lunedì 9 marzo 2020

AFFETTIVITA’ - UGUALI O DIVERSI'?

FINALITA’ EDUCATIVA: Consapevolezza  di essere creati distinti, riconoscere le differenze insite nei due sessi, aiutare a porre le basi per una sana ed equilibrata crescita nella propria identità sessuale e quindi nella capacità di relazione con gli altri.


Si propone un breve video simpatico: How Unexpected - Vancouver Film School
oppure
L’uomo e la donna - Giuseppe Giacobazzi
Riflessione sulle differenze fra maschi e femmine .
ASCOLTARE LE DUE CANZONI:
Simili di Laura Pausini
Unici di Nek
La scelta delle due canzoni è volta a stimolare nei ragazzi la considerazione che ciascuno di noi è unico, nessun altro sarà uguale o simile.
Possono esserci delle affinità con altri individui che però restano tali
perché nelle nostre diversità siamo meravigliosamente complementari.
In una sua intervista Nek ha spiegato così il significato della sua canzone: “Viviamo in un mondo tanto fantastico quanto atroce, che ci bersaglia di nozioni, informazioni, fatti, opinioni ed ipotesi. L’unicità di un
abbraccio o di un panorama riesce a stupirmi più di ogni tecnologia o
filosofia. Quando l’amore esplode nella quotidianità di una cassa toracica diventiamo l’eccezione: Unici''
ATTIVITA’ INTERATTIVE
Dividere il gruppo fra maschi e femmine assegnando a ciascuno un elenco di situazioni.
I ragazzi dovranno completare pensando a cosa farebbero le ragazze e viceversa. Segue il confronto per vedere quanto si conosce dello stile dell’altro sesso.
·       Quando un ragazzo/a prepara un’interrogazione….
·       Quando si trova ad una festa da solo/a….
·       Quando riceve 100 euro per regalo…
·       Quando incontra per strada una persona cara…
·       Quando vuole rilassarsi...
·       Quando progetta un weekend con gli amici…
·       … (si possono aggiungere altre situazioni da completare)
MASCHILE E FEMMINILE: COME ACCOMPAGNARE
Spunti di riflessione di Luisa Ciceri, formatrice (Tredimensioni 12 (2015), pp. 202-207)
I giovani che chiedono il nostro accompagnamento sono persone che definiamo «di oggi», con il loro carico di ricchezze e fatiche. Mi sembra di poter leggere nella mia esperienza che oggi la decisione vocazionale si colloca, dalla parte del/della giovane, sullo sfondo di una generale difficoltà nelle scelte. Forse una chiave di lettura di tale difficoltà si può trovare nella problematica attuale intorno all’identità. La fatica ad orientarsi nella vita e a fare scelte fondanti si intreccia con la difficile crescita nell’identità. D’altro canto il divenire di qualsiasi progetto di vita, sia professionale sia vocazionale, procede di pari passo con la crescita nell’identità personale. Sappiamo che impegno e motivazioni, decisionalità e ricerca di senso della vita normalmente non appaiono all’improvviso. Sono il frutto di un lungo processo di formazione del concetto di sé, della dimensione affettivo-sessuale, della definizione personale di un quadro di progetti e valori. Tutto questo trova nell’accompagnamento personale il luogo privilegiato di realizzazione personalizzata. In questa prospettiva, accenno ad alcuni nodi rispetto ai quali ho colto differenze tra il giovane e la giovane in discernimento vocazionale e che, a mio parere, sono presupposti nel favorire un’identità stabile e quindi una capacità di scelta libera. La relazione con se stessi, ovvero verso l’interiorità Per un efficace cammino di accompagnamento credo che il primo passaggio sia aiutare il giovane a conoscersi meglio nei propri modi di essere e reagire, sia consci che inconsci. È il cammino verso la propria interiorità, che in ogni persona assume sfumature diverse. In particolare, sappiamo che la personalità femminile è maggiormente propensa all’interiorità, alla riflessione, all’introspezione, colorata anche da intuito emotivo che evidenza le sfumature della realtà: «vive dentro». Grazie alla capacità di intuizione e di interconnessione, riesce a dare un nome a ciò che vive e a mettere insieme i diversi tasselli di realtà. Nel dialogo, in genere, sa presentare diverse esperienze ed esempi, anche piccoli, per farsi comprendere e per supportare quanto vuole affermare. Può però correre il pericolo di dare troppo peso o di perdersi nel particolare, in certi casi con eccessiva meticolosità, di amplificare le situazioni vissute, anche con un sottile vittimismo. Il giovane invece «vive fuori», più attento ad oggettivare la realtà, fermandosi ai fatti, semmai cercando di comprenderne le connessioni logiche.
