FINALITA’ EDUCATIVE
Interiorizzare che essere
fratelli non è solo questione di legami parentali, ma anche un gesto di
responsabilità che si manifesta nella cura dell’altro e nel perdono.
ATTIVITA’
Leggere il brano della Genesi che
parla della prima coppia di fratelli nella Bibbia: Genesi 4,8-9: 8Caino parlò
al fratello Abele. Mentre erano in campagna, Caino alzò la mano contro il
fratello Abele e lo uccise. 9Allora il Signore disse a Caino: «Dov'è Abele, tuo
fratello?». Egli rispose: «Non lo so. Sono forse io il custode di mio
fratello?». Essere fratelli invoca in ognuno di noi un forte senso di
responsabilità e cura, di amore verso l’altro che donerà ad ognuno il senso
vero della famiglia. Essere fratelli non è solo un legame di sangue ma di
reciproca fiducia, impegno, rispetto, condivisione, servizio, fatica, sollievo,
perdono, ecc..
BRAINSTORMING
Cominciare l’attività, dopo la
breve introduzione al tema, con un brainstorming sulle tre parole chiave che
caratterizzeranno le attività formative.
Che cosa significa essere fratelli? (tempesta di parole in un unico
sostantivo da annotare su un cartellone o su una lavagna)
Che cosa significa responsabilità? (tempesta di parole in un unico sostantivo
da annotare su un cartellone o su una lavagna)
Che cosa significa perdono? (tempesta di parole in un unico
sostantivo da annotare su un cartellone o su una lavagna)
Osservare e comparare le parole
scritte sui tre cartelloni così da individuarne punti comuni su cui fare una
breve discussione e condivisione con gli adolescenti.
RIFLETTIAMOCI
Riprendendo il testo di Gen 4 per
intero, avviare un confronto sul tema dell’essere fratelli in famiglia (e per
chi non ne ha allargando la tematica al senso di fratellanza fra le persone)
·
Sono, mi
sento, il custode del fratello che mi è stato affidato?Se no, cosa posso fare
per migliorarmi?
·
Quante
volte preferisco abbandonare il ruolo di custode perché mi costa troppo?
·
Quali
sentimenti primeggiano nella mia esperienza tra fratelli?Ho fatto esperienza di
disaccordi profondi, di odio, di vendetta?
·
Quanto è
importante il perdono tra fratelli?
·
Quando ho
perdonato l’ultima volta? E quando mi sono sentito perdonato oppure ho chiesto
di esserlo?
GIUSEPPE E I SUOI FRATELLI di Gianfranco Ravasi in Famiglia
Cristiana (20/04/2017)
«Giuseppe all’ età di diciassette anni
pascolava il gregge con i suoi fratelli....Giuseppe riferì al padre di
chiacchiere maligne su di loro. Giacobbe amava Giuseppe più di tutti i suoi
figli» (Genesi 37,2-3). Inizia così la storia piena di avventure e colpi di
scena di questo figlio che il patriarca biblico aveva avuto dalla moglie più
amata, Rachele, la quale gli aveva dato un altro figlio a lui carissimo,
Beniamino. Questa storia – che va letta integralmente nei capitoli 37-50 della
Genesi – è così riassunta dal libro biblico della Sapienza: «[La Sapienza
divina] non abbandonò il giusto venduto, ma lo liberòdal peccato. Scese con lui
nella prigione, non lo abbandonò mentre era in catene finché gli procurò uno
scettro regale e l’ autorità su coloro che dominavano sopra di lui; mostrò che
i suoi accusatori erano bugiardi e gli diede una gloria eterna» (10,13-14). La
straordinaria avventura di questo pastorello che amava i sogni e li sapeva
decifrare, odiato dai fratelli e asceso fino alla carica di gran vizir d’
Egitto, è stata rielaborata nell’ imponente Giuseppe e i suoi fratelli che lo
scrittore tedesco Thomas Mann com pose tra il 1933 e il 1943, un’ opera
fluviale che coinvolge storia e teologia, politica ed etica, natura e spirito.
Non possiamo riassumere la trama dell’ affascinante racconto biblico. Ci
fermeremo solo su tre snodi del testo. Il primo è lo scontro, non raro, tra
fratelli (si pensi a Caino e Abele): i figli di Giacobbe odiano talmente il
loro fratello da pensare, prima, alla sua eliminazione fisica per ripiegare,
poi, sulla sua vendita come schiavo. A questo aggiungono, però, una ulteriore
crudeltà: intingendo la veste del ragazzo nel sangue di una bestia, fanno credere
al padre Giacobbe che suo figlio sia stato vittima di una belva della steppa.
Effettivamente era stato l’ odio fraterno a sbranare il giovane ed essi si
erano comportati da bestie feroci. La seconda scena è quella che esalta la
moralità di Giuseppe, il quale era «bello di forme e avvenente di aspetto».
