FINALITA’ EDUCATIVA
Essere consapevoli di quanto
riceviamo dai genitori, comprendere che anche che loro hanno bisogno di noi e
possiamo fare tanto verso mamma e papà. Il nostro essere figli diventa un
impegno oltre che una riscoperta continua che non finisce mai.
ATTIVITA’
Iniziare l’incontro facendo ascoltare la canzone
Padre Madre di Cesare Cremonini
Consegnare a ciascun adolescente
il testo della canzone perché possa sottolineare una o più espressioni nelle
quali si ritrova maggiormente ed aprire alla condivisione.Ogni adolescente è
invitato a raccontare la propria esperienza di figlio/a: che rapporto ha con i
suoi genitori, come li vede, cosa vorrebbe, quali sono i momenti di complicità,
di discussione, ecc…
Padre Madre di Cesare Cremonini
Padre, occhi gialli e stanchi,
nelle sopracciglia il suo dolore da raccontarmi...
Madre, gonna lunga ai fianchi,
nelle sue guance gli anni e i pranzi coi parenti...
Non mi senti? O non mi ascolti,
mentre piango ad occhi chiusi sotto al letto.
Padre, e se mi manchi
è perché ho dato più importanza ai miei lamenti...
Madre, perché piangi?
ma non mi hai detto tu, che una lacrima è un segreto?
Ed io ci credo, ma non ti vedo
mentre grido e canto le mie prime note!
Ma se, una canzone che stia al posto mio non c'è,
eccola qua: è come se, foste con me!
Padre, mille anni,
e quante bombe sono esplose nei tuoi ricordi!
Madre, tra i gioielli,
sono ancora il più prezioso tra i diamanti?
Ma non mi ascolti, non mi senti,
mentre parto sulla nave dei potenti!
Ma se, una canzone che stia al posto mio non c'è,
eccola qua: è come se, foste con me!
Ma se, una canzone che stia al posto mio non c'è,
eccola qua: è come se, foste con me!
Padre, occhi gialli e stanchi,
cerca ancora coi tuoi proverbi a illuminarmi...
Madre, butta i panni,
e prova ancora, se ne hai voglia a coccolarmi,
perché mi manchi,
e se son stato così lontano è stato solo per salvarmi!
Così lontano è stato solo per salvarmi!
Così lontano è stato solo per salvarmi!
Ma se, una canzone che stia al posto mio non c'è,
eccola qua: è come se, foste con me!
E' come se, foste con me!!
E' come se, foste con me!!
GENITORI E FIGLI NEL PENSIERO DI PAPA FRANCESCO
La Madre Continuiamo con le
catechesi sulla famiglia e nella famiglia c’è la madre. Ogni persona umana deve
la vita a una madre, e quasi sempre deve a lei molto della propria esistenza
successiva, della formazione umana e spirituale. La madre, però, pur essendo
molto esaltata dal punto di vista simbolico, - tante poesie, tante cose belle
che si dicono poeticamente della madre - viene poco ascoltata e poco aiutata
nella vita quotidiana, poco considerata nel suo ruolo centrale nella società.
Anzi, spesso si approfitta della disponibilità delle madri a sacrificarsi per i
figli per “risparmiare” sulle spese sociali. […] Le madri sono l’antidoto più
forte al dilagare dell’individualismo egoistico. “Individuo” vuol dire “che non
si può dividere”. Le madri invece si “dividono”, a partire da quando ospitano
un figlio per darlo al mondo e farlo crescere. […] Una società senza madri
sarebbe una società disumana, perché le madri sanno testimoniare sempre, anche
nei momenti peggiori, la tenerezza, la dedizione, la forza morale. Le madri
trasmettono spesso anche il senso più profondo della pratica religiosa: nelle
prime preghiere, nei primi gesti di devozione che un bambino impara, è
inscritto il valore della fede nella vita di un essere umano. E’ un messaggio
che le madri credenti sanno trasmettere senza tante spiegazioni: queste
arriveranno dopo, ma il germe della fede sta in quei primi, preziosissimi
momenti. Senza le madri, non solo non ci sarebbero nuovi fedeli, ma la fede
perderebbe buona parte del suo calore semplice e profondo.
