FINALITÀ EDUCATIVA
Interiorizzare che per quanto
diverse possono essere le vocazioni – sacerdozio, matrimonio, vita consacrata -
hanno tutte il medesimo fine. Sono tutte manifestazioni della vocazione che ci
accomuna tutti: la vocazione all’ amore. Comprendere che ogni vocazione richiede
il dono totale di sé e costituisce un cammino attraverso il quale diventiamo
più somiglianti a Dio che è amore. In ognuna siamo chiamati all’ amore per
l’altro. Ognuna è manifestazione dell’amore di Dio.
ATTIVITÀ
Iniziare con la visione del
simpatico video UP la storia d’amore Carl & Ellie
Si potrebbe proporre agli
adolescenti di fare una breve intervista telefonica o tramite whatsApp ai loro
genitori o a coppie sposate per chiedere:
v Perché
vi siete sposati in Chiesa?
v Cosa
direste a noi giovani oggi sul matrimonio cristiano? Avviare un confronto con
gli adolescenti:
o
Che differenza c’è fra convivenza e matrimonio?
o
Perché tanti giovani non credono più al
matrimonio?
o
Cos’è per voi il matrimonio cristiano? Ascoltare
il discorso di Papa Francesco sul matrimonio:
https://www.youtube.com/watch?
v=Mvqx8nAy_C0
v Secondo
voi il matrimonio è una vocazione?
v In
che senso?
v Come
possiamo capirlo nella nostra vita?
v Cosa
comporta?
IL SACRAMENTO DEL MATRIMONIO Amoris Laetita, 71-75 71.
«La Scrittura e la Tradizione ci
aprono l’accesso a una conoscenza della Trinità che si rivela con tratti
familiari. La famiglia è immagine di Dio, che […] è comunione di persone. Nel
battesimo, la voce del Padre designa Gesù come suo Figlio amato, e in questo
amore ci è dato di riconoscere lo Spirito Santo (cfr Mc 1,10-11). Gesù, che ha
riconciliato ogni cosa in sé e ha redento l’uomo dal peccato, non solo ha
riportato il matrimonio e la famiglia alla loro forma originale, ma ha anche
elevato il matrimonio a segno sacramentale del suo amore per la Chiesa (cfr Mt
19,1-12; Mc 10,1-12; Ef 5,21-32). Nella famiglia umana, radunata da Cristo, è
restituita la “immagine e somiglianza” della Santissima Trinità (cfr Gen 1,26),
mistero da cui scaturisce ogni vero amore. Da Cristo, attraverso la Chiesa, il
matrimonio e la famiglia ricevono la grazia dello Spirito Santo, per
testimoniare il Vangelo dell’amore di Dio».[63] 72. Il sacramento del
matrimonio non è una convenzione sociale, un rito vuoto o il mero segno esterno
di un impegno. Il sacramento è un dono per la santificazione e la salvezza
degli sposi, perché «la loro reciproca appartenenza è la rappresentazione
reale, per il tramite del segno sacramentale, del rapporto stesso di Cristo con
la Chiesa. Gli sposi sono pertanto il richiamo permanente per la Chiesa di ciò
che è accaduto sulla Croce; sono l’uno per l’altra, e per i figli, testimoni
della salvezza, di cui il sacramento li rende partecipi».[64] Il matrimonio è
una vocazione, in quanto è una risposta alla specifica chiamata a vivere
l’amore coniugale come segno imperfetto dell’amore tra Cristo e la Chiesa.