Era, così, divenuto oggetto delle voglie della moglie di Potifar, un alto
funzionario egiziano presso cui lavorava come domestico. Si legga la narrazione
dell’ assalto sessuale da parte di quella donna e della resistenza severa di
Giuseppe nel capitolo 39 della Genesi (vv. 7 -20). Si fa strada, così, non solo
la fisionomia etica del giovane ma anche la paradossale via con la quale il
Signore lo salverà e lo glorificherà, facendolo passare attraverso le prove più
aspre. È ciò che lo stesso Giuseppe espliciterà quando nella scena finale,
giunto al vertice del potere in Egitto, di fronte ai suoi fratelli umiliati
dalla necessità e incapaci di riconoscerlo, si svelerà e non punterà l’ indice
contro di loro.
Anzi, le sue parole non sono solo
di perdono ma diventano una lezione di teologia sulla provvidenza divina che
guida la storia: «Dio mi ha mandato qui prima di voi, per assicurare a voi la
sopravvivenza nella terra e per farvi vivere per una grande liberazione. Quindi
non siete stati voi a mandarmi qui, ma Dio» (45,7-8). Infine, ecco il terzo
elemento che raccorda Giuseppe al fratello Beniamino. Giuseppe lo vuole con sé
in Egitto (42,15-20); i fratelli che ancora ignorano la vera identità di quel
viceré egiziano sono pronti a offrire sé stessi in cambio e questo diventa il
segno della loro conversione, essi che prima non avevano esitato a vendere il
fratello (45,18- 34). Una storia esemplare, quindi, dove il male e il bene s’
intrecciano e alla fine brilla l’ amore. Come commentava sant’ Ambrogio: «Che
am ore fraterno, che dolce paternità in Giuseppe: scusare anche il delitto di
fratricidio dicendolo strumento della divina provvidenza e non dell’ umana
empietà!».
VIDEO
È possibile far conoscere la
storia di Giuseppe anche attraverso la visione di un film o di alcuni spezzoni.
Giuseppe venduto dai fratelli (film biblico 1960)
Giuseppe il re dei sogni—
Incontro con i fratelli e il padre
Cosa ci insegna la vicenda di Giuseppe?
Quale cammino siamo chiamati a fare come fratelli?
ESSERE FRATELLI IN
AMORIS LAETITIA, 194-195
Essere fratelli 194. La relazione
tra i fratelli si approfondisce con il passare del tempo, e «il legame di
fraternità che si forma in famiglia tra i figli, se avviene in un clima di
educazione all’apertura agli altri, è la grande scuola di libertà e di pace. In
famiglia, tra fratelli si impara la convivenza umana […]. Forse non sempre ne
siamo consapevoli, ma è proprio la famiglia che introduce la fraternità nel
mondo! A partire da questa prima esperienza di fraternità, nutrita dagli
affetti e dall’educazione familiare, lo stile della fraternità si irradia come
una promessa sull’intera società».[220] 195. Crescere tra fratelli offre la
bella esperienza di una cura reciproca, di aiutare e di essere aiutati. Perciò
«la fraternità in famiglia risplende in modo speciale quando vediamo la
premura, la pazienza, l’affetto di cui vengono circondati il fratellino o la
sorellina più deboli, malati, o portatori di handicap».[221] Bisogna
riconoscere che «avere un fratello, una sorella che ti vuole bene è
un’esperienza forte, impagabile, insostituibile»,[222] però occorre insegnare
con pazienza ai figli a trattarsi da fratelli. Tale tirocinio, a volte
faticoso, è una vera scuola di socialità. In alcuni Paesi esiste una forte
tendenza ad avere un solo figlio, per cui l’esperienza di essere fratello
comincia ad essere poco comune. Nel caso in cui non sia stato possibile avere
più di un figlio, si dovrà trovare il modo di far sì che il bambino non cresca
solo o isolato.
L’esperienza di essere fratelli ci introduce alla fraternità nel
mondo: cosa significa e come lo sperimentiamo?
ATTIVITA’
IL TELEFONO DELLE EMOZIONI
Ai ragazzi verranno fornite degli
smile che esprimono delle emozioni/azioni che i ragazzi dovranno mimare uno ad
uno di fronte ad ogni partecipante, esprimendo qual è l’emozione che ciascuno
prova per l’altro. Un’occasione per esprimere cosa significa sentirsi fratelli
all’interno del gruppo. Un modo utile anche per gli animatori per chiarire
eventuali dissapori tra gli adolescenti, chiarendo il concetto di appartenenza,
fratellanza e perdono. L’animatore dovrà gestire e condividere eventuali
emozioni negative al fine di risolverle. Gli smile possono esprimere le
seguenti emozioni: Arrabbiato, Titubante, Felice, Richiesta di Perdono, Offerta
di Riconciliazione.
Al termine del gioco i ragazzi si
confronteranno seguendo i seguenti punti di riflessione: “Siamo fratelli!”
1. Ti rivedi nel percorso?
2. Come ti sei sentito?
3. Quali emozioni sono più
faticose da esprimere?
4. Quali ti fanno sentire
maggiormente “fratello”?
SPUNTI PER LA VERIFICA
Per la verifica i ragazzi
potranno scrivere sul cartellone il loro pensiero di riconciliazione con il
proprio fratello.
