mercoledì 8 aprile 2020

PERDERSI NELL ’AMICIZIA

In questo particolare momento, chiusi nelle nostre case per isolamento o in quarantena, risulta utile la lettura di alcun classici sul tema dell' amicizia.
Cicerone, in Laelius de amicitia si immagina un dialogo filosofico di Gaio Lelio nel 129 a.C. con i suoi generi Gaio Fannio Strabone e Quinto Mucio Scevola, dopo la morte di Scipione Emiliano. Nel corso dell’incontro emergono tutte le grandi problematiche sui meccanismi dell’amicizia. Cicerone ci offre un vero e proprio trattato pratico dove, partendo dal valore della gratuità e della sincerità anteposta ad ogni interesse particolare, da delle vere proprie istruzioni su come costruire una relazione con un amico. Cicerone scrive : “Chi concepisce l’amicizia in funzione dell’interesse distrugge il suo vincolo più dolce, perché noi non godiamo tanto dall’utilità che ci viene dall’amico, quanto dal suo stesso affetto; e quel che ci viene da lui è gradito, quando ci viene assieme al suo amore.”
L'  altro autore è Montaigne che nei Saggi  Dell' amicizia descrive i comportamenti degli esseri umani nella dittatura.
L' amicizia rappresenta un  antidoto contro la solitudine che proviamo nel distanziamento personale a cui siamo costretti per evitare la diffusione del coronavirus. Oggi ognuno di noi può mettere un freno alla tristezza e alla paura prendendosi cura del proprio amico e andando a ricercare, con una mail o una videochiamata, chi non sentiamo da molto tempo o chi intuiamo che se ne stia in silenzio perché ha perso il suo coraggio.
In questa emergenza  venendo meno la possibilità di fare comunità nella scuola, nella parrocchia,  nei cinema, nei teatri, ci accorgiamo che quando si è soli si diventa poca cosa perché l’uomo è nato per essere un animale sociale.
C’è però una uscita di sicurezza che ci permette di ritrovare la forza e la speranza. È quella di ricuperare un rapporto individuale con un amico. È un modo per prendersi cura di una persona prossima che ha bisogno di essere sostenuta e sollevata di morale. Ci accorgiamo così di essere indispensabili per il suo umore, per dare un senso alla sua giornata. Chiacchierando con lui avremo la sensazione di avergli fatto del bene in queste circostanze difficili. Saremo stati così il medico di un’anima inquieta. L’amicizia con l’altro dà senso e forza alla nostra vita. È tutt’altra cosa il nostro viaggio nella vita rimanendo fedeli ad un amico. 
L’amicizia ai tempi del Coronavirus non ha però solo un valore esistenziale, ma incredibilmente assume un significato politico per la società intera.
Sui social leggiamo tante parole malvagie di chi ama creare le sue piccole tribù e lanciare anatemi contro il nemico di turno.
Ci accorgiamo spesso che anche i nostri amici si lasciano qualche volta trascinare da queste reazioni.
Sono la punta di un iceberg dei gravi rischi che corre l’intera umanità. Ci sono molti, in tutti gli angoli del pianeta, che invece di ricercare la massima solidarietà contro un nemico comune sono più preoccupati di cercare delle occasioni per aizzare l’odio e le contrapposizioni a livello politico e umano. Ritengono che per salvarsi ognuno dovrebbe prima pensare a se stesso, come è accaduto quando i naufraghi del Titanic gettavano in mare perfino i propri conoscenti per prendere un posto sulle scialuppe di salvataggio. Vogliono affrontare la guerra al virus con nuove guerre tra gli uomini.
Il gusto e il piacere dell’amicizia può essere un terapia a tutto questo.

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