Il pensiero maschile settorializza i singoli elementi, li affronta uno per volta e li vive intensamente, valuta e vede la realtà nelle sue singole parti, in una prospettiva frazionata. In lui prevale una visione sintetica, che riassume il nocciolo della questione, senza propensione verso i particolari. Affrontare un problema addentrandosi in tutti i dettagli significa disperdersi e complicarlo ulteriormente. In genere fa più fatica a leggersi in profondità e a dirsi i motivi dei suoi comportamenti, rischiando di razionalizzare o scavalcare situazioni che potrebbero invece essere significative. Se il giovane va aiutato scendere gli scalini della propria interiorità, senza paura, per cogliere cosa si porta dentro, quindi i motivi reali del suo agire, la giovane va guidata a guardare e guardarsi con più realismo, a volte aiutandola a focalizzare il problema e a ridimensionare la carica emotiva di cui investe le diverse situazioni. La relazione con gli altri, ovvero verso l’equilibrio affettivo Il mondo femminile è contrassegnato dal codice del sentimento; la costanza emotiva caratterizza la donna e tutte le emozioni di una giornata per lei sono compresenti, si stratificano e colorano il vissuto, la percezione della realtà e le conseguenti decisioni. Per la donna, che si orienta meglio nell’area dell’affettività, le relazioni hanno una valenza molto profonda e alla ricerca di relazioni gratificanti affida, più o meno consciamente, il significato dei suoi atteggiamenti. Anche la dimensione sessuale, più diffusa in varie parti del corpo, viene compresa e vissuta intensamente all’interno di relazioni appaganti. Se la giovane è orientata verso valori spirituali, talvolta tende a spiritualizzare gli impulsi naturali o a rifugiarsi in un «silenzio degli istinti». La mancanza di un equilibrio affettivo si manifesta in una certa ipersensibilità e instabilità emotiva e spinge la donna a cercare appoggi affettivi, anche con atteggiamenti manipolativi, o a gratificare bisogni egocentrici nell’apparente oblatività. Anche i colloqui di accompagnamento potrebbero essere luogo in cui ricerca attenzione, affetto, consenso. Il mondo maschile è caratterizzato dal codice della razionalità; affronta la realtà cercando di comprendere razionalmente come si verifica un evento o funzionano le cose. Diventa importante analizzare, conoscere le regole per applicarle. È il fare che lo fa essere e il mondo affettivo è spesso relegato nella sfera dell’intimo più intimo. Le diverse emozioni che appaiono nell’orizzonte del giovane sono spesso razionalizzate, a volte negate, magari descritte, ma poco o per nulla sentite. Questo può avere il vantaggio di renderlo emotivamente più stabile. Sia per il giovane che per la giovane, sembra che il mondo affettivo, nelle diverse sfumature tra amore e odio, tenerezza e aggressività, gioia e dolore, spesso faccia paura, perché non sa come gestire emozioni e sentimenti e come viverne le potenzialità. Risulta importante accompagnare nell’imparare a sentire e riconoscere il proprio mondo affettivo, per poterlo agire con equilibrio e così costruire relazioni libere e liberanti.
La relazione con Dio, ovvero verso motivazioni adeguate Alla domanda riguardante la scelta vocazionale, le risposte delle persone che ho accompagnato sono giustamente molto diversificate, ma a mio parere riconducibili a due poli. Le giovani rispondono: «Voglio consacrarmi perché amo il Signore, per servirlo e darmi agli altri…». I giovani invece sono più orientati su aspetti operativi: «Per annunciare la Parola di Dio; per stare con i giovani; perché mi piace la liturgia…». Sottolineatura spirituale e pragmatica. Credo che in ogni caso sia essenziale aiutare i giovani a riconoscere le motivazioni vere che sostengono la loro scelta di vita. È vero che il Signore si serve anche delle motivazioni meno pure per attrarre a sé una persona, ma è altrettanto vero che queste non possono sostenere una scelta di vita e soprattutto non dicono la verità della persona. «Che cosa o chi stai cercando? Quale immagine di Dio sta accompagnando la tua vita? Quale relazione vivi con Lui?»: semplici domande che possano inizialmente aiutare a prendere coscienza del perché di normali atteggiamenti e comportamenti; domande che possano aiutare a fare verità, se non restano teoriche ma trovano risposte concrete e sentite, sempre più coerenti con il volto di Dio, rivelatoci dal Cristo pasquale; in fondo coerenti con la nostra identità battesimale. «Maschio e femmina li creò» (Gen 1,27): unica provenienza e unico destino, ma diversità nelle dinamiche umane e in quelle dello spirito, ugualmente belle e ancor di più se sanno incontrarsi.
In che modo il maschile può aiutare il femminile?
E in che modo il femminile può aiutare il maschile?
Di quali dimensioni sentiamo maggiormente il bisogno di prenderci cura nel nostro cammino verso una piena e matura identità sessuale?
Quali difficoltà incontriamo nel rapportarci con l’altro sesso?
Quali ricchezze abbiamo attinto finora dall’incontro con l’altro sesso?

