mercoledì 3 giugno 2020

COSTRUIRE NOI STESSI

“Quando ci accostiamo ad una persona che professa con convinzione la propria religione, la sua testimonianza e il suo pensiero ci interpellano e ci portano ad interrogarci sulla nostra stessa spiritualità. Al principio del dialogo c’è, dunque, l’incontro. Da esso si genera la prima conoscenza dell’altro. Se, infatti, si parte dal presupposto della comune appartenenza alla natura umana, si possono superare i pregiudizi e le falsità e si può iniziare a comprendere l’altro secondo una prospettiva nuova.”  ( Papa Francesco))

Ogni incontro che viviamo può farci scoprire molte cose su noi stessi, tutte le relazioni si trasformano  in un’opportunità per verificare come reagiamo di fronte alle diverse persone, come comunichiamo, come ci sentiamo, cosa ci fa stare male, quali comportamenti ci fanno piacere e quali invece ci fanno arrabbiare. Ogni rapporto,  ogni persona può offrirci un grande amore, una fantastica compagnia e importanti lezioni di vita. Tutto quello che è significativo nelle nostre vite appare quando si è disposti ad accoglierlo.

Nessuno può dare integrità e stabilità, e non è neanche giusto attribuire agli altri il peso di questa responsabilità. Queste cose devono provenire da dentro di noi e il loro percorso è agevolato dalle relazioni ma non sono esse stesse la soluzione. Costruire rapporti sani significa aprirsi all’altro come custodi di un dono prezioso.

GV 4,5-42 DIALOGO DI GESÙ CON LA SAMARITANA


Il dialogo tra Gesù e la Samaritana ci aiuta ad immedesimarci in quella donna che, un giorno come tanti altri, andò ad attingere acqua dal pozzo e vi trovò Gesù, seduto accanto, "stanco del viaggio", in una giornata che possiamo immaginare calda e soleggiata. Il riferimento temporale è importante: “Era verso mezzogiorno”. C'è sempre nella vita di ciascuno di noi un'ora X, un kairos, un tempo opportuno, un'occasione regalata dalla Provvidenza, da Dio, che può manifestarsi in un incontro. "Dammi da bere" chiede Gesù alla sua interlocutrice, lasciandola molto stupita: era infatti del tutto inconsueto che un giudeo rivolgesse la parola a una donna samaritana, per di più sconosciuta. Fra ebrei e samaritani non correva buon sangue. Gli ebrei infatti consideravano i samaritani una razza spuria, erano malvisti. Ma la meraviglia della donna era destinata ad aumentare: Gesù le parla di un’"acqua viva" capace di estinguere la sete e diventare "sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna". Questa sorgente che zampilla non nasce fuori da sé ma al nostro interno, nel nostro cuore, lì dove dimora lo Spirito Santo. Gesù infine le dimostra di conoscere dettagli della sua vita, rivelandosi Profeta. Al contrario, la donna di Samaria rappresenta proprio l’insoddisfazione esistenziale di chi non ha trovato ciò che cerca. Siamo pienamente consapevoli come cristiani che la sete di Gesù è una sete d'amore per le persone prese così come sono: con le loro povertà e le loro ferite, con le loro maschere e i loro meccanismi di difesa e anche con tutta la loro bellezza. Questa parabola è un invito ad imitare la disponibilità al dialogo con l'altro - anche un po' sfacciata di questa donna “Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?”- nei nostri incontri quotidiani, perché l'altro può diventare come quel paio di lenti che aiuta a vedere meglio. Al tempo stesso ciascuno di noi può diventare Profeta per chi si incontra, grazie ad uno sguardo aperto, sincero, lungimirante che può servire come bussola verso la realizzazione di un progetto, di un sogno. Solo così potremmo incontrare quell'insegnante, quell'istruttore, quell'amico, quel catechista, quello sconosciuto seduto al “pozzo” della nostra quotidianità che ci chiede 'un po' di acqua', una mano per un lavoro, per un esame... e che poi alla fine si rileva essere di aiuto per noi nel ritrovare quel pezzo di strada che ancora ci resta da percorrere per raggiungere il nostro progetto. Ai giorni nostri purtroppo però sembra che sia sempre più difficile trovare giusti punti di riferimento per via del disinteresse dilagante, della pigrizia frutto del non volersi impegnare in alcuna attività figuriamoci nell'incontro con l'altro. Le relazioni sono state travisate, il mondo le ha rese brevi, occasionali, interessate. Questo però in ogni caso non deve essere l'alibi in cui rinchiudersi: bisogna essere aperti al dialogo, non arrendersi e cercare relazioni sincere, vere, concrete, perché l'aiuto può venire anche da chi riteniamo estremamente diverso o lontano da noi. “Continuate a volervi bene, come fratelli. Non dimenticate di ospitare volentieri chi viene da voi. Ci furono alcuni che, facendo così, senza saperlo ospitarono degli angeli.”(S. Paolo Lettera agli Ebrei 13,1-2).

