domenica 28 gennaio 2024

VANGELO DEL GIORNO DOMENICA 28 GNNAIO 2024

 Dal Vangelo secondo Marco

Mc 1,21-28

In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafàrnao,] insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.

PAROLE DEL SANTO PADRE

Gesù insegna come uno che ha autorità, rivelandosi così come l’Inviato di Dio. […] Gesù ha una piena autorevolezza. La sua dottrina è nuova e il Vangelo dice che la gente commentava: «Un insegnamento nuovo, dato con autorità» (v. 27).

Al tempo stesso, Gesù si rivela potente anche nelle opere. Nella sinagoga di Cafarnao c’è un uomo posseduto da uno spirito immondo, che si manifesta gridando queste parole: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!» (v. 24). Il diavolo dice la verità: Gesù è venuto per rovinare il diavolo, per rovinare il demonio, per vincerlo. Questo spirito immondo conosce la potenza di Gesù e ne proclama anche la santità. Gesù lo sgrida, dicendogli: «Taci! Esci da lui» (v. 25). Queste poche parole di Gesù bastano per ottenere la vittoria su Satana, il quale esce da quell’uomo «straziandolo e gridando forte», dice il Vangelo (v. 26).

Questo fatto impressiona molto i presenti; tutti sono presi da timore e si chiedono: «Ma, chi è mai questo? […] Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!» (v. 27). […]  Gesù è il nostro Maestro, potente in parole e opere. Gesù ci comunica tutta la luce che illumina le strade, a volte buie, della nostra esistenza; ci comunica anche la forza necessaria per superare le difficoltà, le prove, le tentazioni. Pensiamo a quale grande grazia è per noi aver conosciuto questo Dio così potente e così buono! Un maestro e un amico, che ci indica la strada e si prende cura di noi, specialmente quando siamo nel bisogno. (Angelus, 28 gennaio 2018)

domenica 21 gennaio 2024

VANGELO DEL GIORNO DOMENICA 21 GENNAIO 2024

 Dal Vangelo secondo Marco

Mc 1,14-20

Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono.
Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, mentre anch'essi nella barca riparavano le reti. Subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedèo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.

PAROLE DEL SANTO PADRE

In questo testo dell’evangelista Marco, il tempo va inteso come la durata della storia della salvezza operata da Dio; quindi, il tempo “compiuto” è quello in cui questa azione salvifica arriva al suo culmine, alla piena attuazione: è il momento storico in cui Dio ha mandato il Figlio nel mondo e il suo Regno si è fatto più che mai “vicino”. È compiuto il tempo della salvezza perché Gesù è arrivato. Tuttavia, la salvezza non è automatica; la salvezza è un dono d’amore e come tale offerto alla libertà umana. Sempre, quando si parla di amore, si parla di libertà: un amore senza libertà non è amore; può essere interesse, può essere paura, tante cose, ma l’amore sempre è libero, ed essendo libero e richiede una risposta libera: richiede la nostra conversione. Si tratta cioè di cambiare mentalità – questa è la conversione, cambiare mentalità – e di cambiare vita: non seguire più i modelli del mondo, ma quello di Dio, che è Gesù, seguire Gesù, come aveva fatto Gesù e come ci ha insegnato Gesù. (…) Per ciascuno di noi il tempo in cui poter accogliere la redenzione è breve: è la durata della nostra vita in questo mondo. È breve. (…) Se ne va. E la vita è un dono dell’infinito amore di Dio, ma è anche tempo di verifica del nostro amore verso di Lui. Perciò ogni momento, ogni istante della nostra esistenza è un tempo prezioso per amare Dio e per amare il prossimo, e così entrare nella vita eterna. (Angelus, 24 gennaio 2021)

domenica 14 gennaio 2024

VANGELO DEL GIORNO 14 DOMENICA GENNAIO 2024

 Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 1,35-42

In quel tempo Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l'agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì - che, tradotto, significa maestro - dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio. Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» - che si traduce Cristo - e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» - che significa Pietro.

