FRANCESCO
EVANGELII GAUDIUM
1. La gioia del Vangelo riempie
il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù.
L’eterna novità
del Vangelo
11. (…) Come
affermava sant’Ireneo: «[Cristo], nella sua venuta, ha portato con sé ogni
novità».Egli sempre può, con la sua novità, rinnovare la nostra vita e la
nostra comunità, e anche se attraversa epoche oscure e debolezze ecclesiali, la
proposta cristiana non invecchia mai. Gesù Cristo può anche rompere gli schemi
noiosi nei quali pretendiamo di imprigionarlo e ci sorprende con la sua
costante creatività divina. Ogni volta che cerchiamo di tornare alla fonte e
recuperare la freschezza originale del Vangelo spuntano nuove strade, metodi
creativi, altre forme di espressione, segni più eloquenti, parole cariche di
rinnovato significato per il mondo attuale. In realtà, ogni autentica azione
evangelizzatrice è sempre “nuova”.
Dal cuore del
Vangelo (il modo di annunciare il
Vangelo)
34. Alcune questioni che fanno parte dell’insegnamento
morale della Chiesa rimangono fuori del contesto che dà loro senso. Il problema
maggiore si verifica quando il messaggio che annunciamo sembra allora
identificato con tali aspetti secondari che, pur essendo rilevanti, per sé soli
non manifestano il cuore del messaggio di Gesù Cristo. Dunque, conviene essere
realisti e non dare per scontato che i nostri interlocutori conoscano lo sfondo
completo di ciò che diciamo o che possano collegare il nostro discorso con il
nucleo essenziale del Vangelo che gli conferisce senso, bellezza e attrattiva.
36. Tutte le verità rivelate procedono
dalla stessa fonte divina e sono credute con la medesima fede, ma alcune di
esse sono più importanti per esprimere più direttamente il cuore del
Vangelo.
39. Allora non sarà propriamente il
Vangelo ciò che si annuncia, ma alcuni accenti dottrinali o morali che
procedono da determinate opzioni ideologiche. Il messaggio correrà il rischio
di perdere la sua freschezza e di non avere più “il profumo del Vangelo”.
Le dottrine, le
tradizioni e il Vangelo
41 A volte, ascoltando un linguaggio completamente ortodosso, quello che i
fedeli ricevono, a causa del linguaggio che essi utilizzano e comprendono, è
qualcosa che non corrisponde al vero Vangelo di Gesù Cristo. Con la santa
intenzione di comunicare loro la verità su Dio e sull’essere umano, in alcune
occasioni diamo loro un falso dio o un ideale umano che non è veramente
cristiano. In tal modo, siamo fedeli a una formulazione ma non trasmettiamo la
sostanza. Questo è il rischio più grave. Ricordiamo che «l’espressione della
verità può essere multiforme, e il rinnovamento delle forme di espressione si
rende necessario per trasmettere all’uomo di oggi il messaggio evangelico nel
suo immutabile significato».
Le consuetudini della Chiesa e il Vangelo
43. Nel suo
costante discernimento, la Chiesa può anche giungere a riconoscere consuetudini
proprie non direttamente legate al nucleo del Vangelo, alcune molto radicate
nel corso della storia, che oggi ormai non sono più interpretate allo stesso
modo e il cui messaggio non è di solito percepito adeguatamente. Possono essere
belle, però ora non rendono lo stesso servizio in ordine alla trasmissione del
Vangelo. Non abbiamo paura di rivederle. Allo stesso modo, ci sono norme o
precetti ecclesiali che possono essere stati molto efficaci in altre epoche, ma
che non hanno più la stessa forza educativa come canali di vita.
CAPITOLO V:
EVANGELIZZATORI CON LO SPIRITO
Prima motivazione per evangelizzare: la passione per il
Vangelo
264. La
migliore motivazione per decidersi a comunicare il Vangelo è contemplarlo con
amore, è sostare sulle sue pagine e leggerlo con il cuore. Se lo accostiamo in
questo modo, la sua bellezza ci stupisce, torna ogni volta ad affascinarci.
