“Quando ci accostiamo ad una persona che professa con convinzione la propria religione, la sua testimonianza e il suo pensiero ci interpellano e ci portano ad interrogarci sulla nostra stessa spiritualità. Al principio del dialogo c’è, dunque, l’incontro. Da esso si genera la prima conoscenza dell’altro. Se, infatti, si parte dal presupposto della comune appartenenza alla natura umana, si possono superare i pregiudizi e le falsità e si può iniziare a comprendere l’altro secondo una prospettiva nuova.” ( Papa Francesco))
Ogni incontro che viviamo può farci scoprire molte cose su noi stessi, tutte le relazioni si trasformano in un’opportunità per verificare come reagiamo di fronte alle diverse persone, come comunichiamo, come ci sentiamo, cosa ci fa stare male, quali comportamenti ci fanno piacere e quali invece ci fanno arrabbiare. Ogni rapporto, ogni persona può offrirci un grande amore, una fantastica compagnia e importanti lezioni di vita. Tutto quello che è significativo nelle nostre vite appare quando si è disposti ad accoglierlo.
Nessuno può dare integrità e
stabilità, e non è neanche giusto attribuire agli altri il peso di questa
responsabilità. Queste cose devono provenire da dentro di noi e il loro
percorso è agevolato dalle relazioni ma non sono esse stesse la soluzione.
Costruire rapporti sani significa aprirsi all’altro come custodi di un dono
prezioso.
GV 4,5-42 DIALOGO DI GESÙ CON LA SAMARITANA
Il dialogo tra Gesù e la
Samaritana ci aiuta ad immedesimarci in quella donna che, un giorno come tanti
altri, andò ad attingere acqua dal pozzo e vi trovò Gesù, seduto accanto,
"stanco del viaggio", in una giornata che possiamo immaginare calda e
soleggiata. Il riferimento temporale è importante: “Era verso mezzogiorno”. C'è
sempre nella vita di ciascuno di noi un'ora X, un kairos, un tempo opportuno,
un'occasione regalata dalla Provvidenza, da Dio, che può manifestarsi in un
incontro. "Dammi da bere" chiede Gesù alla sua interlocutrice,
lasciandola molto stupita: era infatti del tutto inconsueto che un giudeo
rivolgesse la parola a una donna samaritana, per di più sconosciuta. Fra ebrei
e samaritani non correva buon sangue. Gli ebrei infatti consideravano i
samaritani una razza spuria, erano malvisti. Ma la meraviglia della donna era
destinata ad aumentare: Gesù le parla di un’"acqua viva" capace di
estinguere la sete e diventare "sorgente di acqua che zampilla per la vita
eterna". Questa sorgente che zampilla non nasce fuori da sé ma al nostro
interno, nel nostro cuore, lì dove dimora lo Spirito Santo. Gesù infine le
dimostra di conoscere dettagli della sua vita, rivelandosi Profeta. Al
contrario, la donna di Samaria rappresenta proprio l’insoddisfazione
esistenziale di chi non ha trovato ciò che cerca. Siamo pienamente consapevoli
come cristiani che la sete di Gesù è una sete d'amore per le persone prese così
come sono: con le loro povertà e le loro ferite, con le loro maschere e i loro
meccanismi di difesa e anche con tutta la loro bellezza. Questa parabola è un
invito ad imitare la disponibilità al dialogo con l'altro - anche un po'
sfacciata di questa donna “Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me,
che sono una donna samaritana?”- nei nostri incontri quotidiani, perché l'altro
può diventare come quel paio di lenti che aiuta a vedere meglio. Al tempo
stesso ciascuno di noi può diventare Profeta per chi si incontra, grazie ad uno
sguardo aperto, sincero, lungimirante che può servire come bussola verso la
realizzazione di un progetto, di un sogno. Solo così potremmo incontrare
quell'insegnante, quell'istruttore, quell'amico, quel catechista, quello sconosciuto
seduto al “pozzo” della nostra quotidianità che ci chiede 'un po' di acqua',
una mano per un lavoro, per un esame... e che poi alla fine si rileva essere di
aiuto per noi nel ritrovare quel pezzo di strada che ancora ci resta da
percorrere per raggiungere il nostro progetto. Ai giorni nostri purtroppo però
sembra che sia sempre più difficile trovare giusti punti di riferimento per via
del disinteresse dilagante, della pigrizia frutto del non volersi impegnare in
alcuna attività figuriamoci nell'incontro con l'altro. Le relazioni sono state
travisate, il mondo le ha rese brevi, occasionali, interessate. Questo però in
ogni caso non deve essere l'alibi in cui rinchiudersi: bisogna essere aperti al
dialogo, non arrendersi e cercare relazioni sincere, vere, concrete, perché
l'aiuto può venire anche da chi riteniamo estremamente diverso o lontano da
noi. “Continuate a volervi bene, come fratelli. Non dimenticate di ospitare
volentieri chi viene da voi. Ci furono alcuni che, facendo così, senza saperlo
ospitarono degli angeli.”(S. Paolo Lettera agli Ebrei 13,1-2).