PAROLE DEL SANTO PADRE

Ogni chiamata di Dio è un’iniziativa del suo amore. Sempre è Lui che prende l’iniziativa, Lui ti chiama. Dio chiama alla vita, chiama alla fede, e chiama a uno stato particolare di vita: “Io voglio te qui”. La prima chiamata di Dio è quella alla vita, con la quale ci costituisce come persone; è una chiamata individuale, perché Dio non fa le cose in serie. Poi Dio chiama alla fede e a far parte della sua famiglia, come figli di Dio. Infine, Dio chiama a uno stato particolare di vita: a donare noi stessi nella via del matrimonio, in quella del sacerdozio o della vita consacrata. Sono modi diversi di realizzare il progetto di Dio, quello che Lui ha su ciascuno di noi, che è sempre un disegno d’amore. Dio chiama sempre. E la gioia più grande per ogni credente è rispondere a questa chiamata, offrire tutto sé stesso al servizio di Dio e dei fratelli. (Angelus, 17 gennaio 2021)

domenica 7 gennaio 2024

Un incontro magico di generosità: La Giornata Mondiale dell'Infanzia Missionaria a Melito

 


  Nella comunità di Melito, questo pomeriggio è stato segnato da un evento commovente che ha scaldato gli animi di tutti. Alle 15:00, la parrocchia si è trasformata in un'atmosfera festosa per celebrare la Giornata Mondiale dell'Infanzia Missionaria, accogliendo con gioia il Vescovo Sergio Melillo  e il Direttore dell'Ufficio Missionario Diocesano, don Claudio Lettieri.

Il Parroco, don Michele Puopolo, ha aperto le porte della sua chiesa con entusiasmo e calorosa accoglienza. La chiesa  era colma di risate e voci infantili, provenienti da bambini non solo di Melito ma anche dalla vicina parrocchia di Flumeri, accompagnati dai loro devoti catechisti.

La tenerezza ha permeato l'atmosfera durante il dialogo affettuoso tra sua eccellenza il Vescovo e i piccoli presenti. Benedizioni speciali e candeline accese, dal Cero Pasquale,  sono state consegnate con amore a tutti i fanciulli insieme ai crocifissi, creando un momento davvero memorabile.

I crocifissi, realizzati dai bambini della Siria, portavano con sé un tocco di sacralità e un messaggio universale di speranza e solidarietà che supera ogni confine geografico.

A conclusione della celebrazione  don Michele ha offerto una cena per tutti i partecipanti, creando un momento di comunione fraterna attorno al tavolo imbandito che ha reso la giornata ancora più speciale.

 Il Vescovo, colmo di contentezza, ha abbracciato calorosamente i bambini e ha condiviso momenti fotografici, immortalando sorrisi innocenti e occhi scintillanti di speranza.

Questa celebrazione non è stata solo un rito religioso, ma un incontro magico di cuori generosi uniti per sostenere la missione di amore e aiuto verso i più piccoli del mondo. Una giornata indimenticabile, in cui la fede, la solidarietà e l'amore hanno reso ogni istante un dono prezioso.

F.A.

sabato 6 gennaio 2024

6 gennaio 2024: Celebrando la Giornata Mondiale dell'Infanzia Missionaria - Bambini al servizio di una causa global

 

Oggi, celebriamo la Giornata Mondiale dell'Infanzia Missionaria, parte integrante delle Pontificie Opere Missionarie, attiva in oltre 130 Paesi. Con il motto "I bambini evangelizzano i bambini, pregano per loro e si aiutano reciprocamente in tutto il mondo," questa giornata ha origini nel XIX secolo, quando Mons. Charles de Forbin-Janson, colpito dalla necessità in Cina, incoraggiò i bambini a pregare e offrire piccoli doni per aiutare i loro coetanei.

Iniziata il 19 maggio 1843, l'iniziativa si diffuse in diverse nazioni, e il 4 dicembre 1950 Papa Pio XII la istituì ufficialmente come Giornata Mondiale della Santa Infanzia, celebrata durante l'Epifania.

Oggi, milioni di "piccoli missionari" impegnati nelle parrocchie, scuole e movimenti globali contribuiscono con preghiere, doni e testimonianze missionarie per garantire a molti bambini accesso a cibo, istruzione, alloggio e cure mediche, oltre a far conoscere loro Gesù e la Parola.

La missione, un catalizzatore di crescita nella fede, è un atto di riconoscimento di Gesù nel prossimo, una manifestazione di compassione e amore. In questa giornata dedicata, riflettiamo sull'importanza di incoraggiare la solidarietà e l'aiuto reciproco tra i più giovani, contribuendo così a costruire un mondo migliore per tutti.

F.A.

La magia dell' Epifana

 L'Epifania, festa cristiana celebrata il 6 gennaio, rappresenta un momento di riflessione e gioia in molte culture del mondo. Questa festività, che conclude il periodo delle festività natalizie, è associata all'arrivo dei Re Magi presso la stalla di Betlemme, dove  portarono  doni  Gesù bambino . Ma l'Epifania è anche un'occasione per riflettere sulla luce che porta con sé e sulle tradizioni che la circondano.