“MASCHIO E FEMMINA LI CREÒ”



Riflessioni su Genesi 1, 26 – 28 (Sac. Nicola Ilardo, Assistente diocesano di pastorale familiare – Nicosia)
Riflessione   su un testo molto conosciuto e ben noto, una  condivisione che merita una ben più ampia trattazione. Cenni  sui versetti 26 - 27.  del libro di Genesi.
26 E Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e
domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le
bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra».
27 Dio creò l'uomo a sua immagine;
a immagine di Dio lo creò;
maschio e femmina li creò.
28 Dio li benedisse e disse loro:
«Siate fecondi e moltiplicatevi,
riempite la terra;
soggiogatela e dominate
sui pesci del mare
e sugli uccelli del cielo
e su ogni essere vivente,
che striscia sulla terra».
Anzitutto una piccola annotazione esegetica. Genesi 1, 26 recita: facciamo l’uomo a nostra immagine e a nostra somiglianza. In ebraico la parola “adam” è un singolare collettivo che andrebbe meglio tradotto con “umanità” e questa umanità è maschio e femmina, cioè puntuto e svuotata. I due termini in ebraico si riferiscono ai genitali che costituiscono l’uomo “maschio e femmina”. Secondo questo primo racconto di Genesi l’umanità, maschio e femmina, è il culmine del capolavoro della creazione, e riceve da Dio il compito di “dominare”, cioè, di custodire, di prendersi cura. Riceve il compito della responsabilità. Maschio e femmina lo creò. L’immagine e la somiglianza, che come dirò è un “compito” per l’uomo, è nell’essere maschio e femmina, nella fatica della relazione.
Pensiamo quanto diventa attuale riflettere su questa espressione per mettere chiarezza e verità sulla identità sessuale dell’uomo e della donna. Si sta profilando, oggi, una teoria che maschio e femmina si diventa, non si nasce. Si contesta che ci sia una natura precostituita dalla corporeità che caratterizza l’essere umano. Sarà l’uomo a cercarsela. Ma, secondo il racconto biblico della creazione appartiene all’essenza della creatura umana di essere stata creata da Dio maschio e femmina e che l’uomo accetta e gli dà senso, ne scopre il significato, la finalità, il “perché”. Secondo la teoria gender l’uomo è solo spirito e volontà. Esiste l’uomo in astratto che poi sceglie autonomamente se essere uomo o donna. Nel progetto di Dio “adam – umanità” non è pensata a sé stante, chiusa nella solitarietà della mascolinità o della femminilità, bensì nella relazione e nella complementarietà di entrambi. Dice Giovanni Paolo II della Mulieris dignitatem: «L’uomo in sé non è l’umanità perché l’uomo si costituisce tale solo dinanzi al “tu” della donna, che è l’altro “io” della comune umanità» (6). L’uomo, maschio e femmina, porta già in sé la missione da vivere in piena libertà ma non in autonomia dal Creatore. Nessun essere umano in sé è “umanità” se non nella relazione con l’altro da sé: questa è la vocazione originaria dell’uomo e della donna. Pertanto, possiamo affermare che l’identità e il fine di adam (maschio e femmina) è l’amore come relazione feconda. Nell’essere “per” l’altro! Proprio per questo, aiutati dalla Grazia, per tutti battezzati, e dal sacramento del matrimonio, per gli sposi, siamo chiamati