La Risurrezione è l'evento centrale del Nuovo Testamento
e in particolare dei Vangeli: la testimonianza apostolica annuncia che, al terzo giorno dalla sua morte in croce, Gesù risorse lasciando il sepolcro vuoto e mostrandosi vivo, inizialmente ad alcune discepole, e quindi anche ad altri apostoli e discepoli.
È il principio e il fondamento della fede, ricordato annualmente nella Pasqua e settimanalmente nella Domenica. La tradizione cristiana considera unanimemente l'evento della risurrezione di Gesù come storico, è l’evento unico nella storia umana. E’ la fonte e la sintesi di tutta la predicazione cristiana e della speranza cristiana; fonte e culmine di tutta la vita della Chiesa.
La Pasqua è la festa principale, più importante di tutto l’anno, “il fondamento e il nucleo di tutto l’anno liturgico” (CONCILIO VAT. II, Sacrosanctum Concilium, 106).
Cerchiamo di illustrare sinteticamente questa straordinaria importanza della Risurrezione di Cristo, partendo anzitutto dalla sua storicità.
“Nessuno è stato testimone oculare dell’avvenimento stesso della Risurrezione e nessun Evangelista lo descrive. Nessuno ha potuto dire come essa sia avvenuta fisicamente. Ancor meno fu percettibile ai sensi la sua essenza più intima, il passaggio ad un’altra vita” (CCC, 647).
■ Tuttavia, la Risurrezione di Cristo è un avvenimento storico nel senso che è realmente avvenuta nella storia, e ha avuto segni e testimonianze storicamente attestate.
■ Nello stesso tempo è anche un avvenimento misterioso, che trascende e supera la stessa storia, in quanto è un mistero di Fede, e, come tale, richiede la Fede, dono di Dio, grazie alla quale si può esclamare con San Tommaso di fronte al Cristo risorto: “Mio Signore e mio Dio” (Gv 20,28).
■ Pertanto, la Risurrezione di Cristo «non è una teoria, ma una realtà storica rivelata dall’Uomo Gesù Cristo mediante la sua ‘pasqua’… Non è un mito né un sogno, non è una visione né un’utopia, non è una favola, ma un evento unico ed irripetibile” (BENEDETTO XVI, Messaggio di Pasqua 2009)
San Paolo dice che Cristo “è risorto il terzo giorno secondo le Scritture” (1Cor 15,4). “Non pochi esegeti intravedono nell’ espressione: “è risorto il terzo giorno secondo le Scritture” un significativo richiamo di quanto leggiamo nel salmo 16, dove il salmista proclama: “Non abbandonerai la mia vita negli inferi, né lascerai che il tuo fedele veda la corruzione” (v.10). È questo uno dei testi dell’Antico Testamento, citati spesso nel cristianesimo primitivo, per provare il carattere messianico di Gesù. Poiché secondo l’interpretazione giudaica la corruzione cominciava dopo il terzo giorno, la parola della Scrittura si adempie in Gesù che risorge il terzo giorno, prima cioè che cominci la corruzione. (BENEDETTO XVI, Catechesi del mercoledì, 15-4-09).
■ Sono due i segni e le prove che attestano la Risurrezione di Gesù :
• Il sepolcro vuoto ![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEil3d9Jj_k84naKq-uO8Jvj4Njbt3dcxSxnnp9rokYCszyXXKXTIwufUbqIKewjwBoouo6BFq_7KL6fmEEp0zp_x9MfaRY5lNAZk0CPUfT-o3Ki8RNoF2mqgRcIpayrg2gaZaRhyphenhyphenq_J2daR/s320/12.jpg)
• le apparizioni di Cristo risorto
■ Grazie a tali prove, la verità storica della Risurrezione di Cristo “è ampiamente documentata, anche se oggi, come in passato, non manca chi in modi diversi la pone in dubbio o addirittura la nega” (BENEDETTO XVI, Catechesi del mercoledì, 26 marzo 2008).