RIFLESSIONE
pensare a situazioni della vita quotidiana, in cui si sperimenta il limite e la fragilità
dell’amore, non solo di una sola persona, ma anche degli altri.
-Riceviamo ciò che doniamo?
-Riceviamo quanto ci attendiamo?
-Sappiamo amare così come l’altro necessita?
-So amare me stesso?
Molte volte il nostro
cuore è ferito per non sapersi e non sentirsi amato.
La buona notizia è che questo amore può essere ricostruito,
rafforzato, consolidato. Devi solo volerlo fare.
QUATTRO ESEMPI MOLTO
PRATICI DELLA VITA:
-Quando sullo schermo, mentre stai facendo un gioco, appare
la scritta “GAME OVER”, vuol dire che non puoi tornare a giocare?
- Quando finisce la benzina della macchina vuol dire che non
è più possibile guidarla?
-Se si esaurisce il credito del cellulare bisogna comprare
un telefono nuovo?
- Se si rompe il computer o la lavatrice, li buttiamo o
chiamiamo il tecnico per ripararli?
Della dinamica
precedente si evidenziano le seguenti parole:
-POSSIAMO TORNARE A…
Perseverare
-DECIDERE… Avere bisogno
-RIEMPIRE NUOVAMENTE…
Curare
-CHIEDIAMO DI PIU’… Volere
-TECNICO PERCHE’ CI AIUTI…
Speranza
Proviamo a rapportare queste parole con l’amore e a
riflettere sulla posizione che si può adottare
di fronte all’amore fragile e limitato.
-Avverto il bisogno di
qualcosa?
-Mi sento completo?
-Possiamo curare da soli
le nostre ferite?
-Siamo capaci di riempire
il nostro vuoto?
CONCLUSIONI
Si propone la lettura del Vangelo di San Giovanni, dove si
riporta il dialogo tra la samaritana e Gesù al pozzo di Sicar (Gv 4,5-42).
Sforziamoci di
sentirci i protagonisti di questa storia.
È Gesù che parla a loro. Sono stanchi del cammino e vogliono
giungere al pozzo per attingere l’acqua e riprendere le forze, e si incontrano
con Gesù.
Dopo aver letto il brano del vangelo, si chiede ai giovani
di spiegare cosa simboleggiano questi elementi nella loro esperienza di vita: -
IL POZZO - LA BROCCA
- L’ ACQUA - LA FATICA DI GESU’ - LA SETE DI GESU’ - LA SETE DELLA SAMARITANA.
PREGHIERA DI MADRE TERESA DI CALCUTTA
“Mandami qualcuno da
amare”
Signore, quando ho
fame,
dammi qualcuno che ha
bisogno di cibo;
quando ho un
dispiacere,
offrimi qualcuno da
consolare;
quando la mia croce
diventa pesante,
fammi condividere la
croce di un altro;
quando non ho tempo,
dammi qualcuno che io
possa aiutare per
qualche momento;
quando sono umiliato,
fa’ che io abbia
qualcuno da lodare;
quando sono
scoraggiato,
mandami qualcuno da
incoraggiare;
quando ho bisogno
della comprensione
degli altri, dammi
qualcuno che
ha bisogno della mia;
quando ho bisogno che
ci si occupi di me,
mandami qualcuno di
cui occuparmi;
quando penso solo a
me stesso, attira la mia
attenzione su
un’altra persona.
Rendici degni,
Signore,
di servire i nostri
fratelli
che in tutto il mondo
vivono poveri ed
affamati.
Da’ loro oggi, usando
le nostre mani,
il loro pane
quotidiano,
e da’ loro, per mezzo
del nostro amore
comprensivo, pace e
gioia.
Nessun commento:
Posta un commento