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Le ha amate, difese, protette, le reclutò come
discepole. Sostenne la loro dignità e quando risorse si rivelò prima a loro.
Che
Gesù di Nazaret amasse le
donne è un fatto accertato dagli storici: non solo le amava come persone, ma
riconosceva loro anche dignità e rispetto. Secondo la teologa americana
Elisabeth Schussler, che ha approfondito forse più di tutti i rapporti fra Gesù
e il sesso femminile, sostiene << le donne di oggi devono sapere che il primo
femminista fu, oltre 2 mila anni fa, proprio lui, il Messia. Gesù si pose in
forte rottura con le usanze palestinesi dell'epoca: la legge ebraica,
nell'interpretazione dei farisei, dava ben poco spazio alle donne» […[ «Si
pensi alle norme sulla purezza, che impedivano qualsiasi contatto durante il
ciclo mestruale. Le donne non mangiavano con gli uomini. Non partecipavano alle
discussioni in pubblico, non potevano uscire, se non per lavorare nei campi o
per prendere l'acqua; dovevano portare il velo. Non potevano testimoniare ai
processi e potevano essere ripudiate anche per futili motivi».( cfr anche Remo
Cacitti).
Gesù ha combattuto in
un modo impensabile, per quei tempi, tutti i tabù sulle donne. Il motivo era
forse legato più alla sua battaglia sociale che a quella teologica. Quando
diceva "gli ultimi saranno i primi" nel nuovo Regno (un tempo
di giustizia che lui immaginava prossimo e in parte attuabile subito con
comportamenti concreti), si riferiva agli emarginati: malati e perciò ritenuti
impuri e peccatori; persone con problemi psichici, che allora erano considerate
indemoniate; poveri e pubblicani (ovvero esattori delle tasse, di livello sociale
anche alto, però malvisti dalla gente). In questa vasta categoria di
"ultimi", il sesso femminile era largamente rappresentato:
prostitute, donne ripudiate, vedove, tutte particolarmente svantaggiate in una
società patriarcale.
Discepole e ministre. L'affermazione di Gesù riportata nel
Vangelo di Marco (3,34) "Ecco mia madre e i miei fratelli"
riferendosi ai suoi seguaci, spiega quanto fosse forte l'alternativa della
comunità. Gesù proponeva, invece del digiuno, un pasto comunitario (che poi
diventerà la santa messa), e tra i discepoli le donne dividevano la mensa con
gli uomini. Erano, insomma, diventate soggetti del rito religioso, non più
vissuto per concessione dell'uomo o attraverso di lui. «Fra i discepoli» conferma
Cacitti «vi erano anche molte donne (Maria di Magdala, cioè la Maddalena,
Giovanna, moglie di Cusa, Susanna e tante altre, citate per esempio nel Vangelo
di Luca 8,2-3). Fatto davvero importante, quasi tutti i Vangeli canonici
concordano nel dire che, una volta risorto, Gesù apparve per primo alle
discepole». In due ricostruzioni apparve a Maria di Magdala (Marco 16,9 e
Giovanni 20,14-18) e in un'altra (Matteo 28,9) anche a Maria di Cleofa.
Vangeli in rosa. Sono le donne che avvertono i discepoli
maschi del grande evento: sono loro insomma le prime inviate di Gesù per
l'annuncio della sua resurrezione. L'analisi dei Vangeli consente di scoprire,
attraverso le concordanze fra i diversi autori, i punti di rottura con la
tradizione patriarcale dovuta all'emancipazione femminile sostenuta da Gesù. Un
esempio? L'episodio della donna che da 12 anni soffriva di emorragia uterina, e
per questo motivo era considerata impura ed era emarginata (Matteo 9,20-22;
Marco 5,25-34): sfidando il tabù dell'impurità, Gesù si fa toccare da lei il
mantello, sente che le forze gli vengono meno, ma decide di guarirla. La chiama
"figliola di Israele" e le dice di essere felice. Altro atteggiamento
rivoluzionario per l'epoca era quello di rivolgersi anche ai non ebrei nella
predicazione come nell'aiuto.
Una lezione per Gesù. Nell'episodio della madre cananea
(Matteo 15,22-28), una volta tanto è Gesù a essere spinto a fare una cosa
giusta: per merito di una donna. Il problema era se guarire o no la figlia di
una pagana. Alla richiesta della donna di guarire sua figlia indemoniata, Gesù
disse: "Non sono stato inviato che alle pecore perdute della casa di
Israele (...) Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai
cagnolini". Ma Gesù recede da questa posizione di chiusura quando la donna
gli ricorda che anche i cagnolini si cibano delle briciole quando cadono dalla
tavola.
Primo: non ripudiarla. Sono molto spesso donne non giudee a
credere in Gesù, come nell'episodio della samaritana al pozzo. C'è poi il
famoso capitolo in difesa dell'adultera ("Chi è senza peccato...")
oppure quello del fariseo e la peccatrice (Luca 7,36-49), che viene perdonata.
O ancora, le risposte di Gesù ai farisei sul divorzio. «In un tempo in cui il
dibattito era se ripudiare la moglie per adulterio o perché aveva sbagliato a
mettere il sale nella minestra» dice ironicamente Cacitti «lui aveva una
posizione sul matrimonio più equa per la donna». In Matteo 19,4-9, Gesù dice:
"Non avete letto che il Creatore lì creò da principio maschio e femmina e
disse che per questo l'uomo (...) si unirà a una moglie e questi saranno una
carne sola? (...) Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di
ripudiare le vostre mogli, ma all'inizio non era così. In verità vi dico:
chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di concubinato, e ne sposa
un'altra commette adulterio".
Donna-profeta. E' riportato in tutte le versioni
evangeliche ed è ambientato durante la cena di Betania, non molto prima della
cattura e della morte di Gesù. Una donna unge con olio prezioso i piedi (oppure
la testa, secondo le versioni) di Gesù, in un rito che, per Schussler, era
destinato solo a un Messia: dunque, un rito che attribuisce un ruolo profetico
alla donna
Regine dell'altare. Non solo: dagli Atti degli Apostoli
alle numerose Lettere di Paolo (ai Romani, Corinzi eccetera), emerge che
diverse donne erano a capo delle prime comunità cristiane. Per esempio Febe,
patrona della Chiesa di Cencrea, il porto di Corinto. Altre battezzavano, come
Tecla. Le comunità cristiane potevano contare, negli ambienti ellenistici e
romani, sulla tendenza da parte delle donne benestanti a partecipare a sette
(all'epoca erano di moda quelle pitagoriche e i misteri orfici). Inoltre la
casa e la mensa comunitaria, aree d'azione femminile in cui si riunivano i
primi cristiani, si opponevano al primato ebraico e patriarcale del tempio.
Donne anche facoltose garantivano ospitalità e organizzavano i fedeli.
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