Pertanto, la decisione di sposarsi e di formare una famiglia dev’essere frutto
di un discernimento vocazionale. 73. «Il dono reciproco costitutivo del
matrimonio sacramentale è radicato nella grazia del battesimo che stabilisce
l’alleanza fondamentale di ogni persona con Cristo nella Chiesa. Nella
reciproca accoglienza e con la grazia di Cristo i nubendi si promettono dono
totale, fedeltà e apertura alla vita, essi riconoscono come elementi
costitutivi del matrimonio i doni che Dio offre loro, prendendo sul serio il
loro vicendevole impegno, in suo nome e di fronte alla Chiesa. Ora, nella fede
è possibile assumere i beni del matrimonio come impegni meglio sostenibili
mediante l’aiuto della grazia del sacramento. […] Pertanto, lo sguardo della
Chiesa si volge agli sposi come al cuore della famiglia intera che volge
anch’essa lo sguardo verso Gesù».[65] Il sacramento non è una “cosa” o una
“forza”, perché in realtà Cristo stesso «viene incontro ai coniugi cristiani
attraverso il sacramento del matrimonio. Egli rimane con loro, dà loro la forza
di seguirlo prendendo su di sé la propria croce, di rialzarsi dopo le loro
cadute, di perdonarsi vicendevolmente, di portare gli uni i pesi degli
altri».[66] Il matrimonio cristiano è un segno che non solo indica quanto
Cristo ha amato la sua Chiesa nell’Alleanza sigillata sulla Croce, ma rende
presente tale amore nella comunione degli sposi. Unendosi in una sola carne
rappresentano lo sposalizio del Figlio di Dio con la natura umana. Per questo
«nelle gioie del loro amore e della loro vita familiare egli concede loro, fin
da quaggiù, una pregustazione del banchetto delle nozze dell’Agnello».[67]
Benché «l’analogia tra la coppia marito-moglie e quella Cristo-Chiesa» sia una
«analogia imperfetta»,[68] essa invita ad invocare il Signore perché riversi il
suo amore dentro i limiti delle relazioni coniugali. 74. L’unione sessuale,
vissuta in modo umano e santificata dal sacramento, è a sua volta per gli sposi
via di crescita nella vita della grazia. È il «mistero nuziale».[69] Il valore
dell’unione dei corpi è espresso nelle parole del consenso, dove i coniugi si
sono accolti e si sono donati reciprocamente per condividere tutta la vita.
Queste parole conferiscono un significato alla sessualità, liberandola da
qualsiasi ambiguità. Tuttavia, in realtà, tutta la vita in comune degli sposi,
tutta la rete delle relazioni che tesseranno tra loro, con i loro figli e con
il mondo, sarà impregnata e irrobustita dalla grazia del sacramento che sgorga
dal mistero dell’Incarnazione e della Pasqua, in cui Dio ha espresso tutto il
suo amore per l’umanità e si è unito intimamente ad essa. Non saranno mai soli
con le loro forze ad affrontare le sfide che si presentano. Essi sono chiamati
a rispondere al dono di Dio con il loro impegno, la loro creatività, la loro
resistenza e lotta quotidiana, ma potranno sempre invocare lo Spirito Santo che
ha consacrato la loro unione, perché la grazia ricevuta si manifesti nuovamente
in ogni nuova situazione. 75. Secondo la tradizione latina della Chiesa, nel
sacramento del matrimonio i ministri sono l’uomo e la donna che si sposano,[70]
i quali, manifestando il loro mutuo consenso ed esprimendolo nel reciproco dono
corporale, ricevono un grande dono. Il loro consenso e l’unione dei corpi sono
gli strumenti dell’azione divina che li rende una sola carne. Nel Battesimo è
stata consacrata la loro capacità di unirsi in matrimonio come ministri del
Signore per rispondere alla chiamata di Dio. […]
Quali sono le caratteristiche del matrimonio cristiano?
Come possiamo aiutarci a riscoprire e a far riscoprire
ad altri giovani la bellezza di questo sacramento?