Perciò è urgente ricuperare uno spirito contemplativo, che ci
permetta di riscoprire ogni giorno che siamo depositari di un bene che
umanizza, che aiuta a condurre una vita nuova. Non c’è niente di meglio da
trasmettere agli altri.
Siamo creati per quello che il Vangelo ci propone
265. A volte
perdiamo l’entusiasmo per la missione dimenticando che il Vangelo risponde
alle necessità più profonde delle persone, perché tutti siamo stati
creati per quello che il Vangelo ci propone: l’amicizia con Gesù e l’amore
fraterno. Quando si riesce ad esprimere adeguatamente e con bellezza il
contenuto essenziale del Vangelo, sicuramente quel messaggio risponderà alle
domande più profonde dei cuori.
ALTRI TESTI
Tutto io faccio per il vangelo
Omnia facio
propter evangelium
(Paolo, 1Cor 9,23)
Non è soltanto impossibile ma
inutile conoscere Dio senza Gesù Cristo.
(Pascal, Pensieri 549-191)
Guai a me, se evangelizzare non mi
evangelizza.
(Madeleine
Delbrêl, Œuvres complètes, 8 :
Athéisme et évangélisation. Textes missionnaires, vol. 2, Nouvelle Cité,
Bruyères-le-Châtel 2010, p. 138)
Non voglio che si diffonda il
cristianesimo che io conosco. Voglio che si diffonda il Vangelo che io medito,
che è un’altra cosa.
(E. Balducci, Siate ragionevoli chiedete l’impossibile, Chiarelettere, Milano
2012, pp. 48-49)
I
preti e i laici, quasi senza differenze, s’immergano nel Vangelo. Lo dico con
una particolarissima e specifica insistenza, anche quantitativa: è necessario
leggerlo, leggerlo, leggerlo. Formatevi sul Vangelo, letto mille volte al
giorno se fosse possibile, sine glossa,
il più possibile in lettura continua, senza alcuna desistenza. Immergetevi in
esso, chiudetevi le orecchie e sradicando i pensieri, per così dire; e ci pensa
lui, il Signore, a sradicarli ancora più profondamente. Ma deve essere un
rapporto continuo, personale, vissuto, creduto con tutto l’essere, e sapendo di
accogliere la parola di Dio come Gesù Cristo l’ha seminata quando andava per le
strade della Galilea.
I
nostri biblisti possono porsi i problemi delle varie forme, delle varie
teologie … ma a un certo punto sono problemi che vi dovete lasciare alle spalle
ascoltando il Vangelo così com’è, senza glossa, come diceva san Francesco,
continuamente in maniera che raschi il vostro cervello e vi plasmi lo spirito,
senza che ve ne accorgiate. Non stancatevi mai di leggerlo, perché è assurdo
stancarsi del Vangelo. Certo, da una prima parola che leggete di un brano
potete pensare di conoscerlo ma non lo conoscete … perché è di una profondità
infinita, inesausta, e inesauribile; e continuamente ci plasma, ci sostiene, ci
forma, ci crea, prima di tutto come cristiani: anche il vostro sacerdozio è
installato sul vostro essere cristiani, quindi nasce dal Vangelo. Continuate
sempre a rafforzarvi nella fede che non solo è la parola di Dio, ma è la Parola
incarnata e che si incarna in voi. Abbiamo tutti bisogno di questa continua
incarnazione della Parola.
(G.
Dossetti, La parola di Dio seme di vita e
di fede incorruttibile, EDB, Bologna 2002, pp. 217-218)
“È possibile vivere il Vangelo?”. Chi come
me ha una certa età, avendo ormai attraversato le varie stagioni della vita ed
essendo approdato all’ultima, riconosce che questa domanda ha ricevuto e
continua a ricevere risposte diverse. C’è stata una stagione, che per la mia
generazione è coincisa con la giovinezza, in cui le attese, le speranze, le
forti convinzioni tipiche del tempo in cui i giovani si affacciano alla vita e
vi entrano, erano convergenti con le speranze della chiesa e del mondo.