Il valore del sepolcro vuoto
“Nel quadro degli avvenimenti di Pasqua, il primo elemento che si incontra è il sepolcro vuoto. Non è in sé una prova diretta. L’assenza del corpo di Cristo nella tomba potrebbe spiegarsi altrimenti. Malgrado ciò, il sepoLcro vuoto ha costituito per tutti un segno essenziale. La sua scoperta da parte dei discepoli è stato il primo passo verso il riconoscimento dell’evento della Risurrezione. Dapprima è il caso delle pie donne, poi di Pietro. Il discepolo «che Gesù amava» (Gv 20,2) afferma che, entrando nella tomba vuota e scorgendo «le bende per terra» (Gv 20,6), vide e credette. Ciò suppone che egli abbia constatato, dallo stato in cui si trovava il sepoLcro vuoto, che l’assenza del corpo di Gesù non poteva essere opera umana e che Gesù non era semplicemente ritornato ad una vita terrena come era avvenuto per Lazzaro” (CCC, 640).
■ Le apparizioni sono documentate in maniera rigorosa nel Nuovo Testamento; alle due Marie (Mt 28, 1-8); a Maria Maddalena (Gv 20, 11-18); ai discepli nel Cenacolo
(Gv 20, 19-23); ai viandanti di Emmaus (Lc 24, 13-35; Mc 16,12-13); a Tommaso (Gv 20, 24-29); ai discepoli sulle acque del lago (Gv 21,1-14); ad altri (Gv 20,30-31); a Paolo e ai 500 fratelli (1 Cor 15, 3-9; 20-21). Manifestano un dato fondamentale: l’iniziativa non è dei discepoli, ma è di Lui, il Cristo, il Vivente, come anche attesta il Libro degli Atti: “Egli si mostrò ad essi vivo” (1, 3). Dunque non un qualcosa che parte dai discepoli, ma da Cristo stesso. Permettono di constatare che il corpo risuscitato di Gesù è il medesimo che è stato martoriato e crocifisso, poiché porta ancora i segni della passione (cfr. Gv 20,20.27). Attestano la nuova dimensione del Risorto, il suo modo di essere “secondo lo Spirito”, che è nuovo e diverso rispetto al modo di esistere anteriore, “secondo la carne”. Consentono a Gesù risorto di affidare agli Apostoli e ai discepoli la missione di annunciare ad altri la sua Risurrezione e il suo Vangelo: “Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” (Mt 28,19); “E disse loro: «Andate per tutto il mondo, predicate il Vangelo a ogni creatura»” (Mc 16,15).
■ Gesù risorto appare prima di tutto a delle donne, le quali pertanto furono le prime ad incontrare Gesù risorto e a darne l’annuncio agli Apostoli.
Ora il fatto che Gesù si sia manifestato anzitutto a delle donne è un ulteriore prova per credere alla verità storica della sua Risurrezione e alla veridicità di quanto scritto dagli Evangelisti. Infatti, se ciò non fosse realmente avvenuto, perché affidare l’importante testimonianza della Risurrezione di Cristo anzitutto a delle donne, la cui parola non aveva alcun valore giuridico?
La più antica testimonianza della Risurrezione è quella data da San Paolo Apostolo: “Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici. In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto” (1 Cor 15, 3-8).
Gli Apostoli appaiono come testimoni e non inventori di tale testimonianza. Infatti la Risurrezione appariva ad essi come cosa impossibile, al di fuori dell’immaginabile. Lo stesso Gesù deve vincere la loro resistenza, la loro incredulità: «O tardi di cuore a credere!» (Lc 24, 25); «Perché siete sconvolti? Guardate le mie mani e i miei piedi, ché sono proprio io. Toccatemi e guardate, poiché uno spirito non ha carne e ossa, come vedete che ho io!» (Lc 24, 38).
■ Dalla loro testimonianza, appare che la Risurrezione di Cristo è un evento che:
• supera loro stessi, che pure ne sono i testimoni. A questo riguardo, non dimentichiamo che quando Gesù fu catturato e crocifisso, i discepoli fuggirono e pensarono concluso il caso di Gesù, non nutrendo alcuna attesa di una Risurrezione. Al posto dell’entusiasmo, dopo la morte di Cristo, c’era negli Apostoli solo sconforto e delusione. E pertanto la Risurrezione era al di fuori e al di sopra dei loro pensieri e delle loro attese;
• precede dunque, anzi rovescia il modo di pensare e di volere degli Apostoli, i quali perciò non avrebbero potuto inventarsi un simile fatto;
• cambia la loro vita: li rende tanto coraggiosi da affrontare perfino il martirio. È questo un ulteriore motivo a favore della storicità della Risurrezione di Cristo, in quanto nessuno muore per una menzogna.
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