Dall’udienza
generale di mercoledì 7 gennaio 2015.
Testo integrale in
http://w2.vatican.va/content/francesco/it/audiences/2015/documents/papafrancesco_20150107_udienzagenerale.html
Il Padre “Padre” è una parola nota a tutti, una parola universale. Essa indica
una relazione fondamentale la cui realtà è antica quanto la storia dell’uomo.
Oggi, tuttavia, si è arrivati ad affermare che la nostra sarebbe una “società
senza padri”. In altri termini, in particolare nella cultura occidentale, la
figura del padre sarebbe simbolicamente assente, svanita, rimossa. In un primo
momento, la cosa è stata percepita come una liberazione: liberazione dal
padrepadrone, dal padre come rappresentante della legge che si impone
dall’esterno, dal padre come censore della felicità dei figli e ostacolo
all’emancipazione e all’autonomia dei giovani. Talvolta in alcune case regnava
in passato l’autoritarismo, in certi casi addirittura la sopraffazione:
genitori che trattavano i figli come servi, non rispettando le esigenze
personali della loro crescita; padri che non li aiutavano a intraprendere la
loro strada con libertà - ma non è facile educare un figlio in libertà -; padri
che non li aiutavano ad assumere le proprie responsabilità per costruire il
loro futuro e quello della società. Questo, certamente, è un atteggiamento non
buono; però come spesso avviene, si passa da un estremo all’altro. Il problema
dei nostri giorni non sembra essere più tanto la presenza invadente dei padri,
quanto piuttosto la loro assenza, la loro latitanza. I padri sono talora così
concentrati su se stessi e sul proprio lavoro e alle volte sulle proprie
realizzazioni individuali, da dimenticare anche la famiglia. E lasciano soli i
piccoli e i giovani. […] A volte sembra che i papà non sappiano bene quale
posto occupare in famiglia e come educare i figli. E allora, nel dubbio, si
astengono, si ritirano e trascurano le loro responsabilità, magari rifugiandosi
in un improbabile rapporto “alla pari” con i figli. E’ vero che tu devi essere
“compagno” di tuo figlio, ma senza dimenticare che tu sei il padre! Se tu ti
comporti soltanto come un compagno alla pari del figlio, questo non farà bene
al ragazzo. Dall’udienza generale di mercoledì 28 gennaio 2015.
Testo integrale
in
http://w2.vatican.va/content/francesco/it/audiences/2015/documents/papafrancesco_20150128_udienzagenerale.html
Ogni famiglia ha bisogno del padre. Oggi ci soffermiamo sul valore del suo ruolo, e vorrei partire da alcune espressioni che si trovano nel Libro dei Proverbi, parole che un padre rivolge al proprio figlio, e dice così: «Figlio mio, se il tuo cuore sarà saggio, anche il mio sarà colmo di gioia. Esulterò dentro di me, quando le tue labbra diranno parole rette» (Pr 23,15-16). Non si potrebbe esprimere meglio l’orgoglio e la commozione di un padre che riconosce di avere trasmesso al figlio quel che conta davvero nella vita, ossia un cuore saggio. Questo padre non dice: “Sono fiero di te perché sei proprio uguale a me, perché ripeti le cose che dico e che faccio io”. No, non gli dice semplicemente qualcosa. Gli dice qualcosa di ben più importante, che potremmo interpretare così: “Sarò felice ogni volta che ti vedrò agire con saggezza, e sarò commosso ogni volta che ti sentirò parlare con rettitudine. Questo è ciò che ho voluto lasciarti, perché diventasse una cosa tua: l’attitudine a sentire e agire, a parlare e giudicare con saggezza e rettitudine. E perché tu potessi essere così, ti ho insegnato cose che non sapevi, ho corretto errori che non vedevi. Ti ho fatto sentire un affetto profondo e insieme discreto, che forse non hai riconosciuto pienamente quando eri giovane e incerto. Ti ho dato una testimonianza di rigore e di fermezza che forse non capivi, quando avresti voluto soltanto complicità e protezione. Ho dovuto io stesso, per primo, mettermi alla prova della saggezza del cuore, e vigilare sugli eccessi del sentimento e del risentimento, per portare il peso delle inevitabili incomprensioni e trovare le parole giuste per farmi capire. Adesso – continua il padre -, quando vedo che tu cerchi di essere così con i tuoi figli, e con tutti, mi commuovo. Sono felice di essere tuo padre”. È così ciò che dice un padre saggio, un padre maturo. […] Un buon padre sa attendere e sa perdonare, dal profondo del cuore. Certo, sa anche correggere con fermezza: non è un padre debole, arrendevole, sentimentale. Il padre che sa correggere senza avvilire è lo stesso che sa proteggere senza risparmiarsi.
