viene il nostro Dio e avrà misericordia dei suoi
poveri
(Cf. Is 49,13)
Cari fratelli e
sorelle,
Don Primo Mazzolari, un prete umile che guardava lontano, diceva
che le feste cristiane sono come «l’alta marea», nel senso che «raggiungono anche coloro che si sono allontanati … un’onda del nostro mistero che molti non riescono
più a ricongiungere alla venuta del Salvatore tra gli uomini».
Il Natale è il culmine dell’attesa, è “assaporare” il
pane, l’Eucarestia, la venuta di Dio
fra gli uomini, «Il Verbo che si è fatto carne e venne
ad abitare in mezzo a noi» (cf.
Gv 1,14).
Abbiamo bisogno di ritrovare il gusto di famiglia, di
Chiesa, di comunità, di socialità
ospitale dove le ombre siano sgominate dalla luce e la fame di senso trovi ristoro. Ciascuno è chiamato a portare questo stile nei luoghi della propria
quotidianità.
Nel
Dio Bambino, la vita ci viene incontro malgrado, a volte, sia come respinta, per la povertà,
per la guerra, per la mancanza di lavoro, per il disagio
dei giovani, per l’inverno demografico e la desertificazione
dei nostri splendidi territori. Da cristiani abbiamo il compito di denunciare quei modelli che instillano
inquietudini, precarietà e
indecisione. Facciamoci discepoli e missionari del Vangelo!
A Natale ci è donata la possibilità di sentirsi amati,
di amare perché
si vive solo amando come quel Bambino:
«L’amore è sufficiente per sé stesso, piace per sé stesso e in ragione di sé» (s. Bernardo).
Nella Notte
Santa non abbiamo
bisogno di parole,
perché l’unica Parola
di futuro, di riscatto, di redenzione si è fatta Carne e, ogni giorno l’Emmanuele, il Dio con noi, va accolto; una nascita che è, a volte, svilita nella sua
dinamica di dramma, di speranza e imbarazza formulare i soliti auguri.
Questo giorno dà inizio a tutto e va
vissuto alla luce di quello che accadde a Betlemme e continua ad accadere nei luoghi di precarietà, di miseria materiale e relazionale.
Questo fatto nella sua straordinarietà è l’incontro Dio
con il nostro fragile umano, perché
nascere e scampare dal naufragio del non
esistere.
In un mondo
marginale Dio viene
per darci sé stesso, vita,
gioia, salvezza. Finalmente la creazione rifiorisce!
Ma, ciò nonostante, non ci fu alcuna festa!
Oggi nelle luci della festa rischiamo di smarrire Gesù
che non trova accoglienza, malgrado la nostra generazione abbia disperato bisogno
di riavere futuro.
Gesù è venuto per tutti, per gli anziani e i giovani, per
gli ammalati, per i carcerati, per i profughi, per le famiglie sempre più fragili! Natale è Salvezza per sfuggire
al tentativo di respingere la vita.
La nostra Speranza sta nel fatto che il Figlio di Dio, ha
unito la Sua vita
alla nostra per
sempre.
Buon
Natale
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