Chiarire il significato di avere
una regola comune, uno stile condiviso che tiene uniti. Comprendere che questo
non significa conformismo come necessità per essere accettati, ma scelta libera
e responsabile per costruire il gruppo.
PARTIRE DALLA PAROLA
Esodo 34,27-32 27Il Signore disse
a Mosè: «Scrivi queste parole, perché sulla base di queste parole io ho
stabilito un'alleanza con te e con Israele». 28 Mosè rimase con il Signore
quaranta giorni e quaranta notti, senza mangiar pane e senza bere acqua. Egli
scrisse sulle tavole le parole dell'alleanza, le dieci parole. 29Quando Mosè
scese dal monte Sinai - le due tavole della Testimonianza si trovavano nelle
mani di Mosè mentre egli scendeva dal monte - non sapeva che la pelle del suo
viso era diventata raggiante, poiché aveva conversato con lui. 30Ma Aronne e
tutti gli Israeliti, vedendo che la pelle del suo viso era raggiante, ebbero
timore di avvicinarsi a lui. 31Mosè allora li chiamò, e Aronne, con tutti i
capi della comunità, tornò da lui. Mosè parlò a loro. 32Si avvicinarono dopo di
loro tutti gli Israeliti ed egli ingiunse loro ciò che il Signore gli aveva
ordinato sul monte Sinai.
PROPOSTA DI RIFLESSIONE
È un grande dono quello che Dio
fa agli Israeliti: l’alleanza che egli stesso stringe col popolo è segno di
grande amore e misericordia. Dio dona al suo popolo queste leggi poiché esse
sono necessarie per la vita quotidiana di gruppo, nel rispetto reciproco e nel
rispetto di Dio. Mosè è entusiasta, si sente rinnovato e rigenerato da questo
nuovo incontro con Dio tanto che “la pelle del suo viso era diventata
raggiante”. Una volta sceso dal monte, da buon “leader”, Mosè mette al corrente
tutti gli israeliti di ciò che il Signore aveva ordinato loro così che la
modalità di vita condotta da ogni membro del popolo sia la stessa ed essi
possano agire come gruppo. Immaginiamo, invece, un qualsiasi tipo di gruppo
dove non vi sia alcuna regolamentazione della vita al proprio interno, dove ognuno
può fare ciò che gli pare fregandosene del rispetto dell’altro e di ciò che lo
circonda; dove chiunque abbia una personalità forte può influenzare e
condizionare chi invece è meno deciso. E a questo punto che si rende necessario
fare differenza tra “fare gruppo” e “fare branco”. Il branco è quello al quale
appartieni per non rimanere escluso. Il gruppo è quello al quale appartieni e
basta, senza se e senza ma. Nel primo caso devi usare le tue migliori armi di
adattamento: lo fai per sopravvivere, o perché sei molto giovane e di
conseguenza spaesato. Ti uniformi a certi comportamenti non perché ti piacciano
davvero, ma perché ti allontanano dalla solitudine. E’ soltanto con la maturità
che impari a sdoganarti dal branco. È allora che ti vesti e ti comporti come
meglio ti aggrada, e non come impone la moda del momento. Scatta allora la fase
successiva: quella del “fare gruppo”. Collaborare a un progetto comune, uno
qualsiasi, che sia anche soltanto scambiarsi conforto e amicizia sincera,
vomitare in quel gruppo lacrime che verranno accolte con un’empatia che ti fa
bene all’anima, consolare a tua volta, ridere di gusto e far ridere, ma senza
inventarti effetti speciali per ottenere chissà cosa. Essere te stesso eppure
far parte di un gruppo, sul serio. Sentirsi sdoganato dai giudizi, perché i
tuoi compagni sono ovviamente diversi, ma sostanzialmente identici a te.
ASCOLTO DELLA CANZONE “UN MONDO D’AMORE” GIANNI MORANDI
Un piccolo regolamento per la
vita, nel rispetto degli altri, finalizzato alla costruzione del mondo che tutti
vogliamo: un mondo d’amore. Anche in un gruppo funziona così, il rispetto delle
regole serve proprio
per migliorarsi e vivere bene
insieme agli altri.
Quali regole per il nostro gruppo?
Invitare gli adolescenti a
scrivere un VADEMECUM per il loro gruppo. Ogni proposta dovrà essere votata da
tutti perché sia accolta all’unanimità. È importante che l’educatore sappia
condurre questo momento con attenzione affinché le regole accolte siano
conformi allo stile che si vuole dare al gruppo. Se una regola importante non
viene accolta immediatamente si può lasciare in sospeso finché il gruppo non
compia un cammino di maturazione.
(Al termine di questa prima fase, riprendere il significato del brano
di Es 34 per approfondire l’importanza della Parola di Dio nella vita del
gruppo.)
Che posto occupa la Parola di Dio nel nostro gruppo?
Può diventare LA regola del nostro gruppo? Come?
“QUESTI GIOVANI SONO
TUTTI UGUALI!”.