a compiere questo passaggio: dall’essere “tra” gli altri, all’essere “con” , all’essere “per”, fino all’essere “nell’altro”. Pensiamo per es. al Cantico dei Cantici. Ma, ancora di più pensiamo alle parole di Gesù: io in voi e voi in me (cfr. Gv 15, 4- 9; Gv 17, 21 – 23). Anzi, c’è un’altra “conversione” da operare. Una conversione figurata: mettere la terza persona “Egli” al primo posto e la prima persona “io” al secondo o terzo posto. Come è in ebraico. Tutte le coniugazioni delle lingue moderne, occidentali iniziano con “io – tu – egli” soltanto l’ebraico inizia con la terza persona: “egli – io – tu”. “Egli” viene per primo. Ma, torniamo al brano di Genesi del primo capitolo, al quale voglio accostare il secondo racconto della creazione dell’uomo che si trova nel secondo capitolo. Qui Adamo dorme. Ritorna alla luce quando nasce Eva e si risveglia con un grido di gioia e di meraviglia e riconosce se stesso nell’alterità della donna. Tutte e due i racconti rispondono alla domanda cruciale sul corpo. Il mio corpo, allora, ha una parola precisa inscritta in sé: l’altro, il corpo diventa se stesso mettendosi in relazione con l’altro da sé. Allora, il concetto stesso di “umanità” significa chiamata, vocazione alla comunione interpersonale (cfr. MD, 7). Una comunione d’amore che non è semplice necessità di sopravvivenza, né un aspetto che interessa l’uomo in qualche punto del suo essere. La vocazione alla comunione lo coinvolge in tutte le sue dimensioni di corpo e di anima. «In quanto spirito incarnato, cioè anima che si esprime nel corpo e corpo informato da uno spirito immortale, l’uomo è chiamato all’amore in questa sua totalità unificata. L’amore abbraccia anche il corpo umano e il corpo è reso partecipe dell’amore spirituale». Il testo di Genesi al v. 26 recita così: Dio creò adam a sua immagine verso la sua somiglianza lo creò. Essere immagine di Dio è un dono, diventare sua somiglianza è la risposta di adam maschio e femmina al dono ricevuto. Facciamo l’uomo. A chi si rivolge Dio? Certo, a Dio Trinità. Dio per creare l’uomo – dice S. Giovanni Paolo II – entra in se stesso; l’uomo viene dal “Noi” divino; ma si rivolge anche all’uomo! Facciamo insieme l’uomo. Quest’ultimo è una realtà incompleta, si realizza con la sua collaborazione col Creatore. Allora tutta l’umanità, in quanto maschio e femmina nell’intimità della relazione, deve tendere verso la somiglianza di Dio. Se leggiamo la Bibbia, e la nostra vita di fede alla luce di questa chiave della somiglianza, ci accorgiamo come tantissime volte si parla dell’umana (di una umanità redenta) tensione ad imitare Dio. In quell’avverbio “come” ripetuto per come costante per tutta la Bibbia si comprende la trasformazione che la fede opera nella nostra vita (cfr. Lv 11, 45; Fil 2,5; Gv 17,22). E’ questa la nostra risposta al Creatore, che ci ha fatti a sua immagine verso la sua somiglianza. Tutto questo mistero è affidato alla famiglia cristiana. Dice la FC che la famiglia ha la missione di custodire, rivelare e comunicare l’amore (17). Il sacramento del matrimonio è parola di Dio che rivela e compie il progetto sapiente amoroso che Dio ha per gli sposi e per l’umanità tutta (51).