Ogni famiglia ha bisogno del padre. Oggi ci soffermiamo sul valore del suo ruolo, e vorrei partire da alcune espressioni che si trovano nel Libro dei Proverbi, parole che un padre rivolge al proprio figlio, e dice così: «Figlio mio, se il tuo cuore sarà saggio, anche il mio sarà colmo di gioia. Esulterò dentro di me, quando le tue labbra diranno parole rette» (Pr 23,15-16). Non si potrebbe esprimere meglio l’orgoglio e la commozione di un padre che riconosce di avere trasmesso al figlio quel che conta davvero nella vita, ossia un cuore saggio. Questo padre non dice: “Sono fiero di te perché sei proprio uguale a me, perché ripeti le cose che dico e che faccio io”. No, non gli dice semplicemente qualcosa. Gli dice qualcosa di ben più importante, che potremmo interpretare così: “Sarò felice ogni volta che ti vedrò agire con saggezza, e sarò commosso ogni volta che ti sentirò parlare con rettitudine. Questo è ciò che ho voluto lasciarti, perché diventasse una cosa tua: l’attitudine a sentire e agire, a parlare e giudicare con saggezza e rettitudine. E perché tu potessi essere così, ti ho insegnato cose che non sapevi, ho corretto errori che non vedevi. Ti ho fatto sentire un affetto profondo e insieme discreto, che forse non hai riconosciuto pienamente quando eri giovane e incerto. Ti ho dato una testimonianza di rigore e di fermezza che forse non capivi, quando avresti voluto soltanto complicità e protezione. Ho dovuto io stesso, per primo, mettermi alla prova della saggezza del cuore, e vigilare sugli eccessi del sentimento e del risentimento, per portare il peso delle inevitabili incomprensioni e trovare le parole giuste per farmi capire. Adesso – continua il padre -, quando vedo che tu cerchi di essere così con i tuoi figli, e con tutti, mi commuovo. Sono felice di essere tuo padre”. È così ciò che dice un padre saggio, un padre maturo. […] Un buon padre sa attendere e sa perdonare, dal profondo del cuore. Certo, sa anche correggere con fermezza: non è un padre debole, arrendevole, sentimentale. Il padre che sa correggere senza avvilire è lo stesso che sa proteggere senza risparmiarsi.
Dall’udienza generale di
mercoledì 4 febbraio 2015.