Conformismo adolescenziale e
bisogno di autonomia Man mano che l’adolescente si allontana dalla famiglia
ricerca sempre più attivamente la relazione con i pari. Inizialmente, durante
la preadolescenza, vi sono delle piccole cricche, formate da gruppi di soli
ragazzi o sole ragazze. Successivamente questi gruppi omogenei per sesso e
molto esclusivi divengono più ampi, delle vere e proprie compagnie,
comprendendo membri di sesso diverso. Appartenere a un gruppo di pari
rappresenta il soddisfacimento di un bisogno di indipendenza, e pare un
obiettivo che l’adolescente considera irrinunciabile; ma entrare a far parte di
un gruppo non è semplice. Anche il gruppo adolescenziale ha delle norme, la cui
accettazione più o meno consapevole determina non solo l’appartenenza, ma anche
il grado di soddisfazione personale che se ne ricava e il modo in cui si viene
percepiti dall’altro (Berti, Bombi, 2005). I primi studi che hanno esaminato il
conformismo, negli anni ’50, hanno posto l’accento sulla funzione socializzante
e adattiva che il gruppo assume di contro all’inadeguatezza della famiglia a
svolgere tale compito. Tali ricerche non hanno fatto altro che enfatizzare gli
aspetti negativi del conformismo e dell’appartenenza al gruppo: l’adolescente è
rappresentato come un soggetto passivo, il cui processo di emancipazione dalla
famiglia si realizza secondo modalità regressive di fusione con il gruppo
(Coleman, 1983). I primi studi che hanno esaminato il conformismo, negli anni
’50, hanno posto l’accento sulla funzione socializzante e adattiva che il
gruppo assume di contro all’inadeguatezza della famiglia a svolgere tale
compito. Tali ricerche non hanno fatto altro che enfatizzare gli aspetti
negativi del conformismo e dell’appartenenza al gruppo: l’adolescente è
rappresentato come un soggetto passivo, il cui processo di emancipazione dalla
famiglia si realizza secondo modalità regressive di fusione con il gruppo
(Coleman, 1983). Una ricerca di Amerio ha messo in discussione tale visione,
ponendo l’accento sul gruppo percepito come “scambio” e luogo di interazioni
sociali complesse. Per quest’autore lo “stare insieme” degli adolescenti è
molto importante sul piano affettivo, cognitivo e sociale. Il ragazzo che
rispetta le norme del proprio gruppo di appartenenza non è passivo, piuttosto è
un soggetto attivo, il quale costruisce le proprie competenze in un contesto di
interazione sociale (Amerio, cit. in Trentini, 1987). Una serie di ricerche che
sono state condotte negli anni a seguire ha messo in luce che le preoccupazioni
dei genitori in merito al conformismo e al favoritismo adolescenziale
riguardavano il fatto che potesse verificarsi, all’interno del proprio gruppo
di appartenenza, una tendenza all’omologarsi a delle norme di gruppo un po’
trasgressive, quali il fumare, il bere, il drogarsi (Darcy, Deanna, Vivek,
2000). Queste considerazioni hanno stimolato ulteriori ricerche che hanno
coinvolto un gran numero di ragazzi adolescenti. Essi sono stati intervistati
in merito alle norme e ai comportamenti condivisi all’interno del proprio
gruppo di pari. Analizzando le varie risposte sembrerebbe che alcuni
comportamenti trasgressivi, quali il fumare, il bere una volta ogni tanto,
guidare in modo spericolato, erano dai giovani considerati tollerabili ma, di contro,
il rifiuto delle droghe pesanti era una regola importantissima del gruppo Bisogna
anche tener presente che l’inizio dell’adolescenza segna un picco nel
comportamento antisociale (Coie e Dodge, 1998). L’adolescente, un po’ per moda,
un po’ per acquisire visibilità all’interno del proprio gruppo, inizia ad
infrangere le regole. Molto frequenti a questa età sono le assenze
ingiustificate a scuola e le fughe da casa. Sovente a queste lievi condotte
trasgressive si aggiungono azioni illegali vere e proprie, quali piccoli furti,
atti di vandalismo, risse. Una ricerca condotta da Bonino, Cattelino e Ciairano
nel 2003 (cit. in Berti, Bombi, 2005) ha esaminato queste condotte devianti
adolescenziali ed ha constatato che raramente questi comportamenti sfocino in
condotte delinquenziali, in quanto queste trasgressioni svolgono delle funzioni
psicologiche, quali l’affermazione del sé, il desiderio di piacere ai coetanei
e di cementare il rapporto con essi attraverso delle condotte oppositive nei
confronti degli adulti. Quindi, anche in questo caso, ci troviamo di fronte ad
un omologarsi al proprio gruppo al fine di sentirsi indipendenti dagli adulti,
sebbene la propria compagnia di coetanei proponga delle norme trasgressive.
