La parrocchia di S. Maria Assunta e San Nicola, anche quest’anno si prepara all' “adorazione continua del Santissimo Sacramento” le solenni quarantore .
Quarantore, il tempo, per stare con Gesù Eucarestia, poiché 40 ore è, l’intervallo temporale durante il quale Gesù è morto e deposto dalla croce e con il prosieguo della sua permanenza nel Santo Sepolcro. Questo tempo non si sarebbe limitato alla giornata del Sabato Santo, ma in realtà sarebbe durato 40 ore, dalle 3 del pomeriggio di Venerdì Santo all’alba di Pasqua, le 7 del mattino della domenica di risurrezione.
L' adorazione solenne del Sacramento ha origine remote, in Italia si diffuse nel tardo Medioevo, sembra che la cosa sia cominciata a Milano nel 1527, o nel 1534 per opera di P. Bono da Cremona, barnabita, ma esiste anche un’ altra ipotesi che sia opera, nel 1537, del cappuccino P. Giuseppe da Fermo. A questa pratica furono assegnate le prime indulgenze da Papa Paolo III. Invece a Roma ebbe un grande fautore in S. Filippo Neri, che la prese come una delle principali pratiche di devozione per la sua Confraternita, e la solenne festa esteriore con cui accompagnava la pratica contribuì a fare di lui il padre degli oratori musicali.
Il Papa Clemente VIII, nel 1592, diede una prima regolamentazione, disponendo che con l’esposizione delle Quarantore, “una catena ininterrotta di preghiere…, ad ogni ora del giorno e della notte, in tutto l’anno”. Finalmente Clemente XII, nel 1731, stabilì tutto il cerimoniale con cui si devono praticare le Quarantore con una istruzione che porta il nome di Instusctio Clementina.
Le Quarantore previste dalla Instructio Clementina, però, si dovevano praticare solo in quelle città che avevano molte chiese.
La pratica però non tardò ad estendersi anche nei centri minori, almeno come esercizio annuale, specialmente dopo l’avvio che la cosa prese a Macerata nel 1556, per opera di due missionari gesuiti, che volendo ritrarre la gente da uno spettacolo immorale, organizzarono l’esposizione delle Quarantore con particolare solennità. La cosa non solo riuscì, ma contribuì a dare all’esercizio quel carattere di espiazione che riveste particolarmente nei luoghi dove si fa una volta all’anno.
Il Papa Leone XIII, nel 1897, estese a tutte le chiese del mondo le indulgenze che alla pia pratica erano state concesse nella città di Roma.
Un aiuto per ritrovare il senso autentico dell’esposizione solenne e dell’adorazione eucaristica, ci viene oggi da importanti documenti della Chiesa che traducono la riforma conciliare. L’Istruzione sul Culto del Mistero Eucaristico fuori della Messa dice che «la celebrazione dell’Eucaristia nel sacrificio della Messa è veramente l’origine e il fine del culto che ad essa viene reso fuori dalla Messa». Allo stesso modo, come nella Messa vi è un intimo e inscindibile legame tra la mensa della Parola e quella del Pane, così in ogni preghiera di adorazione eucaristica deve apparire evidente questo rapporto. Del resto, l’introduzione generale al rituale per il culto eucaristico, richiamandosi alla costituzione conciliare sulla liturgia, non tralascia di ricordare che Cristo è egualmente e realmente presente anche nella sua Parola. E’ con questa chiarezza di idee che durante l’esposizione, insieme con canti e preghiere, si raccomanda caldamente di dedicare «un tempo conveniente a letture della Parola di Dio e a un po’ di adorazione silenziosa». Non solo, ma è tanto importante questo momento di confronto con la Parola di Dio e di riflessione personale che «è vietata l’esposizione fatta unicamente per impartire la benedizione».
F.A.
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