I CONIUGI MARTIN gli
sposi “degni più del cielo che della terra”
Louis Martin e Marie-Azélie (detta
Zélie) Guérin, inizialmente orientati alla consacrazione religiosa,
s’incontrarono presso il ponte Saint Leonard ad Alençon e da allora non si
separarono più. Dal loro matrimonio, celebrato a mezzanotte del 13 luglio 1858,
nacquero nove figli, ma solo cinque femmine sopravvissero. Tutte divennero
religiose: la più nota di loro è certamente suor Teresa di Gesù Bambino e del
Volto Santo, canonizzata nel 1925 e Dottore della Chiesa dal 1997. Zélie morì
per un cancro al seno nel 1877, mentre Louis, affetto da arteriosclerosi e da
paralisi, si spense nel 1894. Le loro cause di beatificazione, avviate
separatamente, dalla fase romana in poi ebbero percorso congiunto. Beatificati
sotto papa Benedetto XVI il 19 ottobre 2008 a Lisieux, sono canonizzati da papa
Francesco quasi sette anni dopo il 18 ottobre 2015 nel corso del Sinodo. Sono i
primi sposi a raggiungere insieme la santità ufficialmente riconosciuta. Nove
figli e una santità quotidiana Il lavoro o l'educazione dei figli, l'amore
coniugale o l'apertura e l'attenzione verso gli altri? Rileggendo la vita di
Luigi Martin e Zelia Guerin si cerca invano il prevalere di un aspetto o
dell'altro nello stabilire quale abbia contato di più nel cammino verso la
santità. Perché la loro vita è piuttosto la testimonianza di una quotidianità
vissuta alla presenza di Dio. Luigi Giuseppe Stanislao Martin nacque a
Bordeaux, nella Francia sudoccidentale, il 22 agosto 1823, mentre Zelia Guèrin
nacque il 23 dicembre 1831 a Gandelain, sobborgo di Saint Denis sur Sarthon nell’Orne,
Francia nord-occidentale. Ebbero nove figli, tra i quali quattro morti in
tenera età: Maria (Suor Maria del Sacro Cuore, carm elitana a Lisieux, 22
febbraio 1860 - 19 gennaio 1940); Paolina (Suor Agnese di Gesù, carmelitana a
Lisieux, 7 settembre 1861 - 28 luglio 1951); Leonia (Suor Francesca Teresa,
visitandina, 3 giugno 1863 - 16 giugno 1941); Elena (1864 - 1870), Giuseppe
Luigi (1866 - 1867), Giuseppe Giovanni Battista (1867 - 1868); Celina (Suor
Genoveffa del Volto Santo, carm elitana a Lisieux, 28 aprile 1869 - 25 febbraio
1959); Melania Teresa (16 agosto - 8 ottobre 1870); Teresa (Suor Teresa del
Bambino Gesù e del Volto Santo, carmelitana a Lisieux, 2 gennaio 1873 - 30
settembre 1897). Dall'aspirazione alla vita religiosa alla santità familiare Nella
loro giovinezza avevano aspirato ambedue alla vita religiosa, formarono poi una
famiglia, animati dalla preoccupazione principale del bene spirituale delle
figlie. Teresa scriverà: "Avevo soltanto buoni esempi intorno a me,
naturalmente volevo seguirli". Creano un ambiente familiare di grande
laboriosità e di forte sensibilità di fede, che porterà tutte e cinque le
figlie a consacrarsi al Signore nella vita religiosa.
Proprio il dolore e la gioia
legate ai figli - tre morti ancora bambini, quattro entrate in convento -
attraversano gran parte della vita coniugale di Luigi e Zelia, che entrambi,
prima del matrimonio, avevano tentato di intraprendere la vita religiosa.
“Quando abbiamo avuto i nostri figlioli - scrive Zelia nel 1877, ormai alla
fine della sua vita - le nostre idee sono un po' cambiate: non vivevamo più che
per loro, questa era la nostra felicità. Insomma tutto ci riusciva facilissimo,
il mondo non ci era più di peso”. Non inganni quel "ci riusciva
facilissimo": non si riferisce alla facilità delle circostanze, che invece
furono durissime, ma alla certezza che quelle circostanze facevano parte di un
disegno buono di Dio. E l'amore tra Luigi e Zelia sembra proprio consistere
nell'aiuto a scoprire questa positività. Santa Teresina e quei genitori «degni
del Cielo» L'affronto del dolore e delle difficoltà è peraltro uno degli
aspetti che rende moderna questa coppia di 150 anni fa: l'educazione dei figli
è un altro, con un'attenzione centrata su ciò che formava il loro animo. Come
si deduce dalla dichiarazione delle figlie al processo di beatificazione di
Teresa: “La nostra mamma vigilava con grande attenzione sull'anima delle sue
bambine e la più piccola mancanza non era lasciata senza rimprovero. Era
un'educazione buona e affettuosa, ma oculata e accurata”. Analoga immagine si
ricava dai ritratti che Teresa fa di suo padre (la mamma morì quando aveva
appena 4 anni). A questa accuratezza e attenzione non creava ostacoli il
lavoro. Già, perché i Martin lavoravano entrambi, e con mestieri impegnativi:
un laboratorio di orologiaio Luigi, imprenditrice tessile lei: “Se avessi
lavoro tre volte di meno - scrive Zelia alla cognata - ne avrei ancora
abbastanza per non stare spesso senza far niente... un lavoro così dolce
occuparsi dei propri figlioletti! Se non avessi da fare che quello, mi sembra
che sarei la più felice delle donne. Ma bisogna bene che il loro padre e io
lavoriamo per procurare loro una dote”. In ogni caso la vera dote lasciata dai
coniugi Martin è la testimonianza della fede, come dimostra santa Teresa quando
ringrazia di aver avuto “genitori degni più del Cielo che della Terra”. Zelia
Guèrin muore di cancro il 28 agosto 1877. Luigi Martin muore dopo un periodo di
malattia a Saint Sèbastien de Morsent, a La Musse, il 29 luglio 1894.