MIO FRATELLO di Tiziano Ferro
Il protagonista ha voluto
dedicare la canzone a un componente della sua famiglia: il fratello.
Il fratello e il protagonista si
assomigliano molto, ma come tutti cambia spesso umore. O meglio spesso è il
protagonista stesso a cambiare e a dar la colpa al fratello (mio fratello mi
assomiglia molto, somiglia a un gatto che somiglia a un orso).
Sono simili ma molto diversi e
lui reputa strano il fratello, ma magari quello strano è lui stesso e non so ne
rende conto. Ride quando, secondo lui, non ce n’è motivo ma magari il motivo
c’è ed è lui a non capirlo (mio fratello è tutto un paradosso, ride quando non
riderei o non ce n’è niente. Niente da ridere e io mi chiedo perché, perché…).
Il fratello vuole sapere cos’ha
quando magari lo vede giù o altro, a cosa sta pensando. Ma il protagonista non
glielo vuole dire (mio fratello si chiede sempre cosa penso, e io lo so… Ma
testardo non lo ammetto).
Come tutti, anche suo fratello ha
avuto paura e ancora non gli è passata (mio fratello ha avuto paura, ma qual è
la cura? La cura qual è? Ricordi, ricordi, ricordi. Ricordi che fanno paura,
ricordi quando mi hai sorpreso col primo sorriso?). Si sente in colpa perché è
felice, forse perché vede gli altri tristi e si sente troppo fortunato (mio
fratello ha dubbi sulla sua felicità, colpevole non sei se non lo sai). Come
tutti i fratelli, hanno dei battibecchi e vorrebbero non vedersi più. Ma poi,
se sono lontani, soffrono e vogliono tornare insieme (mio fratello sta lontano
e gli manco, ma poi ritorna e lo stanco). Sembra quasi si vergogni del
fratello, che abbia combinato qualche guaio. Infatti mai prima si era
vergognato di pronunciare il suo nome, ora invece lo fa a bassa voce (mio
fratello l’ho visto sul giornale, sorrideva ma io, io lo so che stava male. Mio
fratello, lo dico piano piano. Piano non l’ho detto mai, mio fratello si
chiama…).
E TU CHE CANZONE DEDICHERESTI A TUO FRATELLO/SORELLA?
La famiglia Bèlier (2014) La protagonista è Paula, sedici anni, ed
è l’unica a sentire della sua famiglia, composta esclusivamente da persone non
udenti. La ragazza è l’unica che riesce a fare da interprete per suo fratello e
i suoi genitori con il resto della popolazione. Ma ad un certo punto dovrà
decidere se lasciarli per seguire il suo sogno o restare con loro a lavorare
nella loro fattoria in Normandia.
Fratelli Unici (2014) Pietro e Francesco sono fratelli opposti di
natura. Il primo è un medico carrierista che si è appena lasciato alle spalle
moglie e figlia, mentre il secondo è uno stuntman squattrinato e sciupafemmine.
Quando Pietro, a causa di un incidente, perde la memoria e regredisce al
livello di un bambino, sarà Francesco a doversene prendere cura. I due fratelli
sono così di nuovo costretti a passare parecchio tempo insieme. Song one (2014) La protagonista,
un’archeologa che sta lavorando ad uno scavo in Marocco, è costretta a tornare
negli Stati Uniti per accudire il fratello, vittima di un incidente. Sarà proprio
l’amore che ha per lui a farla innamorare di una rock star, il musicista
preferito di suo fratello.
La custode di mia sorella (2009) Romanzo di Jodi Picoult, è un film
che parla del valore della vita, dei legami famigliari, di amore e di egoismo.
Anna è una ragazzina di tredici anni, più piccola di tre fratelli, concepita
appositamente dai suoi genitori perché possa essere una donatrice di midollo
per la sorella maggiore Kate, malata di leucemia.
SEGNO
Frase da stampare e consegnare
agli adolescenti a conclusione dell’incontro: “L’amore è responsabilità di un
io per un tu. Una nuova concreta esperienza del mondo ti è posta fra le
braccia. Un bambino ti ha preso la mano? Tu sei responsabile del suo contatto.
Una moltitudine umana si muover attorno a te? Tu sei responsabile delle sue
necessità.”
PREGHIERA
Grazie Padre, per averci donato dei fratelli e delle sorelle.
Grazie Padre, per averci donato dei fratelli e delle sorelle.
Grazie Padre, per ….
(ciascun adolescente dice ad alta voce i
nomi dei propri
fratelli e/o sorelle).
Grazie Padre, perché
non vuoi che ci sentiamo soli.
Grazie Padre, perché
anche al di fuori della nostra famiglia tu
ci doni dei fratelli
da custodire.
Grazie Padre, perché
ci fai sentire custoditi da altri fratelli.
Grazie Padre, perché
ci hai resi, in Gesù, tutti fratelli.
Grazie Padre, perché
vuoi che insieme costruiamo un mondo
nel quale tutti
possano sentirsi fratelli.
Grazie Padre, perché
lassù non ci saranno più differenze
e
divisioni ma solo una fratellanza universale ed eterna
Nessun commento:
Posta un commento