biblica del quarto comandamento si aggiunge: «perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che il Signore tuo Dio ti dà». Il legame virtuoso tra le generazioni è garanzia di futuro, ed è garanzia di una storia davvero umana. Una società di figli che non onorano i genitori è una società senza onore; quando non si onorano i genitori si perde il proprio onore! È una società destinata a riempirsi di giovani aridi e avidi. Però, anche una società avara di generazione, che non ama circondarsi di figli, che li considera soprattutto una preoccupazione, un peso, un rischio, è una società depressa. Pensiamo a tante società che conosciamo qui in Europa: sono società depresse, perché non vogliono i figli, non hanno i figli, il livello di nascita non arriva all’uno percento. Perché?
 Dall’udienza generale di Papa Francesco, mercoledì 11 febbraio 2015.
Testo-integrale-in
http://w2.vatican.va/content/francesco/it/audiences/2015/documents/papafrancesco_20150211_udienza-generale.html
ATTIVITA’ E DINAMICHE

TAVOLA ROTONDA
Si può proporre, se possibile, una tavola rotonda tra genitori e figli per confrontarsi sulle parole di Papa Francesco e per avviare un dialogo costruttivo tra il gruppo dei genitori e quello degli adolescenti.

TESTIMONIANZA
Vedere insieme il video sulla vita di
CHIARA CORBELLA PETRILLO
attraverso la testimonianza del marito Enrico
https://www.youtube.com/watch?v=hyIA5rGmBNY
e la testimonianza del padre Roberto
https://www.youtube.com/watch?v=HNmZ9sMO1cU
Che madri siamo? Che padri siamo? Che figli siamo?
E come potremmo essere aiutandoci di più nel nostro rapporto genitori-figli?

Sicuramente Chiara è un esempio di fede e donazione grande.
Ma la sua vita non sarebbe stata la stessa se non avesse avuto
accanto Enrico.
Cosa rende “speciale” la storia di questi genitori?
Come vivere nella nostra famiglia la loro esemplarità?
Come figli, anche noi cosa possiamo dire ai nostri genitori?

STORIE DI GENITORI E FIGLI NELL ’A.T
Si potrebbero riprendere alcune storie dell ’A. T. che abbiamo enunciato nella scheda della Famiglia (n. 16) o altre che possono essere per noi un messaggio sempre attuale sul rapporto genitori-figli perché la Bibbia è ricca di questi esempi. Ne proponiamo due in modo esemplificativo. Abramo e Isacco (Gen 18.21.22) Il dono del figlio Isacco arriva in tarda età per Abramo e Sara, quando ormai tutto sembrava contrario. Per lunghi anni Sara aveva desiderato dare un figlio al marito Abramo ma il suo grembo rimaneva sterile. Eppure Dio aveva promesso ad Abramo una numerosa discendenza, non misurabile come le stelle della volta celeste. La promessa viene mantenuta in modo insperato con l ’annuncio della nascita del figlio Isacco (Gen 18,10). Per questo figlio Abramo avrebbe fatto ogni cosa, avrebbe sacrificato anche la sua vita perché era il figlio della moglie prediletta e il segno tangibile della fedeltà di Dio. Ma il Signore chiede ad Abramo il sacrificio del figlio Isacco. Una prova di amore grande e incomprensibile. La fede di Abramo arriva anche al punto di essere disposto a sacrificare il figlio. Ma Dio non lo permette. Egli è Padre e ben conosce il dolore della morte del proprio figlio. Lui, sì, lo darà in dono agli uomini e lo offrirà per la nostra salvezza. Ma ad Abramo, Dio concede di vedere la posterità. Tobia e Sara (libro di Tobia) Tobia e Sara: un ’icona biblica sapienziale. Ci presenta, con gli occhi di Dio, la storia di una famiglia, nel suo nascere e nel suo maturarsi. Una famiglia inserita in una storia di generazioni e che, a sua volta, è radice di una nuova generazione. Il libro di Tobia presenta la santità della famiglia: quella dei due giovani sposi, Tobia e Sara, e quella dei loro genitori. Gli eventi raccontati testimoniano che Tobia e Sara, come sposi, si inseriscono nella storia di salvezza di ambedue le famiglie di provenienza: prima in quella di lui, poi alla morte del padre, in quella della moglie. Queste famiglie, pur vivendo fedeli alla Legge, al Signore, e prodigandosi per i fratelli del proprio popolo, non sono risparmiate dalla prova della sofferenza, sia fisica che morale. Tobi, il padre, è perseguitato e deportato a causa della carità verso i fratelli di fede e, nel momento stesso in cui riassapora la gioia del ritorno a casa, con la moglie e il figlio, proprio dopo un atto di carità, gli accade di rimanere cieco. Ne consegue la ristrettezza economica. A questo si aggiunge il dolore morale per la reazione dura della moglie, offesa dall ’atteggiamento diffidente del marito, che gli rimprovera l ’ostinata fedeltà religiosa come causa delle loro disgrazie. Anche la famiglia di Sara è molto provata per i lutti che si susseguono a ogni matrimonio della figlia. Ma tutti questi avvenimenti dolorosi e questi momenti di prova, sono vissuti da queste famiglie nella fiducia in Dio, e c ’è un giorno in cui vengono tramutati in gloria.

VIDEO e FILM
ROBERTO BENIGNI
 "Onora il Padre e la Madre" (4° Comandamento)
https://www.youtube.com/watch?v=0Ytot0-29N0
Genitori & figli: Agitare bene prima dell'uso è un film di genere commedia del 2010, diretto da Giovanni Veronesi, con Silvio Orlando e Luciana Littizzetto. Uscita al cinema il 26 febbraio 2010. Durata 110 minuti.

PREGHIERA
Padre nostro che ci hai permesso di chiamarti Papà e che
hai un cuore di Madre verso tutti i tuoi figli,
mostraci il tuo volto nel volto di coloro che ci hanno dato la vita.
Rimetti a noi le mancanze che compiamo ogni giorno verso di loro
e permettici di crescere verso di Te insieme,
perché, come in Cielo, così nella nostra Famiglia sia fatta
la tua volontà e sia quotidiana la gioia che appartiene al tuo Regno
di comunione, di perdono, di unità e di pace.
Non permettere che, chiamando continuamente papà e mamma,
dimentichiamo di onorarli e rispettarli, perché la nostra vita
sia bella e piena.
Dacci la gioia di condividere con loro il pane quotidiano,
frutto della loro fatica e della nostra attenzione nei loro confronti.
E sia questa la nostra festa:
un continuo grazie a Te per loro e per noi con loro!
Così sia!

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