 L'Origine 

L'Epifania ha radici profonde nella tradizione cristiana, il termine deriva dal greco "epiphaneia", che significa "apparizione" o "manifestazione". Questo concetto simbolico si riferisce alla manifestazione di Gesù Cristo al mondo, rappresentato dai Re Magi che portano doni preziosi. La stella di Betlemme, secondo la tradizione, ha guidato i Magi verso la nascita di Gesù, portando con sé una luce divina che illumina il cammino. In molte culture, l'Epifania è celebrata con tradizioni uniche. In Italia, ad esempio, la figura centrale di questa festività è la Befana. 

Si narra che la Befana sia una vecchietta che, su una scopa, visita le case la notte tra il 5 e il 6 gennaio per riempire le calze dei bambini con dolci e regali. La leggenda vuole che la Befana si sia persa sulla strada verso la stalla di Betlemme e, da allora, giri il mondo alla ricerca del bambino Gesù.


Tradizioni in Giro per il Mondo

Mentre l'Italia ha la sua Befana, altre culture hanno tradizioni altrettanto affascinanti. In Spagna, ad esempio, la festa è conosciuta come "La Cabalgata de Reyes", durante la quale i Re Magi sfilano per le strade distribuendo dolci e regali. In alcune regioni dell'Europa orientale, invece, le persone si immergono nelle acque gelide dei fiumi per simboleggiare la purificazione e il rinnovamento spirituale.

Oltre alle tradizioni festose, l'Epifania offre anche un'opportunità per la riflessione personale. Il simbolismo della luce, rappresentato dalla stella di Betlemme, invita a considerare la propria vita alla luce di un nuovo inizio. È un momento per mettere in discussione i propositi per il futuro e per aprirsi a nuove possibilità e speranze.

Celebrare l'Epifania oltre che un momento di gioia, tradizioni uniche e riflessioni personali ci ricorda che la luce può illuminare anche i giorni più bui e aprire la strada a nuovi inizi.

F.A.

 

VANGELO DEL GIORNO 6-1-24

 Dal Vangelo secondo Matteo

Mt 2,1-12

Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov'è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All'udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: "E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l'ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele"».
Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo».
Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese.

PAROLE DEL SANTO PADRE

Pensiamo a questi sapienti venuti da lontano, ricchi, colti, conosciuti, che si prostrano, cioè si chinano a terra per adorare un bambino! Sembra una contraddizione. Sorprende un gesto tanto umile compiuto da uomini così illustri. Prostrarsi davanti a un’autorità che si presentava con i segni della potenza e della gloria era cosa abituale al tempo. E anche oggi non sarebbe strano. Ma davanti al Bambino di Betlemme non è semplice. Non è facile adorare questo Dio, la cui divinità rimane nascosta e non appare trionfante. Vuol dire accogliere la grandezza di Dio, che si manifesta nella piccolezza: questo è il messaggio. I magi si abbassano di fronte all’inaudita logica di Dio, accolgono il Signore non come lo immaginavano, ma così com’è, piccolo e povero. La loro prostrazione è il segno di chi mette da parte le proprie idee e fa spazio a Dio. Ci vuole umiltà per fare questo. (Angelus, 6 gennaio 2022)

venerdì 5 gennaio 2024

VANGELO DEL GIORNO 5-1-24

 Dal Vangelo secondo Giovanni

Gv 1,43-51

In quel tempo, Gesù volle partire per la Galilea; trovò Filippo e gli disse: «Seguimi!». Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro.
Filippo trovò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret». Natanaèle gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi».
Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l'albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l'albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!».
Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell'uomo».

PAROLE DEL SANTO PADRE

ll segno concreto che abbiamo davvero incontrato Gesù è la gioia che proviamo nel comunicarlo anche agli altri. E questo non è “fare proselitismo”, questo è fare un dono: io ti do quello che mi dà gioia. Leggendo il Vangelo vediamo che questa è stata l’esperienza dei primi discepoli: dopo il primo incontro con Gesù, Andrea andò a dirlo subito a suo fratello Pietro (cfr Gv 1,40-42), e la stessa cosa fece Filippo con Natanaele (cfr Gv 1,45-46). Incontrare Gesù equivale a incontrarsi con il suo amore. Questo amore ci trasforma e ci rende capaci di trasmettere ad altri la forza che ci dona. In qualche modo potremmo dire che dal giorno del Battesimo viene dato a ciascuno di noi un nuovo nome in aggiunta a quello che già danno mamma e papà, e questo nome è “Cristoforo”: tutti siamo “Cristofori”. Cosa significa? “Portatori di Cristo”. (Udienza giubilare, 30 gennaio 2016)

giovedì 4 gennaio 2024

VANGELO DEL GIORNO 4-1-24

 


Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 1,35-42

In quel tempo, Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l'agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.
Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì - che tradotto, significa maestro - dove dimori?».
Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.
Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» - che si traduce Cristo - e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» - che significa Pietro.