Nella chiesa si respirava nell’aria una
novità che non era l’arrivo di una “moda”, ma era un ritorno al Vangelo, alla
forma vitae della chiesa primitiva. Per questo si parlava, con molto timore,
anche di aggiornamento, qualcuno ardiva persino parlare di riforma della vita
della chiesa. Per i cristiani con una certa consapevolezza era il Vangelo che
diventava una presenza dinamica, un riferimento, un principio che veniva
invocato come un’urgenza, una realtà da viversi concretamente e, oserei dire,
visibilmente: questo non per “un’ostensione davanti agli uomini” ma per
verificare che il Vangelo ispirava veramente la vita di molti cristiani ed era
assunto dalla chiesa come presenza egemone.
Qualcuno oggi, analizzando quella
stagione, conclude che nella chiesa si era instaurato un mito – il mito di un’età
dell’oro, il mito delle origini …
Mito della riforma? O non piuttosto
capacità del Vangelo di essere un fuoco che continua a covare sotto la cenere,
che resta brace incandescente la quale può sempre dare origine a un roveto
ardente? “Il Vangelo è dýnamis,
potenza di Dio” (Rm 1,16), dice l’apostolo Paolo! Può essere smentito, fatto
tacere, reso inefficace, può essere addirittura contraddetto e pervertito, e
allora sembra restare inerte sotto la cenere. Ma poi riprende ad ardere, perché
è un fuoco che subito rinasce non appena un cristiano getta sulla cenere
qualche sterpo del suo vivere, alla ricerca della luce e della presenza divina.
Non si può far tacere per sempre il Vangelo: per qualche tempo sì, e la storia
della chiesa lo testimonia; ma poi basta che un uomo o una donna, alla ricerca
di luce vera e di fuoco che consumi, abbia il coraggio di scostare un po’ di
cenere e di gettarvi sopra una bracciata di legna secca, che subito il fuoco e
la luce si fanno nuovamente vedere. Ormai vecchio, vicino alla morte, un grande
spirituale italiano confidò a me e a un mio fratello: “Me ne vado dopo aver
combattuto per riformare la chiesa, ma ora sono convinto che la chiesa sia
irriformabile”. Quelle parole mi stupirono, mi fecero male, ma non nego che ora
a volte sono tentato di condividerle. Siamo capaci di dare alla chiesa un volto
nuovo, più fedele e conforme al volto di Cristo, oppure questa è solo una
speranza, e la sposa di Cristo sarà tale solo quando verrà lo Sposo? Mi ostino
a credere che alla brace del Vangelo basti il soffio dello Spirito per
riprendere ad ardere, riscaldando i nostri cuori e illuminando l’umanità
intera. Sì, il Vangelo si può ancora vivere in ogni stagione.
(Enzo Bianchi, in Jesus, 9/2011)
La liturgia è celebrare il Vangelo
Se nei vangeli si parla poco o nulla di
liturgia, ciò avviene perché essi sono di fatto una liturgia vissuta con Gesù
in mezzo ai suoi … E’ questa la liturgia dei vangeli: essere attorno a Gesù
nella sua vita e nella sua morte … La liturgia è stare oggi intorno alla
persona del Signore, ascoltarlo, parlargli, pregarlo, lasciarlo pregare per
noi. Tutto ciò che i vangeli riferiscono di Gesù tra la gente è
un’anticipazione della liturgia e, a sua volta, la liturgia è una continuazione.
Potremmo dire che la liturgia è la danza della Chiesa attorno al Cristo un po'
come la danza di Davide attorno all'arca, è quella gratuità gioiosa che si
sprigiona dalla presenza di Gesù.
È estremamente importante cogliere nella
liturgia questa fondamentale dinamica: essere noi oggi attorno al Cristo
glorioso' che ci parla, ci ascolta, ci sana, prega a nostro nome, proprio come
faceva con gli apostoli negli anni della sua esistenza terrena. La Chiesa
rivive la liturgia descritta dai vangeli perché mette al centro Gesù e si
lascia illuminare' guidare e graziare da lui. Come dice il Vaticano II
"Cristo è sempre presente nella sua Chiesa, e in modo speciale nelle
azioni liturgiche,' (Sacrosanctum
Concilium, 7).
(C.M.
Martini, “La liturgia mistica del prete. Omelia nella Messa crismale”, Rivista della Diocesi di Milano 89/4
(1998), pp. 641-648, p. 642)