Testo integrale in https://w2.vatican.va/ content/francesco/it/audiences/2015/documents/papa-francesco_20150204_udienzagenerale.htm
Testo integrale in https://w2.vatican.va/ content/francesco/it/audiences/2015/documents/papa-francesco_20150204_udienzagenerale.htm
Essere figli C’è un legame
stretto fra la speranza di un popolo e l’armonia fra le generazioni. La gioia
dei figli fa palpitare i cuori dei genitori e riapre il futuro. I figli sono la
gioia della famiglia e della società. Non sono un problema di biologia
riproduttiva, né uno dei tanti modi di realizzarsi. E tanto meno sono un
possesso dei genitori… No. I figli sono un dono, sono un regalo: capito? I
figli sono un dono. Ciascuno è unico e irripetibile; e al tempo stesso
inconfondibilmente legato alle sue radici. Essere figlio e figlia, infatti,
secondo il disegno di Dio, significa portare in sé la memoria e la speranza di
un amore che ha realizzato se stesso proprio accendendo la vita di un altro
essere umano, originale e nuovo. E per i genitori ogni figlio è se stesso, è
differente, è diverso. Permettetemi un ricordo di famiglia. Io ricordo mia
mamma, diceva di noi – eravamo cinque -: “Ma io ho cinque figli”. Quando le
chiedevano: “Qual è il tuo preferito, lei rispondeva: “Io ho cinque figli, come
cinque dita. [Mostra le dita della mano] Se mi picchiano questo, mi fa male; se
mi picchiano quest’altro, mi fa male. Mi fanno male tutti e cinque. Tutti sono
figli miei, ma tutti differenti come le dita di una mano”. E così è la
famiglia! I figli sono differenti, ma tutti figli. Un figlio lo si ama perché è
figlio: non perché bello, o perché è così o cosà; no, perché è figlio! Non
perché la pensa come me, o incarna i miei desideri. Un figlio è un figlio: una
vita generata da noi ma destinata a lui, al suo bene, al bene della famiglia,
della società, dell’umanità intera. […] Il quarto comandamento chiede ai figli
– e tutti lo siamo! – di onorare il padre e la madre (cfr Es 20,12). Questo
comandamento viene subito dopo quelli che riguardano Dio stesso. Infatti
contiene qualcosa di sacro, qualcosa di divino, qualcosa che sta alla radice di
ogni altro genere di rispetto fra gli uomini. E nella formulazione biblica del
quarto comandamento si aggiunge: «perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese
che il Signore tuo Dio ti dà». Il legame virtuoso tra le generazioni è garanzia
di futuro, ed è garanzia di una storia davvero umana. Una società di figli che
non onorano i genitori è una società senza onore; quando non si onorano i
genitori si perde il proprio onore! È una società destinata a riempirsi di
giovani aridi e avidi. Però, anche una società avara di generazione, che non
ama circondarsi di figli, che li considera soprattutto una preoccupazione, un
peso, un rischio, è una società depressa. Pensiamo a tante società che
conosciamo qui in Europa: sono società depresse, perché non vogliono i figli,
non hanno i figli, il livello di nascita non arriva all’uno percento. Perché?
Dall’udienza generale di Papa Francesco,
mercoledì 11 febbraio 2015.
Testo-integrale-in
http://w2.vatican.va/content/francesco/it/audiences/2015/documents/papafrancesco_20150211_udienza-generale.html
Testo-integrale-in
http://w2.vatican.va/content/francesco/it/audiences/2015/documents/papafrancesco_20150211_udienza-generale.html
ATTIVITA’ E DINAMICHE
TAVOLA ROTONDA
Si può proporre, se possibile,
una tavola rotonda tra genitori e figli per confrontarsi sulle parole di Papa
Francesco e per avviare un dialogo costruttivo tra il gruppo dei genitori e
quello degli adolescenti.
TESTIMONIANZA
Vedere insieme il video sulla
vita di
CHIARA CORBELLA PETRILLO
attraverso la testimonianza del
marito Enrico
https://www.youtube.com/watch?v=hyIA5rGmBNY
e la testimonianza del padre
Roberto
https://www.youtube.com/watch?v=HNmZ9sMO1cU
Che madri siamo? Che padri siamo?
Che figli siamo?
E come potremmo essere aiutandoci
di più nel nostro rapporto genitori-figli?
Sicuramente
Chiara è un esempio di fede e donazione grande.
Ma la sua
vita non sarebbe stata la stessa se non avesse avuto
accanto
Enrico.
Cosa rende
“speciale” la storia di questi genitori?
Come vivere
nella nostra famiglia la loro esemplarità?
Come figli,
anche noi cosa possiamo dire ai nostri genitori?