PAROLE DEL SANTO PADRE

Il Vangelo […] presenta l’incontro di Gesù con i suoi primi discepoli. La scena si svolge presso il fiume Giordano, il giorno dopo il battesimo Gesù. È lo stesso Giovanni Battista a indicare a due di loro il Messia con queste parole: «Ecco l’agnello di Dio!» (v. 36). E quei due, fidandosi della testimonianza del Battista, vanno dietro a Gesù. Lui se ne accorge e chiede: «Che cosa cercate?», e loro gli domandano: «Maestro, dove dimori?» (v. 38).
E Gesù non risponde: “Abito a Cafarnao o a Nazaret”, ma dice: «Venite e vedrete» (v. 39). Non un biglietto da visita, ma l’invito a un incontro. I due lo seguono e quel pomeriggio rimangono con Lui. Non è difficile immaginarli seduti a farGli domande e soprattutto ad ascoltarLo, sentendo che il loro cuore si riscalda sempre più mentre il Maestro parla. Avvertono la bellezza di parole che rispondono alla loro speranza più grande. E all’improvviso scoprono che, mentre intorno si fa sera, in loro, nel loro cuore, esplode la luce che solo Dio può donare. Una cosa che attira l’attenzione: uno di loro, sessant’anni dopo, o forse di più, scrisse nel Vangelo: «Erano circa le quattro del pomeriggio» (Gv 1,39), scrisse l’ora. E questa è una cosa che ci fa pensare: ogni autentico incontro con Gesù rimane nella memoria viva, non si dimentica mai. Poi, quando escono da questo incontro e ritornano dai loro fratelli, questa gioia, questa luce straripa dai loro cuori come un fiume in piena. Uno dei due, Andrea, dice al fratello Simone – che Gesù chiamerà Pietro quando lo incontrerà –: «Abbiamo trovato il Messia» (v. 41). Sono usciti sicuri che Gesù era il Messia, certi. (Angelus, 17 gennaio 2021)

mercoledì 3 gennaio 2024

Dal Vangelo secondo Giovanni 3-1-24

Gv 1,29-34

In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l'agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: "Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me". Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell'acqua, perché egli fosse manifestato a Israele». Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell'acqua mi disse: "Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo". E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».

PAROLE DEL SANTO PADRE

Siamo sulla riva del fiume Giordano. Giovanni sta battezzando; c’è tanta gente, uomini e donne di varie età, venuti lì, al fiume, per ricevere il battesimo dalle mani di quell’uomo che a molti ricordava Elia, il grande profeta che nove secoli prima aveva purificato gli israeliti dall’idolatria e li aveva ricondotti alla vera fede nel Dio dell’alleanza, il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. Giovanni predica che il regno dei cieli è vicino, che il Messia sta per manifestarsi e bisogna prepararsi, convertirsi e comportarsi con giustizia; e si mette a battezzare nel Giordano per dare al popolo un mezzo concreto di penitenza. […]

Ed ecco il momento arriva: Gesù si presenta sulla riva del fiume, in mezzo alla gente, ai peccatori – come tutti noi –. E’ il suo primo atto pubblico, la prima cosa che fa quando lascia la casa di Nazaret, a trent’anni: scende in Giudea, va al Giordano e si fa battezzare da Giovanni. Sappiamo che cosa succede […]: su Gesù scende lo Spirito Santo in forma come di colomba e la voce del Padre lo proclama Figlio prediletto (cfr Mt 3,16-17). E’ il segno che Giovanni aspettava. E’ Lui! Gesù è il Messia. Giovanni è sconcertato, perché si è manifestato in un modo impensabile: in mezzo ai peccatori, battezzato come loro, anzi, per loro. Ma lo Spirito illumina Giovanni e gli fa capire che così si compie la giustizia di Dio, si compie il suo disegno di salvezza: Gesù è il Messia, il Re d’Israele, ma non con la potenza di questo mondo, bensì come Agnello di Dio, che prende su di sé e toglie il peccato del mondo. (Angelus, 15 gennaio 2017)

martedì 2 gennaio 2024

VANGELO DEL GIORNO 2-1-24

 Dal Vangelo secondo Giovanni

Gv 1,19-28

Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elìa?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa».
Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elìa, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell'acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo».
Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.