RIFLESSIONE

pensare a situazioni della vita quotidiana, in cui si  sperimenta il limite e la fragilità dell’amore, non solo di una sola persona, ma anche degli altri.

-Riceviamo ciò che doniamo?

-Riceviamo quanto ci attendiamo?

-Sappiamo amare così come l’altro necessita?

-So amare me stesso?

Molte volte il nostro cuore è ferito per non sapersi e non sentirsi amato.

La buona notizia è che questo amore può essere ricostruito, rafforzato, consolidato. Devi solo volerlo fare.

QUATTRO  ESEMPI MOLTO PRATICI DELLA  VITA:

-Quando sullo schermo, mentre stai facendo un gioco, appare la scritta “GAME OVER”, vuol dire che non puoi tornare a giocare?

- Quando finisce la benzina della macchina vuol dire che non è più possibile guidarla?

-Se si esaurisce il credito del cellulare bisogna comprare un telefono nuovo?

- Se si rompe il computer o la lavatrice, li buttiamo o chiamiamo il tecnico per ripararli?

Della dinamica precedente si evidenziano le seguenti parole:

-POSSIAMO TORNARE A… Perseverare

-DECIDERE… Avere bisogno

-RIEMPIRE NUOVAMENTE… Curare

-CHIEDIAMO DI PIU’… Volere

-TECNICO PERCHE’ CI AIUTI… Speranza

 

Proviamo a rapportare queste parole con l’amore e a riflettere sulla posizione che si può adottare

di fronte all’amore fragile e limitato.

-Avverto il bisogno di qualcosa?

-Mi sento completo?

-Possiamo curare da soli le nostre ferite?

-Siamo capaci di riempire il nostro vuoto?

 

CONCLUSIONI

Si propone la lettura del Vangelo di San Giovanni, dove si riporta il dialogo tra la samaritana e Gesù al pozzo di Sicar (Gv 4,5-42).

Sforziamoci di sentirci i protagonisti di questa storia.

È Gesù che parla a loro. Sono stanchi del cammino e vogliono giungere al pozzo per attingere l’acqua e riprendere le forze, e si incontrano con Gesù.

Dopo aver letto il brano del vangelo, si chiede ai giovani di spiegare cosa simboleggiano questi elementi nella loro esperienza di vita: -

 IL POZZO - LA BROCCA - L’ ACQUA - LA FATICA DI GESU’ - LA SETE DI GESU’ - LA SETE DELLA SAMARITANA.

 

PREGHIERA DI MADRE TERESA DI CALCUTTA

“Mandami qualcuno da amare”

Signore, quando ho fame,

dammi qualcuno che ha bisogno di cibo;

quando ho un dispiacere,

offrimi qualcuno da consolare;

quando la mia croce diventa pesante,

fammi condividere la croce di un altro;

quando non ho tempo, dammi qualcuno che io

possa aiutare per qualche momento;

quando sono umiliato,

fa’ che io abbia qualcuno da lodare;

quando sono scoraggiato,

mandami qualcuno da incoraggiare;

quando ho bisogno della comprensione

degli altri, dammi qualcuno che

ha bisogno della mia;

quando ho bisogno che ci si occupi di me,

mandami qualcuno di cui occuparmi;

quando penso solo a me stesso, attira la mia

attenzione su un’altra persona.

Rendici degni, Signore,

di servire i nostri fratelli

che in tutto il mondo

vivono poveri ed affamati.

Da’ loro oggi, usando le nostre mani,

il loro pane quotidiano,

e da’ loro, per mezzo del nostro amore

comprensivo, pace e gioia.

 


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