Infatti il conformismo si ridimensiona notevolmente con il trascorrere degli
anni, e una regione di ciò è anche relativa alla perdurante importanza della
famiglia che ridimensiona l’influenza del gruppo. Sembrerebbe infatti che
ragazzi e ragazze, quando si tratta di fare il nome delle persone per loro più
importanti, nominano tipicamente i genitori o qualche parente stretto. Il
gruppo di pari influenza sicuramente i gusti musicali, le mode del momento e la
scelta degli amici da frequentare, ma se si tratta di affrontare o ricevere
consigli su questioni importanti sono i genitori ad essere consultati (Steinberg,
2001). Inoltre, nella tarda adolescenza, il gruppo di coetanei viene
ridimensionato di importanza. Sicuramente i ragazzi continuano a frequentare il
proprio gruppo di amici al fine di trascorrere il tempo con coetanei che hanno
le medesime abitudini e bisogni, ma col trascorrere del tempo essi tendono a
privilegiare un amico della propria età come confidente dei propri dubbi e
stati d’animo e come consigliere delle proprie scelte.
Quali sono gli ambiti a cui ci CONFORMIAMO nel gruppo?
Cosa siamo disposti ad accettare pur di appartenere a un gruppo?
Come aiutarci fra noi per essere saggiamente conformi a ciò che vale?
DINAMICHE
Capo facci cambiare
Gli adolescenti sono disposti a cerchio e uno
di loro si allontana, perché non deve vedere ciò che viene fatto e deciso. Gli
altri scelgono un CAPO che inizia una sequenza precisa di gesti, cambiando
molto spesso movimento (es. battere le mani, muovere i piedi, gesticolare,
ecc…). Tutti i ragazzi del cerchio dovranno ripetere esattamente i suoi
movimenti, cercando di sviare l’adolescente fuori dal gruppo, che ha il compito
di scoprire chi sia il capo. Gli adolescenti in cerchio, mentre fanno i gesti,
cantano: “Capo facci cambiare, facci cambiare capo, se non ci fai cambiare, noi
cambieremo capo”. Il ragazzo che era uscito viene riammesso nel gruppo ed è
chiamato a scoprire chi è il capo osservando attentamente chi fa cambiare al
gruppo i gesti. Ha tre tentavi per indovinare il capo: se lo fa, il capo deve
uscire dal cerchio e diventa lui quello che deve indovinare; se non indovina si
allontana nuovamente e si deve eleggere un nuovo capo.
A ciascuno le sue regole
Dividere gli adolescenti in due
squadre. Ciascuna deve scegliere uno sport o un gioco senza farsi sentire
dall’altra squadra. Al via ogni squadra dovrà mimare alternandosi una regola
alla volta dello sport scelto affinché l’altra squadra possa indovinare di cosa
si tratta. Naturalmente la difficoltà aumenta se vengono scelte discipline poco
conosciute dagli adolescenti e per le quali è difficile conoscere tutte le
regole. Vince la squadra che per prima indovina la disciplina scelta.
FILM
Io non ho paura Un film di
Gabriele Salvatores. Con Diego Abatantuono, Dino Abbrescia, Aitana
Sánchez-Gijón, Giuseppe Cristiano, Mattia Di Pierro, Giorgio Careccia
Drammatico, durata 95 min. - Italia 2003 La storia è ambientata nel 1978 nella
campagna pugliese in un paese inventato, Acqua Traverse, a sua volta una
piccola frazione di un paese ugualmente fittizio, Lucignano. Il protagonista
della storia è Michele Amitrano, un ragazzino di 9 anni che, obbligato a fare
una penitenza dal suo amico Teschio, entra in una casa abbandonata, e scopre un
buco nascosto nel terreno, in cui gli sembra di vedere dall'alto un corpo sotto
un lenzuolo. Michele rimane molto turbato, ma non dice niente quando torna a
casa. Ogni giorno che passa ritorna alla casa abbandonata e scopre che nel buco
è nascosto un bambino rapito, Filippo. I due diventano amici. Un giorno a casa
di Michele arriva Sergio, un presunto amico del padre. Quella notte il
protagonista scopre che il padre, insieme a Sergio e ad altri abitanti del
paesino, hanno rapito Filippo e vogliono chiedere un riscatto. Michele,
conosciuto Filippo, stringe subito amicizia con lui e, seppur solo in due,
fanno subito gruppo. Michele comprende quanto sia importante rispettare le
regole perché esse ci consentono di vivere nel rispetto dell’altro ed è per
questo che “si ribella” al padre per proteggere Filippo, il suo vero amico, il
suo gruppo.
PREGHIERA
Aiutaci Signore ad
accettare,
anche quando non ci
va,
le regole che danno
un senso alla nostra vita di gruppo.
Fa’ che, rispettandole,
possiamo sempre
rispettare gli altri componenti
così da far crescere
il nostro gruppo.
Come gli israeliti,
rendici predisposti
sempre al rispetto delle tue regole
perché anche la pelle
del nostro viso
possa essere
raggiante come quella di Mosè
compiendo sempre,
tramite i nostri
piccoli gesti di ascolto ed accoglienza,
la tua volontà.
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