STORIE DI
GENITORI E FIGLI NELL ’A.T
Si
potrebbero riprendere alcune storie dell ’A. T. che abbiamo enunciato nella
scheda della Famiglia (n. 16) o altre che possono essere per noi un messaggio
sempre attuale sul rapporto genitori-figli perché la Bibbia è ricca di questi
esempi. Ne proponiamo due in modo esemplificativo. Abramo e Isacco (Gen
18.21.22) Il dono del figlio Isacco arriva in tarda età per Abramo e Sara,
quando ormai tutto sembrava contrario. Per lunghi anni Sara aveva desiderato
dare un figlio al marito Abramo ma il suo grembo rimaneva sterile. Eppure Dio
aveva promesso ad Abramo una numerosa discendenza, non misurabile come le
stelle della volta celeste. La promessa viene mantenuta in modo insperato con l
’annuncio della nascita del figlio Isacco (Gen 18,10). Per questo figlio Abramo
avrebbe fatto ogni cosa, avrebbe sacrificato anche la sua vita perché era il
figlio della moglie prediletta e il segno tangibile della fedeltà di Dio. Ma il
Signore chiede ad Abramo il sacrificio del figlio Isacco. Una prova di amore
grande e incomprensibile. La fede di Abramo arriva anche al punto di essere
disposto a sacrificare il figlio. Ma Dio non lo permette. Egli è Padre e ben
conosce il dolore della morte del proprio figlio. Lui, sì, lo darà in dono agli
uomini e lo offrirà per la nostra salvezza. Ma ad Abramo, Dio concede di vedere
la posterità. Tobia e Sara (libro di Tobia) Tobia e Sara: un ’icona biblica sapienziale.
Ci presenta, con gli occhi di Dio, la storia di una famiglia, nel suo nascere e
nel suo maturarsi. Una famiglia inserita in una storia di generazioni e che, a
sua volta, è radice di una nuova generazione. Il libro di Tobia presenta la
santità della famiglia: quella dei due giovani sposi, Tobia e Sara, e quella
dei loro genitori. Gli eventi raccontati testimoniano che Tobia e Sara, come
sposi, si inseriscono nella storia di salvezza di ambedue le famiglie di
provenienza: prima in quella di lui, poi alla morte del padre, in quella della
moglie. Queste famiglie, pur vivendo fedeli alla Legge, al Signore, e
prodigandosi per i fratelli del proprio popolo, non sono risparmiate dalla
prova della sofferenza, sia fisica che morale. Tobi, il padre, è perseguitato e
deportato a causa della carità verso i fratelli di fede e, nel momento stesso
in cui riassapora la gioia del ritorno a casa, con la moglie e il figlio,
proprio dopo un atto di carità, gli accade di rimanere cieco. Ne consegue la
ristrettezza economica. A questo si aggiunge il dolore morale per la reazione
dura della moglie, offesa dall ’atteggiamento diffidente del marito, che gli
rimprovera l ’ostinata fedeltà religiosa come causa delle loro disgrazie. Anche
la famiglia di Sara è molto provata per i lutti che si susseguono a ogni
matrimonio della figlia. Ma tutti questi avvenimenti dolorosi e questi momenti
di prova, sono vissuti da queste famiglie nella fiducia in Dio, e c ’è un
giorno in cui vengono tramutati in gloria.
VIDEO e FILM
ROBERTO
BENIGNI
"Onora il Padre e la Madre" (4° Comandamento)
https://www.youtube.com/watch?v=0Ytot0-29N0
"Onora il Padre e la Madre" (4° Comandamento)
https://www.youtube.com/watch?v=0Ytot0-29N0
Genitori & figli: Agitare bene prima
dell'uso è un film di genere commedia del 2010, diretto da Giovanni Veronesi,
con Silvio Orlando e Luciana Littizzetto. Uscita al cinema il 26 febbraio 2010.
Durata 110 minuti.
PREGHIERA
Padre nostro che ci hai permesso di chiamarti Papà e che
hai un cuore di Madre verso tutti i tuoi figli,
mostraci il tuo volto nel volto di coloro che ci hanno dato
la vita.
Rimetti a noi le mancanze che compiamo ogni giorno verso di
loro
e permettici di crescere verso di Te insieme,
perché, come in Cielo, così nella nostra Famiglia sia fatta
la tua volontà e sia quotidiana la gioia che appartiene al
tuo Regno
di comunione, di perdono, di unità e di pace.
Non permettere che, chiamando continuamente papà e mamma,
dimentichiamo di onorarli e rispettarli, perché la nostra
vita
sia bella e piena.
Dacci la gioia di condividere con loro il pane quotidiano,
frutto della loro fatica e della nostra attenzione nei loro
confronti.
E sia questa la nostra festa:
un continuo grazie a Te per loro e per noi con loro!
Così sia!
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