MASCHIO E FEMMINA PAPA FRANCESCO, UDIENZA GENERALE 15 APRILE 2015
[…] Iniziamo con un breve commento al primo racconto della creazione, nel Libro della Genesi. Qui leggiamo che Dio, dopo aver creato l’universo e tutti gli esseri viventi, creò il capolavoro, ossia l’essere umano, che fece a propria immagine: «a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò» (Gen 1,27), così dice il Libro della Genesi. E come tutti sappiamo, la differenza sessuale è presente in tante forme di vita, nella lunga scala dei viventi. Ma solo nell’uomo e nella donna essa porta in sé l’immagine e la somiglianza di Dio: il testo biblico lo ripete per ben tre volte in due versetti (26-27): uomo e donna sono immagine e somiglianza di Dio. Questo ci dice che non solo l’uomo preso a sé è immagine di Dio, non solo la donna presa a sé è immagine di Dio, ma anche l’uomo e la donna, come coppia, sono immagine di Dio. La differenza tra uomo e donna non è per la contrapposizione, o la subordinazione, ma per la comunione e la generazione, sempre ad immagine e somiglianza di Dio. L’esperienza ce lo insegna: per conoscersi bene e crescere armonicamente l’essere umano ha bisogno della reciprocità tra uomo e donna. Quando ciò non avviene, se ne vedono le conseguenze. Siamo fatti per ascoltarci e aiutarci a vicenda. Possiamo dire che senza l’arricchimento reciproco in questa relazione – nel pensiero e nell’azione, negli affetti e nel lavoro, anche nella fede – i due non possono nemmeno capire fino in fondo che cosa significa essere uomo e donna. La cultura moderna e contemporanea ha aperto nuovi spazi, nuove libertà e nuove profondità per l’arricchimento della comprensione di questa differenza. Ma ha introdotto anche molti dubbi e molto scetticismo. Per esempio, io mi domando, se la cosiddetta teoria del gender non sia anche espressione di una frustrazione e di una rassegnazione, che mira a cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa. Sì, rischiamo di fare un passo indietro. La rimozione della differenza, infatti, è il problema, non la soluzione. Per risolvere i loro problemi di relazione, l’uomo e la donna devono invece parlarsi di più, ascoltarsi di più, conoscersi di più, volersi bene di più. Devono trattarsi con rispetto e cooperare con amicizia. Con queste basi umane, sostenute dalla grazia di Dio, è possibile progettare l’unione matrimoniale e familiare per tutta la vita. Il legame matrimoniale e familiare è una cosa seria, lo è per tutti, non solo per i credenti. Vorrei esortare gli intellettuali a non disertare questo tema, come se fosse diventato secondario per l’impegno a favore di una società più libera e più giusta. Dio ha affidato la terra all’alleanza dell’uomo e della donna: il suo fallimento inaridisce il mondo degli affetti e oscura il cielo della speranza. I segnali sono già preoccupanti, e li vediamo. Vorrei indicare, fra i molti, due punti che io credo debbono impegnarci con più urgenza. Il primo. E’ indubbio che dobbiamo fare molto di più in favore della donna, se vogliamo ridare più forza alla reciprocità fra uomini e donne. E’ necessario, infatti, che la donna non solo sia più ascoltata, ma che la sua voce abbia un peso reale, un’autorevolezza riconosciuta, nella società e nella Chiesa. Il modo stesso con cui Gesù ha considerato la donna in un contesto meno favorevole del nostro, perché in quei tempi la donna era proprio al secondo posto, e Gesù l’ha considerata in una maniera che dà una luce potente, che illumina una strada che porta lontano, della quale abbiamo percorso soltanto un pezzetto. Non abbiamo ancora capito in profondità quali sono le cose che ci può dare il genio femminile, le cose che la donna può dare alla società e anche a noi: la donna sa vedere le cose con altri occhi che completano il pensiero degli uomini. E’ una strada da percorrere con più creatività e audacia. Una seconda riflessione riguarda il tema dell’uomo e della donna creati a immagine di Dio. Mi chiedo se la crisi di fiducia collettiva in Dio, che ci fa tanto male, ci fa ammalare di rassegnazione all’incredulità e al cinismo, non sia anche connessa alla crisi dell’alleanza tra uomo e donna. In effetti il racconto biblico, con il grande affresco simbolico sul paradiso terrestre e il peccato originale, ci dice proprio che la comunione con Dio si riflette nella comunione della coppia umana e la perdita della fiducia nel Padre celeste genera divisione e conflitto tra uomo e donna. Da qui viene la grande responsabilità della Chiesa, di tutti i credenti, e anzitutto delle famiglie credenti, per riscoprire la bellezza del disegno creatore che inscrive l’immagine di Dio anche nell’alleanza tra l’uomo e la donna. La terra si riempie di armonia e di fiducia quando l’alleanza tra uomo e donna è vissuta nel bene. E se l’uomo e la donna la cercano insieme tra loro e con Dio, senza dubbio la trovano. Gesù ci incoraggia esplicitamente alla testimonianza di questa bellezza che è l’immagine di Dio.

Preghiera
Maschio e femmina ci hai creati, Signore,
come capolavori usciti dalle tue mani d’artista.
Non hai voluto farci uguali ma renderci,
in modo diverso, immagine di Te.
Hai messo in noi la tua firma
creandoci a Tua somiglianza
perché ciascuno possa vedere il Tuo volto
nel volto dell’altro, nel volto dell’altra.
Grazie, Padre creatore,
che chiami ogni uomo e ogni donna
a rendere bella la tua creazione.
Grazie perché al cuore di ogni uomo e donna
affidi il compito di lasciare nella storia
l’impronta del Tuo amore.
Rendici consapevoli della bellezza della tua chiamata ,
custodi della dignità di ogni persona,
costruttori di relazioni autentiche nella verità.
Amen



Nessun commento:

Posta un commento

LA LITURGIA DEL GIORNO domenica 31 luglio 2022

XVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C) Grado della Celebrazione: DOMENICA Colore liturgico: Verde Antifona d'ingresso O Dio,...