PAROLE DEL SANTO PADRE

Il deserto. Giovanni predica lì, nei pressi del fiume Giordano, vicino al punto in cui il suo popolo, molti secoli prima, era entrato nella terra promessa (cfr Gs 3,1-17). […] Vivere bene non vuol dire riempirsi di cose inutili, ma liberarsi del superfluo, per scavare in profondità dentro di sé, per cogliere ciò che è veramente importante davanti a Dio. Solo se, attraverso il silenzio e la preghiera, facciamo spazio a Gesù, che è la Parola del Padre, sapremo liberarci dall’inquinamento delle parole vane e delle chiacchiere. Il silenzio e la sobrietà – nelle parole, nell’uso delle cose, dei media e dei social – non sono solo “fioretti” o virtù, sono elementi essenziali della vita cristiana.

E veniamo alla seconda immagine, la voce: il deserto e la voce. Essa è lo strumento con cui manifestiamo ciò che pensiamo e portiamo nel cuore. Capiamo allora che è molto collegata con il silenzio, perché esprime ciò che matura dentro, dall’ascolto di ciò che lo Spirito suggerisce. Fratelli e sorelle, se non si sa tacere, è difficile che si abbia qualcosa di buono da dire; mentre, più attento è il silenzio, più forte è la parola. In Giovanni Battista quella voce è legata alla genuinità della sua esperienza di silenzio e alla limpidezza del suo cuore. (Angelus, 10 dicembre 2023)

lunedì 1 gennaio 2024

VERSO UN 2024 DI PROSPERITÀ GLOBALE



Con l'arrivo del nuovo anno, auguro a tutto il mondo un futuro radioso e sereno. Possa il 2024 portare con sé prosperità, pace e solidarietà tra le nazioni. Che la collaborazione e la comprensione reciproca possano superare le sfide globali, aprendo la strada a un mondo più armonioso e sostenibile. Insieme, possiamo costruire un futuro migliore per tutti, lavorando uniti per il bene comune. Auguro a tutti  un anno pieno di realizzazioni, gioie e successi, affrontando le sfide con coraggio e speranza. 

Buon 2024 a tutti, con amore e auspici di pace universale!

F.A.

VANGELO DEL GIORNO 1-1-2024

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 2,16-21

In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro.
Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima che fosse concepito nel grembo.

PAROLE DEL SANTO PADRE

Iniziamo il nuovo anno affidandolo a Maria Madre di Dio. Il Vangelo della Liturgia di oggi parla di lei, rimandandoci nuovamente all’incanto del presepe. I pastori vanno senza indugio verso la grotta e che cosa trovano? Trovano – dice il testo – «Maria, Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia» (Lc 2,16). Fermiamoci su questa scena e immaginiamo Maria che, come mamma tenera e premurosa, ha appena adagiato Gesù nella mangiatoia. In quell’adagiare possiamo vedere un dono fatto a noi: la Madonna non tiene il Figlio per sé, ma lo presenta a noi; non lo stringe solo tra le sue braccia, ma lo depone per invitarci a guardarlo, accoglierlo e adorarlo. Ecco la maternità di Maria: il Figlio che è nato lo offre a tutti noi. Sempre dando il Figlio, indicando il Figlio, mai trattenendo come cosa propria il Figlio, no. E così durante tutta la vita di Gesù.
E nel posarlo davanti ai nostri occhi, senza dire una parola, ci dona un messaggio stupendo: Dio è vicino, a portata di mano. Non viene con la potenza di chi vuole essere temuto, ma con la fragilità di chi chiede di essere amato; non giudica dall’alto di un trono, ma ci guarda dal basso come fratello, anzi, come figlio. Nasce piccolo e bisognoso perché nessuno debba più vergognarsi di sé stesso: proprio quando facciamo esperienza della nostra debolezza e della nostra fragilità, possiamo sentire Dio ancora più vicino, perché si è presentato a noi così, debole e fragile. È il Dio-bambino che nasce per non escludere nessuno. Per farci diventare tutti fratelli e sorelle. (Angelus, 1° gennaio 2022)

LA LITURGIA DEL GIORNO domenica 31 luglio 2022

XVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C) Grado della Celebrazione: DOMENICA Colore liturgico: Verde Antifona d'ingresso O Dio,...