(Famiglia Cristiana, 17 ottobre
2015)
ATTIVITA’ E DINAMICHE
La vocazione all’amore è solo in
vista del matrimonio? Certamente no! È vocazione all’amore anche quella dei consacrati,
dei sacerdoti, dei frati e delle suore. Dio rivolge la sua chiamata a ciascuno
di noi perché ciascuno possa trovare la sua modalità specifica di vivere
l’amore in pienezza e totalità. Si potrebbe suggerire un’intervista a persone
consacrate o al sacerdote della parrocchia per chiedere:
§
Come vivi
tu l’amore?
§
Cosa vuol
dire essere chiamati all’amore nella tua scelta di vita?
LA MIA VOCAZIONE È
L’AMORE S. TERESA DI LISIEUX
Una delle figlie dei coniugi
Martin, Teresa, ha scoperto la sua vocazione all’amore fra le mura di un
monastero di clausura: “Siccome le mie immense aspirazioni erano per me un
martirio, mi rivolsi alle lettere di san Paolo, per trovarvi finalmente una
risposta. Gli occhi mi caddero per caso sui capitoli 12 e 13 della prima
lettera ai Corinzi. Continuai nella lettura e non mi perdetti d'animo. Trovai
così una frase che mi diede sollievo: "Aspirate ai carismi più grandi. E
io vi mostrerò una via migliore di tutte" [1 Cor 12,31]. L'Apostolo
infatti dichiara che anche i carismi migliori sono un nulla senza la carità, e
che questa medesima carità è la via più perfetta che conduce con sicurezza a
Dio. Avevo trovato finalmente la pace. Considerando il corpo mistico della
Chiesa, non mi ritrovavo in nessuna delle membra che san Paolo aveva descritto,
o meglio, volevo vedermi in tutte. La carità mi offrì il cardine della mia
vocazione. Compresi che la Chiesa ha un corpo composto di varie membra, ma che
in questo corpo non può mancare il membro necessario e più nobile. Capii che
solo l'amore spinge all'azione le membra della Chiesa e che, spento questo
amore, gli apostoli non avrebbero più annunziato il vangelo, i martiri non
avrebbero più versato il loro sangue. Allora con somma gioia ed estasi
dell'animo gridai: O Gesù, mio amore, ho trovato finalmente la mia vocazione.
La mia vocazione è l'amore”. (Storia di un’anima)
Si può proporre un incontro di preghiera
e testimonianze vocazionali sulle diverse scelte di vita. Consegniamo agli
adolescenti la preghiera seguente per chiedere al Signore di comprendere quale
specifica chiamata all’amore è rivolta a ciascuno di loro.
PREGHIERA
Signore, tu sei
l’amore
e vuoi che ciascuno
di noi
sia simile a te
nell’amare
e nel fecondare la
vita.
Aprimi, Signore,
al tuo amore nella
mia giovane vita.
Fa’ che sappia
comprendere
con quale modalità
posso realizzarmi amando.
Mostrami la mia
strada, Signore,
la strada dell’amore
che tu hai pensato
per me.
Qualunque strada sia,
fa’ che io l’accolga
con disponibilità e
generosità
per costruire insieme
agli altri
un’unica grande
famiglia
fondata sul tuo Amore
che non delude.
Amen.
Nessun commento:
Posta un commento